“Todos los veranos los dedico a
filmar. Cada film es complementario con mi acción social y política. Ya no hay
salas para estrenar documentales, cada vez son menos y los distribuidores
nacionales han desaparecido. Hoy, por primera vez, estreno en las redes
sociales: La Guerra del Fracking, mi último documental. Gracias por compartir y
difundir.” (Fernando Pino Solanas)
Solanas ha scelto la via maestra
del documentario per raccontare la “sua” Argentina, conseguenza naturale di una
militanza politica che lo impegna in prima persona e di una scelta artistica
che fin dagli esordi vede il cinema come arma di “liberazione e conoscenza”. La
guerra del fracking è in realtà la terza parte di un progetto che possiamo
definire di denuncia “ambientalista”, cominciato con Oro Impuro (2009) e Oro
Nero (2011), lavori intitolati alla “Tierra sublevada”. Tre “racconti filmici”
che (come altri) mettono a nudo le contraddizioni socio politiche economiche
dell’Argentina contemporanea, un solco tracciato nella sua filmografica fin dal
2004 con Memoria del saqueo (Diario di un saccheggio, la storia argentina dalla
dittatuta militare di Videla alla caduta del governo di F. de la Rúa) e che a
oggi (con La guerra del fracking) si compone di ben sette parti distinte ma
collegate tra loro. Solanas prosegue così con il modello del film-saggio, in
cui si fondono i generi, alternando la cronaca dei fatti a momenti di
riflessione, i materiali d’archivio a ritratti dei protagonisti di ogni storia.
Insomma un’opera collettiva ancora una volta, in cui il regista si pone come
tramite tra i suoi protagonisti e lo spettatore nella convinzione che solo la
consapevolezza dell’attacco neo-liberista alla dignità delle persone e della
comunità consenta una risposta adeguata ed efficace. La visione del docu-film
che segue vale più di ogni altra parola.
Breve biografia
Fernando Ezequiel “Pino” Solanas cineasta argentino, artista poliedrico e uomo impegnato nel sociale e in politica è anche regista teatrale, musicista, attore, pubblicitario e creatore di storie per fumetti. Fondatore, assieme a Octavio Getino e Fernando Vallejo, del gruppo Cine-Liberation scrisse il manifesto Verso un Terzo Cinema, un’idea di un cinema politico, “terzo” rispetto al cinema holliwoodiano (il “primo cinema”) ed a quello artistico “d’autore” europeo (il “secondo”), che sostenesse la causa dei paesi vittime del neoliberismo e rendesse le pellicole “arma di liberazione”. Nel 2002 fondò dopo il default dell’Argentina il movimento politico “Proyecto Sur”, la cui proposta politica, economica, sociale e culturale “è basata sul rispetto della condizione umana ed ha come principi di base la difesa dell’ambiente e la proprietà pubblica delle risorse naturali come condizioni per il raggiungimento di una vera giustizia sociale e per la tutela della sovranità nazionale.” Dal 2003 ha firmato come regista una serie di documentari sul fallimento argentino e sulle emergenze ambientali del paese. Nel 2004 ha vinto l’Orso d’Oro alla carriera al Festival di Berlino.
Fernando Ezequiel “Pino” Solanas cineasta argentino, artista poliedrico e uomo impegnato nel sociale e in politica è anche regista teatrale, musicista, attore, pubblicitario e creatore di storie per fumetti. Fondatore, assieme a Octavio Getino e Fernando Vallejo, del gruppo Cine-Liberation scrisse il manifesto Verso un Terzo Cinema, un’idea di un cinema politico, “terzo” rispetto al cinema holliwoodiano (il “primo cinema”) ed a quello artistico “d’autore” europeo (il “secondo”), che sostenesse la causa dei paesi vittime del neoliberismo e rendesse le pellicole “arma di liberazione”. Nel 2002 fondò dopo il default dell’Argentina il movimento politico “Proyecto Sur”, la cui proposta politica, economica, sociale e culturale “è basata sul rispetto della condizione umana ed ha come principi di base la difesa dell’ambiente e la proprietà pubblica delle risorse naturali come condizioni per il raggiungimento di una vera giustizia sociale e per la tutela della sovranità nazionale.” Dal 2003 ha firmato come regista una serie di documentari sul fallimento argentino e sulle emergenze ambientali del paese. Nel 2004 ha vinto l’Orso d’Oro alla carriera al Festival di Berlino.
