martedì 27 aprile 2021

Babaco, la startup della frutta e verdura "brutta ma buona" sta raccogliendo 2 milioni e punta a espandersi anche all'estero - Raffaele Ricciardi

 

Prendete una carota un po' storta, un peperone ammaccato, una mela troppo piccola e con 'difetti di buccia'. Tutti prodotti buoni, sia chiaro: qualcuno è anche un presidio Slow-Food, a garanzia della sua qualità. "Peccato che per motivi estetici rischino di essere sprecati: si calcola che ogni giorno sia questo il destino del 14% dei prodotti ortofrutticoli". Da questo dato, Francesco Giberti, classe 1987, è partito con Luca Masseretti per lanciare, in piena pandemia, Babaco Market. E ora, dopo il rodaggio dei primi mesi e la successiva affermazione su Milano e dintorni, mette nel mirino lo sviluppo in altri capoluoghi e - perché no? - guarda all'estero. Forte di un giro di finanziamenti fino a 2 milioni che sta finendo di raccogliere, con il supporto - tra gli altri - di un lanciatore seriale di startup.

La giovane società, nata nel maggio scorso, recupera questa frutta e verdura "brutta ma buona", la confeziona in box da 6 o 10 chili l'una (senza plastica e con il QR code, da scansionare con lo smartphone, per sapere la storia di ogni pezzo contenuto) e la consegna settimanalmente a casa degli utenti abbonati. Questi, dunque, non sanno cosa ci sarà di volta in volta nella scatola, ma hanno la certezza di avere prodotti di qualità con un occhio all'ambiente: nel 2020, Babaco dichiara di avere "salvato" 40 tonnellate di ortaggi e frutti, cui si sommano altre 70 tonnellate di quest'anno.

Considerando che la box più piccola costa 19 euro, ne viene un prezzo medio di poco più di 3 euro al chilo. A ben vedere, nonostante sia cibo che rischiava di esser sprecato, non si può dire che sia più conveniente (per gli utenti) di un banco frutta e verdura della grande distribuzione. "Non vogliamo approfittare di un problema del produttore, ma riconoscergli un prezzo etico - chiarisce Giberti - D'altra parte, per la carota storta ha messo lo stesso impegno di quella dritta. Inoltre, considerando la qualità dei prodotti, se ci confrontiamo con un livello più 'alto' d'offerta il prezzo è competitivo". Oggi i produttori nella rete di Babaco, sparsi in tutta Italia, sono una novantina. Inizialmente hanno 'aiutato' la startup a partire, dandole credito nonostante gli ordini iniziali fossero piccoli. Ma visto il successo, ora sono ben contenti di avere trovato un canale di vendita dalle prospettive interessanti.

Babaco ha messo il suo magazzino vicino all'Ortomercato, comodo per ricevere le consegne dagli agricoltori, preparare le box e ridistribuirle. La logistica è affidata all'esterno: "Su Milano, già oltre la metà delle consegne avviene con bici cargo o messi elettrici, nell'hinterland è ancora impossibile. Certo non usiamo i rider sfruttati", dice Giberti. Gli affari sono cresciuti in poco tempo, cavalcando senz'altro il trend pandemico della spesa a domicilio che ha fatto la fortuna di altre realtà, quali Cortilia: Babaco è arrivata a 4 mila consegne al mese per 1.700 utenti abbonati (in alcuni casi, optano per l'invio bi-settimanale). Nel team ci sono 13 persone a tempo pieno, alcune delle quali reclutate dall'altra realtà dedicata alla lotta allo spreco, questa volta nei supermercati, lanciata da Giberti: Myfoody.

Oltre al capoluogo, Babaco serve l'hinterland di Nordest, arrivando fino a Monza e Brianza, e si prepara a coprire la cinta che si spinge a Varese. Ma i piani d'espansione sono ben più ambiziosi. Babaco è stata premiata nel progetto "StartupPerMilano" della Digital Week, con altre due giovani società: ArtUpp che si occupa di arte diffusa e tecnologica in città; e Phononic Vibes che lavora sui pannelli per la riduzione del rumore. L'iniziativa è stata promossa da B Heroes, l'ecosistema di supporto alle startup lanciato da Fabio Cannavale (imprenditore seriale che ha nel carnet, per dire, Lastminute.com e la stessa Cortilia, ora nell'orbita del patron di Diesel, Renzo Rosso), con la Presidenza del Consiglio Comunale di Milano ed Endeavor Italia.

Proprio B Holding, il braccio d'investimento di Cannavale, ha deciso di scommettere 100 mila euro suBabaco, nell'ambito di un finanziamento di 1,5-2 milioni di euro in equity da investitori privati e business angels, che Giberti sta chiudendo in queste settimane. "Nella call abbiamo analizzato oltre 50 idee, a dimostrazione che in città ci sono progetti di giovani che meritano attenzione e hanno bisogno di supporto", racconta Cannavale. "Abbiamo deciso di investire su Babaco perché pensiamo abbia le migliori possibilità d'impatto e di scalabilità del modello". In effetti, con i fondi che sta raccogliendo Giberti ha già in agenda l'apertura a Torino, Bologna, Bergamo e Brescia, ma pensa anche all'estero.

Quanto alla possibilità che l'innovazione in chiave sostenibile giochi un ruolo importante nella ripartenza di Milano, che è già per distacco la capitale delle startup italiane, Cannavale dice: "Ci credo molto. A Milano c'è storicamente una borghesia imprenditoriale attenta ai temi sociali. E l'accoglienza che i milanesi hanno dato ai servizi della mobilità in sharing, solo per citare un caso, dicono quanto ci sia fame di questo genere di proposta. Anche a costo di spendere qualcosa in più: non è su questo che risparmia la maggioranza delle famiglie".

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