mercoledì 9 dicembre 2020

Sulla tutela dei beni culturali e paesaggistici - Alfonso Stiglitz

Pubblichiamo un parere dell’archeologo Alfonso Stiglitz, che apprezziamo e condividiamo come Aladin Pensiero e Manifesto sardo, sulla mozione presentata da alcuni consiglieri regionali, volta a ottenere il conferimento alla Regione in via esclusiva della tutela e valorizzazione dei beni archeologici, in sostanza l’istituzione di una “Soprintendenza specialistica a tutela dei beni culturali e paesaggistici” che amplierebbe le già consistenti competenze regionali in materia, con importanti ripercussioni su tutto il sistema di salvaguardia e valorizzazione degli stessi beni.

 

«Timeo Danaos et dona ferentes» avrebbe detto Laocoonte, secondo Virgilio, ai suoi concittadini troiani, davanti al dono del famoso cavallo. Non fu ascoltato… Erano saggi gli antichi e si ponevano il problema dei portatori di doni.
E anche noi, nel nostro piccolo, quando ci portano un dono siamo portati a chiederci chi sono, oggi, i Danai, i portatori di doni. La prima cosa che balza agli occhi è la composizione del gruppo dei promotori della mozione:
MULA (Francesco Paolo – Psd’az [già Riformatore]) – GIAGONI (Dario – Lega Salvini) – COCCIU (Angelo – Forza Italia) – SALARIS (Aldo – Riformatori) – SECHI (Gian Filippo – UDC) – MURA (Francesco – Fratelli d’Italia) – CAREDDA (Roberto – Misto).
Sono esattamente gli stessi consiglieri che a maggio hanno depositato la proposta di legge (153/2020) recante le famose “norme di interpretazione autentica del Piano paesaggistico regionale”, un autentico grimaldello per smantellare il PPR e la sua tutela dei beni culturali e paesaggistici (in particolare identitari). Quindi gli stessi consiglieri, da una parte, vogliono creare una Soprintendenza specialistica a tutela dei beni (dotata di non si sa bene di quale potere effettivo) e dall’altra vogliono smantellare le tutele effettive ed efficaci esistenti.
Si può aggiungere che le tutele dei singoli beni sono individuate nei Piani Urbanistici Comunali attraverso un processo partecipativo che vede da una parte la Regione e la Soprintendenza e dall’altra i Comuni proponenti, i quali a loro volta approvano i piani e le relative tutele con i consigli comunali, che rappresentano i cittadini, preceduti da assemblee popolari. Questo è il vero obiettivo dei proponenti: eliminare le tutele certe per attivare tutele incerte con un ufficio (Soprintendenza regionale) sottoposto al potere dell’Assessore alla Cultura della Regione di turno (come già avviene in Sicilia) il quale potrebbe rimuovere (in Sicilia è avvenuto) il Soprintendente troppo zelante nel voler porre vincoli o fare rispettare quelli esistenti.
Nel merito, poi, gli estensori ricordano le competenze, non poche, che la Regione ha, nonché la legge 14/2006 (“Norme in materia di beni culturali, istituti e luoghi della cultura”). La domanda è: visto che gli estensori sono esponenti del governo della Regione perché non applicano quella legge e le altre norme esistenti. Cosa che si può fare ora, immediatamente, senza lunghi e incerti percorsi legislativi? Perché non creano dei fondi costanti nel Bilancio regionale per la tutela, per gli scavi, per la gestione delle strutture culturali al collasso; perché non affrontano l’annoso problema del migliaio di operatori che tengono in piedi tutto il sistema e che al 31 dicembre di ogni anno rischiano di perdere il posto di lavoro?
La risposta è, per me, abbastanza palese: lo smantellamento del PPR è semplice e immediato (purtroppo dobbiamo sperare nell’impugnazione da parte dello Stato, anche se nel frattempo qualche mega progetto potrebbe essere avviato): l’iter per la Soprintendenza regionale (molto più lungo e incerto) verrà brandito come foglia di fico: vedete quanto ci teniamo ai nostri beni? E i sardi contenti (casettina in riva al mare e petto gonfio dell’orgoglio sardo della vera unica Civiltà antica).
Non so se abbiate capito che se in astratto non sarei contrario, nel concreto è un’operazione pericolosa. Personalmente vorrei che la tutela fosse slegata dal potere politico (la famosa separazione dei poteri tra legislatore e gestore) e la vedrei come una funzione federale in uno Stato federalistico: la vedrei bene come potere europeo, anche per sottrarla alle grinfie dei Ministri, come Franceschini, demolitori della funzione di tutela a favore della ‘valorizzazione’.

P.S.
Uno degli estensori, Francesco Paolo Mula, oggi del Psd’az, fu promotore (quando apparteneva ai riformatori) nella XIV della famosa proposta di legge, 185/2010: “Legge per la Sardegna: Nuraghe e il mito di Atlante”, che voleva finanziare con 10 milioni di euro dal 2011 le ricerche su atlantide attraverso la creazione di un istituto denominato (Nur.at) con relativo direttore generale. Giusto per capirci.

da qui

Nessun commento:

Posta un commento