«Il kirchnerismo sta consumando la sua parabola. Una nuova
forza come la nostra può dire molto sui temi principali che interessano il
paese». Così dice al manifesto il cineasta e senatore argentino Pino Solanas.
Solanas è venuto in Italia per presentare al teatro Valle di Roma il suo ultimo
documentario «La guerra del fracking », invitato dall’associazione A Sud, una
delle realtà che promuovono la campagna no fracking. Oggi sarà a Taranto
nell’ambito del think Green festival, il festival del giornalismo ambientale e
della sostenibilità.
«La guerra del fracking » raccoglie le testimonianze degli
abitanti della zona del Neuquen, dove si trova il serbatoio di Vaca Muerta.
Voci che spiegano gli effetti inquinanti della tecnica non convenzionale di
estrazione del gas. Un metodo per frantumare la roccia usando fluidi pregni di
sostanze chimiche che vengono iniettati nel sottosuolo con forte pressione.
Solanas ha con sé il numero di giugno-luglio della rivista
Causa Sur, «pensar nuestra America». In copertina, lo si vede ritratto con papa
Bergoglio, che regge una maglietta con su scritto «No al fracking ». E ai danni
ambientali prodotti dall’«hydraulic fracturing» (letteralmente fratturazione
idraulica) è dedicata una lunga analisi dell’avvocato Felix Herrero, intitolata
«Fracturas y fracasos».
Causa sur è l’organo della vostra formazione politica,
Progetto Sur?
Non è una rivista di partito, ma vi partecipano i principali
compagni di Progetto sur. Una forza politica di centrosinistra che è
arrivata a costituire un fronte di otto partiti politici nella città di Buenos
Aires per partecipare alle legislative dell’anno scorso. Per la prima
volta abbiamo messo in funzione le primarie simultanee aperte, una legge
che esisteva ma non veniva utilizzata. Abbiamo costituito un fronte con
otto partiti politici dicendo: siamo l’unità nella diversità.
Un punto d’approdo ottenuto dopo aver lavorato insieme su
tanti progetti nell’ambito del Congresso e nella vita sociale e politica del
paese. Non abbiamo avuto la pretesa di essere d’accordo su tutto ma sui punti
fondamentali e sul dibattito interno. Così abbiamo ottenuto un grande successo,
perché abbiamo vinto le primarie e dopo due mesi alle legislative siamo
arrivati secondi, a tre punti dal vincitore, anche se le nostre finanze
costituivano il 10% di quelle del partito ufficiale che governa Buenos
Aires, di centrodestra, e del governo nazionale. Io sono stato eletto senatore
per la città di Buenos Aires e presidente della Commissione difesa dell’ambiente.
L’Argentina vive un momento difficile. Qual è la sua
opinione?
Si sta consumando la parabola del kirchnerismo. Il
governo è vittima dei grandi problemi strutturali che non ha saputo affrontare,
due punti su tutti: il problema energetico e la ricostruzione industriale,
delle ferrovie, dei trasporti eccetera, e il debito estero.
E’ un governo che ha alimentano una monumentale corruzione.
Un sistema organizzato per favorire società amiche che hanno speculato sulle
grandi opere pubbliche. Un sistema che si regge su una grande menzogna,
diventata pratica di governo: si sono falsificate le statistiche.
Un’inflazione del 25–30% è diventata in parlamento del 9–10%.
Questa politica di falsificazione ha fatto sì che il
cittadino perdesse fiducia nella moneta.
Molte organizzazioni di sinistra vi criticano, però,
per essere alleati con formazioni di destra
Sì, dicono che siamo moderatamente di centro-sinistra.
Noi siamo un partito di idee, che riunisce figure di ambito politico e culturale,
intellettuali. Non siamo un partito di massa. Ci battiamo per il controllo
delle risorse naturali, a partire dall’acqua, siamo a fianco del 40% dei lavoratori
che non ha copertura sociale, degli oltre 5 milioni di pensionati che percepiscono
circa 180 euro al mese.
Progetto sur difende l’idea di sovranità nazionale e gli
interessi dei paesi contro i grandi tribunali come il Ciadi, difende la questione
sociale, la democrazia partecipativa, l’ambiente e un nuovo modello di
sviluppo, un profondo lavoro in campo culturale. Senza una vera riforma in
campo educativo non si va da nessuna parte.
Il suo giudizio sulla gestione Kirchner è dunque totalmente
negativo?
