Incontro storico in Vaticano per un colpo d’occhio
unico: un premio Nobel per la pace, un indigeno argentino – quasi due metri di
altezza, i lunghi capelli bianchi sciolti sulle spalle, la casacca con i colori
del suo popolo, i Qom – e un papa. Tre esponenti dei diritti umani – ognuno con
la propria linea politica e spirituale – per un’udienza significativa.
Il papa è naturalmente il
neoeletto Francesco, quello che viene “dalla fine del mondo” e sembra non
dimenticare chi in quella fine del mondo ancora vive e combatte. Il Papa
argentino, che la settimana scorsa ha accettato di incontrare due suoi insigni
connazionali – Adolfo Perez Esquivel e il qarashe della Comunidad
Originaria Qom, Félix Díaz, insieme alla moglie Amanda Asijak.
Felix Diaz è il referente della Cumbre de los Pueblos y Organizaciones indigena dell’Argentina,
la piattaforma che riunisce gli aborigeni argentini. Accompagnato anche dal
Reverendo Francisco Nazar, Vicario episcopale per le popolazioni originarie di
Formosa, ha voluto incontrare il papa per denunciare le terribili sofferenze –
e la formidabile resistenza – delle popolazioni originarie. Sfruttati,
depredati, minacciati, assassinati: la tragedia degli indigeni, in Argentina
come nella quasi totalità dell’America latina – con parziale eccezione per la
Bolivia – continua da cinque secoli in un colpevole silenzio: cancellate le
loro radici culturali, privati dei loro territori, discriminati fin
dall’accesso ai servizi basici, gli indios stanno
soccombendo in una guerra non ufficiale.
In Argentina si parla di
almeno 700 comunità per circa 500.000 persone – ma la cifra è sottostimata.
Impossibilitati ad accedere anche ai diritti che la riforma costituzionale del
’94 aveva loro riconosciuto – la titolazione delle terre, ad esempio – mapuche,
guarnì, chiriguanos e le
altre etnie aborigene vengono in Argentina ignorate più che da altre parti. E
questo nonostante le
parole della presidenta Cristina Fernández de Kirchner: “ Chiedo perdono alla
popolazioni indigene per l’egoismo, le dimenticanze, l’avarizia”, diceva a
Salta, appena eletta…
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