venerdì 30 aprile 2021

Come non si deve agire per contrastare la pandemia di coronavirus Covid-19 - Grig

 

 

Quanto accaduto in Sardegna fra marzo e aprile 2021 dovrebbe esser di lezione su che cosa non si deve fare per contrastare la pandemia di coronavirus Covid-19.

Da unica regione in “zona bianca”, con una gestione sanitaria schizofrenica e deficitaria, a unica regione in “zona rossa” (ordinanza Ministero salute del 23 aprile 2021).

Nel mentre, la Giunta regionale a guida indipendentista d’obbedienza leghista, incapace ad affrontare efficacemente la pandemia, continua a occuparsi del più greve clientelismo, in un clima di gravissima disobbedienza prandiale di troppi esponenti del ceto dirigente regionale, meritevole degli opportuni accertamenti da parte della magistratura.

Certo, non è un caso isolato, basti pensare alla nota malagestione lombarda.

Comunque, così non si deve agire.

E bisognerebbe imparare dagli errori, una volta per tutte.

Stefano DeliperiGruppo d’Intervento Giuridico odv

 

 

da Il Corriere della Sera25 aprile 2021


Da zona bianca a rossa in 40 giorni: nell’isola si è passati da 40 a 444 casi. «Ecco cosa succede se si riapre troppo presto». (Alberto Pinna)

Le settimane bianche hanno messo in ginocchio la Sardegna, unica «zona franca» e libera da Covid in Italia per 20 giorni e ora unica regione rossa, con il rischio di rimanerci fino al 10 maggio. E stavolta nessuno può scaricare le colpe sugli «untori» venuti dal mare, come fu nella folle estate 2020 quando un pugno di vacanzieri con licenza di far gregge in discoteca portò il virus e al rientro lo diffuse anche nella Penisola. Stavolta virologi, epidemiologi, infettivologi tutti d’accordo: «È un esempio di ciò che può accadere ovunque, se si riapre quando i dati lo sconsigliano». Sergio Babudieri, direttore di malattie infettive dell’Azienda Ospedaliera Universitaria di Sassari, dice di più: «La Sardegna è la dimostrazione, scientificamente inequivocabile, che quando si riapre, per la gente è come un cessato allarme, molti non rispettano le regole. Il mio reparto è al limite e gran parte dei ricoverati non sono anziani».

 

La parabola

La parabola dell’isola: 1 marzo bianca, 22 marzo arancione, 12 aprile rossa. I numeri: da 40 contagi/giorno a febbraio a 444 il 31 marzo, a una media oltre i 300 al giorno nell’ultima settimana, con uno spiraglio: Rt in calo, da 1,54 a 0,97. Ma ben 157 focolai, 132 positivi ogni 100 mila abitanti (erano 29 in zona bianca), vaccini ancora indietro, per quanto gli 11 mila di media negli ultimi giorni non siano lontani dai 17 mila, obiettivo per fine aprile del generale Figliuolo. I numeri non sono tutto. Insiste Babudieri: «Il calo che ha consentito la zona bianca era conseguenza dei comportamenti virtuosi nelle vacanze di Natale. Dopo l’ondata di novembre, la gente ha avuto paura. Il mio reparto si è svuotato. Poi con la zona bianca, liberi tutti. Noi eravamo preoccupati e insieme con i colleghi volevamo fare una provocazione, andare in un bar con tute bianche e maschere, per ricordare: il pericolo non é passato. Lo avessimo fatto… Il 21 marzo 5 ricoveri in un giorno». E poi arriva lo sfogo: «Non voglio insultare nessuno, ma come definire certi comportamenti: stupidità? Immaturità? Noi medici vediamo i malati morire soffocati, ma quando avvertiamo che non è prudente riaprire si grida al golpe dei camici bianchi».

 

Al supermercato

Non parlano di stupidità il governatore Christian Solinas e l’assessore alla Sanità Mario Nieddu, ma concordano su «atteggiamenti irresponsabili. Il virus cammina sulle gambe delle persone. Dipende tutto da noi» (sardi). «C’è stato un calo di attenzione, un sentimento errato di liberazione dal virus mentre arrivava la variante inglese». Liberazione? A Bono (Goceano) il sindaco è stato costretto in pochi giorni a ordinare due volte la zona rossa: quando ha allentato le restrizioni, giovani e vecchi hanno riaffollato i bar. A Olbia con 600 positivi avrebbero dovuto esserci almeno 2 mila persone in isolamento volontario, invece ne risultavano meno di 300: gli altri «liberi» di contagiare. A Sassari un medico ha visto in un supermarket un suo paziente positivo e lo ha fatto chiamare: «Il signore che è positivo si presenti al box informazioni…». Si sono presentate sette persone. A Cagliari il primo fine settimana bianco migliaia in movida. E in un b&b dell’Ogliastra irruzione dei carabinieri, 18 minorenni festeggiavano con alcol, uno ha dovuto essere ricoverato in ospedale. Fra stupidità e farsa il pranzo in un hotel termale a Sàrdara, 40 tra alti dirigenti regionali, manager pubblici e della sanità, qualche politico di secondo piano. All’arrivo della Finanza, fuga generale: chi si rifugia in bagno, chi scavalca la finestra e si nasconde in un bosco e chi si barrica in camera. Verbale, 20 sanzioni, inchiesta della magistratura, incredibili dichiarazioni: «Io non c’ero… anzi c’ero». «Dormivo». «Capitato là per caso, ho salutato un amico». «Convocato: riunione di lavoro». Anche un sussulto di dignità («C’ero e chiedo scusa») e 5 dimissioni «spontanee». Non quelle del capo delle Guardie forestali (corpo di polizia regionale che controlla gli arrivi in porti e aeroporti): avrebbe dovuto, lui, sanzionare i presenti e invece se l’è cavata così: «Mi sono affacciato nella sala — ha detto Antonio Casula —, ho mangiato un panino e sono andato via».

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