sabato 3 aprile 2021

Una nota congiunta delle associazioni di protezione ambientale al Governo Draghi

 

 

Dieci associazioni di protezione ambientale chiedono al Governo Draghi

di "resistere alle pressioni politiche e delle imprese interessate

alla costruzione dell’opera" che vogliono il rilancio del progetto del

ponte sullo Stretto di Messina (abbandonato nel 2013) e alla richiesta

che l’intervento venga inserito nel PNRR.

Le associazioni intervengono, anche, a sostegno della posizione del

Ministro delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibile Enrico

Giovannini che sta valutando le alternative sull’attraversamento dello

Stretto sino all’opzione zero.

L’argomentata lettera è stata inviata, oltre che al Ministro

Giovannini, al Presidente del Consiglio Mario Draghi e al Ministro

della Transizione Ecologica Roberto Cingolani da FAI - Fondo Ambiente

Italiano, Federazione Pro Natura, Greenpeace Italia, Italia Nostra,

Kyoto Club, Legambiente, Lipu - Birdlife Italia, TCI - Touring Club

Italiano, T&E - Transport & Environment, WWF Italia. Quattro le

motivazioni di carattere giuridico, economico-finanziario, tecnico,

ambientale sostenute dalle associazioni.

 

Valutazioni delle alternative e PNRR – Le associazioni condividono la

posizione assunta dal ministro Giovannini a metà marzo che, a quanto

risulta, ha chiesto alla Commissione, costituita dalla Ministra De

Micheli nell’agosto 2020 sull’attraversamento stabile dello Stretto di

Messina, di produrre approfondimento anche sull’opzione zero,

valutando anche l’alternativa alla costruzione del ponte costituita

dal potenziamento dei servizi traghetti, porti e stazioni ferroviarie.

Approfondimento che fa escludere che la proposta possa essere inserita

tra i progetti del PNRR che devono essere definiti entro il prossimo

aprile, secondo gli standard e il grado di dettaglio richiesti dalle

Linee Guida e dal Regolamento per la redazione dei PNRR e nel rispetto

del principio “no significant harm” (nessun danno significativo).

 

L’abbandono del progetto del 2010 - Le associazioni ricordano al

Governo, a proposito del rilancio del progetto del 2010 del General

Contractor Eurolink (capeggiato da Impregilo), avvenuto a metà marzo,

da parte del Webuild (società composta da Impregilo-Salini e da

Astaldi) di un ponte sospeso ad unica campata della lunghezza di 3.300

metri, sostenuto da torri alte 400 metri. E sottolineano che quella

proposta fu abbandonata dopo che il GC Eurolink non produsse, entro il

termine dell’1/3/2013 stabilito dall’allora Governo Monti, gli

approfondimenti economico-finanziari e tecnici richiesti, recedendo

dal contratto con la concessionaria Stretto di Messina SpA, portando

il Governo allora in carica ad abbandonare il progetto e all’avvio

della procedura di liquidazione di SdM SpA.

 

I problemi irrisolti del progetto del 2010 – Le associazioni osservano

che già nel 2010 il progetto del ponte aveva un costo stimato al

ribasso di 7.5 – 9 miliardi di euro, che però non considerava le 35

prescrizioni di carattere tecnico e ambientale allora richieste nel

parere di Valutazione di Impatto ambientale e dal CIPE. Le modifiche

richieste erano sostanziali e in alcuni casi di una complessità senza

precedenti per un’opera di queste dimensioni, da realizzare in una

delle aree più delicate da un punto di vista del rischio sismico e

idrogeologico. Dalle carte del progetto definitivo del 2010 emergeva

che: a) il ponte a regime sarebbe stato in perdita, per ammissione

degli stessi progettisti perché il traffico ferroviario era

assolutamente insufficiente e quello stradale stimato era solo l’11%

rispetto alla capacità complessiva dell’infrastruttura, con il rischio

che i pendolari (la stragrande maggioranza degli utenti) fossero

applicati pedaggi altissimi; b) il ponte ad unica campata sarebbe

sorto in una delle aree a maggiore rischio sismico del Mediterraneo

(come ricordato dal devastante terremoto del 1908 che rase al suolo

Messina e Reggio Calabria) e tra le più dinamiche al mondo dal punto

di vista geologico per l’incontro-scontro tra la placca africana e

quella europea; c) con  scavi per un ammontare di 6.800.000 metri

cubi, che avrebbero inciso sul delicato equilibrio territoriale dei

versanti calabrese e siciliano; d) non tenendo conto che l’opera

sarebbe dovuta sorgere in una delle aree a più alta biodiversità del

Mediterraneo, dove sono localizzati ben 12 siti delle Rete Natura

2000, tutelati dall’Europa ai sensi delle Direttive Habitat e Uccelli.

Lavorare subito per le alternative e per migliorare i servizi -  Le

associazioni chiedono al Governo un confronto per individuare gli

interventi veramente necessari per migliorare la logistica e le reti

ferroviarie e stradali siciliane e calabresi, ricordando come in

questi anni i servizi forniti dai traghetti e dalle ferrovie siano

stati ridotti e come ci sia bisogno di interventi urgenti su

infrastrutture che devono essere messe in sicurezza e adeguate (per

carenze nella progettazione ed esecuzione dei lavori o per scarsa

manutenzione), pensando nel contempo a velocizzare le relazioni e a

favorire l’intermodalità a vantaggio di residenti e turisti.

Le Associazioni concludono la loro lettera, facendo notare al Governo

che, nel momento in cui l’Italia è la maggiore beneficiaria in Europa

dei fondi messi a disposizione dall’Europa con lo strumento Next

Generationi EU, si debba mantenere saldo l’orientamento a presentare

progetti credibili e cantierabili, respingendo ogni forzatura per

proposte come quella del ponte sullo Stretto di Messina, non

sufficientemente motivate, che non passerebbero il vaglio dell’Europa.

 

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