Survival risponde alle domande più frequenti sulle tribù incontattate del mondo.
Esistono tribù “sconosciute” o “perdute”?
No, si tratta solo di mero sensazionalismo. È estremamente improbabile che esistano tribù la cui esistenza sia completamente sconosciuta a qualcun altro.
Cosa si intende per “incontattate”?
Quando si parla di “tribù incontattate” ci si riferisce a gruppi umani che non hanno contatti pacifici con nessun membro delle culture o delle società dominanti. Nel mondo esistono circa 100 tribù incontattate.
Questo significa che non hanno contatti con nessun altro in assoluto?
No, tutti i popoli hanno dei vicini, anche quando sono molti distanti, e sanno della loro esistenza. Nel caso delle tribù incontattate, questi vicini potrebbero essere i membri di un’altra tribù, con cui potrebbe avere o meno relazioni amichevoli.
Potrebbero aver avuto contatti in passato?
Probabilmente sì. Alcune tribù potrebbero essere state in contatto con la società colonialista in passato, magari nei secoli scorsi, e poi essersi ritirate per sfuggire alle violenze veicolate dal contatto. Alcuni gruppi facevano parte di popoli più grandi, da cui si sono separati durante la fuga.
Alcune tribù che oggi vivono solo di caccia e raccolta, in passato coltivavano gli orti. Potrebbero aver smesso di coltivare perché costretti alla fuga continua.
Continuano a vivere nello stesso modo in cui vivevano nei secoli passati?
Assolutamente no, nessuno di loro. Grazie al commercio inter-tribale, alcuni gruppi amazzonici hanno cominciato ad usare le armi prima di incontrare i non-Indiani. Moltissime tribù incontattate fanno uso di utensili di metallo trovati, rubati o scambiati con i loro vicini, da molti anni, se non addirittura da generazioni. I popoli incontattati delle Isole Andamane usano pezzi di metallo provenienti da vecchi relitti. La patata dolce, l’alimento principale delle tribù polinesiane da molto prima del loro contatto con gli Europei, proviene dal Sud America.
Esistono società “incontaminate” o “originali”?
Tutti i popoli cambiano nel tempo, costantemente e in tutte le epoche, e così anche le tribù incontattate. Survival non parla di tribù o culture “incontaminate”. Non sono arretrate né primitive. Semplicemente, vivono in modo diverso.
Da quanto tempo vivono là?
Generalmente i popoli tribali vivono sulle loro terre da molte generazioni, se non da millenni.
Alcuni sostengono che l’esistenza delle tribù incontattate sia una menzogna.
Alcuni “primi contatti” vengono messi in scena a beneficio dei turisti, ma esistono veramente tante tribù realmente incontattate, e se ne scoprono continuamente di nuove. Spesso sono sorprendentemente vicine a gruppi umani con cui sono state in contatto per decenni, o anche più a lungo.
Cosa pensa Survival dell’ingresso nei loro territori?
Survival ritiene che nessuno dovrebbe avvicinare tribù che non siano già in regolare contatto con gli esterni. È pericoloso per tutti. Rendiamo pubblica, a grandi linee, la loro posizione solo se e quando è necessario per proteggere le loro terre.
I Brasiliani usavano compiere spedizioni di “primo contatto”. Cosa ne pensa Survival?
Chi ha guidato tali spedizioni se né è pentito. Credeva che il contatto fosse necessario per salvare gli Indiani, ma spesso la tribù finiva con l’essere annientata in ogni caso. Oggi, l’opinione illuminata è quella che gli Indiani debbano essere lasciati soli e che lo sforzo debba concentrarsi sulla protezione del loro territorio.
Volare sulle loro terre non è comunque un tipo di contatto?
A volte è necessario farlo per verificare se si sono spostati altrove o se stanno subendo attacchi e invasioni. Può rivelarsi anche molto importante per richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica sulla loro situazione, e persino per dimostrarne l’esistenza. È necessario quando l’obiettivo è salvarle dalla distruzione, ma ovviamente, non si deve mai sorvolarle per piacere o turismo.
Ma il vedere gli aerei non condiziona la visione che le tribù hanno del mondo?
Le tribù incontattate vedono gli aerei passare sopra le loro terre da tanto tempo. L’idea che questo possa danneggiare la loro immagine di sé o le loro religioni è pura fantasia, basata sulla falsa supposizione che le loro culture siano fragili. L’esperienza dimostra che sono, in realtà, forti e capaci di adattarsi. A distruggere i popoli tribali non sono la vista o l’introduzione di oggetti esterni, bensì le violenze e le malattie che accompagnano l’invasione delle loro terre.
Come reagiscono ai sorvoli?
Si nascondono o mostrano ostilità. Ci fanno chiaramente capire che vogliono essere lasciati soli.
Forse si isolano perché non vedono i lati positivi del “nostro” stile di vita?
Se li conoscessero, forse si unirebbero a noi…
Se li conoscessero, forse si unirebbero a noi…
Non ne avrebbero l’opportunità. In realtà, il futuro che gli viene offerto è solo quello di entrare a far parte della nuova società al livello più basso possibile – spesso come mendicanti e prostitute. La storia dimostra che solitamente i popoli tribali precipitano in una condizione molto peggiore dopo il contatto, e spesso si tratta della morte.
Perché sono in pericolo?
Gli stranieri vogliono la loro terra o le sue risorse. Vogliono sfruttarne il legname o i minerali, costruire dighe e strade, aprire allevamenti, insediamenti di coloni e tanto altro. Di solito il contatto è violento e ostile, ma i sicari più infidi sono spesso malattie comuni da noi, come influenza e morbillo, verso cui i popoli incontattati non hanno immunità; spesso queste epidemie li uccidono.
Di cosa hanno bisogno?
Che le loro terre siano protette.
Non possiamo certo lasciarli soli per sempre!
Se l’alternativa è la loro distruzione, perché no? A chi spetta la scelta, a loro o a “noi”? Se un popolo vuole stabilire un contatto con una società più ampia, trova certamente il modo di farlo. Se pensiamo siano esseri umani, allora hanno anche dei diritti umani. Il problema è che è ancora molto diffusa l’opinione che si tratti di persone primitive e incapaci di decidere per se stesse.
Perché lottare tanto per la loro sopravvivenza?
Prima di tutto, perché sono i popoli più vulnerabili del pianeta. Se vogliamo difendere i diritti umani, dovremmo sicuramente preoccuparci di chi soffre le minacce più gravi.
Secondariamente, i loro stili di vita, le loro lingue, le loro conoscenze delle piante e degli animali del loro ambiente (incluse le piante medicinali), sono unici. Sanno cose che noi ignoriamo.
Infine, essendo i popoli “più diversi” dagli altri, contribuiscono in modo incalcolabile alla diversità della vita umana. Se la diversità è importante in ogni ambito, questa è certamente tra le più preziose.
Pensare di poterli salvare è solo utopistico romanticismo?
No, significa invece affermare il diritto dei popoli di decidere per loro stessi piuttosto che essere distrutti per mano di una società invadente. Nessuno può pensare che sia “romantico” opporsi al colonialismo, alla schiavitù, all’apartheid o alla morte.
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