giovedì 10 luglio 2014

Felix e il papa - Francesca Caprini

Incontro storico in Vaticano per un colpo d’occhio unico: un premio Nobel per la pace, un indigeno argentino – quasi due metri di altezza, i lunghi capelli bianchi sciolti sulle spalle, la casacca con i colori del suo popolo, i Qom – e un papa. Tre esponenti dei diritti umani – ognuno con la propria linea politica e spirituale – per un’udienza significativa.
Il papa è naturalmente il neoeletto Francesco, quello che viene “dalla fine del mondo” e sembra non dimenticare chi in quella fine del mondo ancora vive e combatte. Il Papa argentino, che la settimana scorsa ha accettato di incontrare due suoi insigni connazionali – Adolfo Perez Esquivel e il qarashe della Comunidad Originaria Qom, Félix Díaz, insieme alla moglie Amanda Asijak.

Felix Diaz è il referente della Cumbre de los Pueblos y Organizaciones indigena dell’Argentina, la piattaforma che riunisce gli aborigeni argentini. Accompagnato anche dal Reverendo Francisco Nazar, Vicario episcopale per le popolazioni originarie di Formosa, ha voluto incontrare il papa per denunciare le terribili sofferenze – e la formidabile resistenza – delle popolazioni originarie. Sfruttati, depredati, minacciati, assassinati: la tragedia degli indigeni, in Argentina come nella quasi totalità dell’America latina – con parziale eccezione per la Bolivia – continua da cinque secoli in un colpevole silenzio: cancellate le loro radici culturali, privati dei loro territori, discriminati fin dall’accesso ai servizi basici, gli indios stanno soccombendo in una guerra non ufficiale.

In Argentina si parla di almeno 700 comunità per circa 500.000 persone – ma la cifra è sottostimata. Impossibilitati ad accedere anche ai diritti che la riforma costituzionale del ’94 aveva loro riconosciuto – la titolazione delle terre, ad esempio – mapuche, guarnì, chiriguanos e le altre etnie aborigene vengono in Argentina ignorate più che da altre parti. E questo nonostante le parole della presidenta Cristina Fernández de Kirchner: “ Chiedo perdono alla popolazioni indigene per l’egoismo, le dimenticanze, l’avarizia”, diceva a Salta, appena eletta…
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