Come dicevo, non si sono affrontati i problemi strutturali,
anche se ci sono state cose positive in termini di diritti civili, rispetto
al problema della memoria, ad alcune misure sociali. E certamente, a partire
da Nestor Kirchner si è cercata l’alleanza con quelle parti dell’America
latina contrarie al progetto neoliberista dell’Alca e del Nafta. Oggi
quei progetti sono andati avanti rinsaldando nuove alleanze regionali come
Unasur, Mercosur.
I fondi avvoltoi rischiano di strozzare nuovamente
l’Argentina? C’è di nuovo un rischio default?
Il debito dell’Argentina è il risultato del più grande
atto di corruzione, del patto di complicità fra i due principali partiti,
nasce e si sviluppa durante la dittatura. Un debito illegittimo pattuito
e gestito dalla giurisprudenza Usa. Eppure gli stessi Stati uniti secondo
quella giurisprudenza non hanno accettato di pagare il debito all’Iraq perché
il debito con i governi dittatoriali non sono considerati debiti.
Non si è fatto abbastanza per non pagare il debito. E in
fondo non siamo mai usciti davvero dal default. L’eccedenza di ricchezza non
è andato per le pensioni o la crescita industriale, ma per le banche, gli
affari e gli interessi.
I paesi dell’America latina che si richiamano al socialismo
del XXI secolo hanno scelto la strada della sovranità. Qual è il modello che
più le piace?
Ho avuto buone relazioni con Chavez e stimo molto il regista
Roman Chalbaud, ma il modello che preferisco è l’Uruguay.
Democrazia del fracking
Il gas di scisto non è più una delle tante
opzioni in Europa, ma una realtà. L’esplorazione è in corso in diversi paesi
europei e vaste aree sono già state designate per essere sottoposte ad
eventuali processi di fratturazione. “Democrazia del fracking” – il film di
Lech Kowalski – analizza la realtà dell’esplorazione di gas non convenzionali
in tre comunità: a Zurawlow, Polonia; a Balcombe, Regno Unito; e a Pungesti,
Romania. Quando le multinazionali
impongono la propria agenda sui cittadini, la democrazia è rimessa in questione
e spesso i media non riportano alcuna opposizione alle attività di
fratturazione. Questo film descrive la realtà di situazioni concrete e racconta
la storia della produzione estrema di energia attraverso la testimonianza delle
sue potenziali vittime.
Il fracking porta metalli
pesanti nell’acqua sotterranea
Il metodo di estrazione di petrolio
e gas, noto come fratturazione idraulica, o fracking, potrebbe potenzialmente
contribuire all’inquinamento delle acque sotterranee in misura molto maggiore
di quanto finora ipotizzato. Lo rivela un nuovo studio in dell’ACS (la American Chemical Society) pubblicato sulla rivista
Environmental Science and Technology.
Gli scienziati che hanno condotto
la ricerca segnalano che in caso di una fuoriuscita fortuita o di uno
sversamento deliberato nel terreno, i liquidi di scarto dal fracking tendono a
trasportare nelle falde sotterranee le minuscole particelle di metalli pesanti
presenti nel suolo, con possibili gravi conseguenze sulla salute di persone e
animali. Tammo S. Steenhuis, uno degli autori dello studio, ricorda che il
fracking, che comporta l’iniezione sotto terra di enormi volumi di fluidi per
liberare gas e petrolio, ha portato a un boom di disponibilità d’energia negli
Stati Uniti, ma ha anche provocato molte polemiche. Uno dei motivi è il
riflusso dei fluidi immessi nel sottosuolo. Ciò che ritorna indietro contiene
acqua, lubrificanti, solventi e altre sostanze. Esse sono presenti sia nel
liquido immesso all’origine che provenienti dalle formazioni di scisto dalle
quali il petrolio e il gas vengono estratti.
Un aspetto finora non considerato
del fenomeno innescato dal fracking è la presenza di colloidi nel suolo. Questi
piccoli pezzetti di minerali – argilla e altre particelle – sono motivo di
grande preoccupazione perché “attirano” i metalli pesanti e altre tossine
ambientali e sono quindi collegati alla contaminazione delle acque sotterranee.
Per simulare il comportamento dei colloidi dispersi nel suolo al passaggio di
un flusso di fluidi immessi per il fracking, i ricercatori hanno utilizzato una
miscela molto simile a quella utilizzata nell’attività estrattiva. L’hanno
fatta passare attraverso uno strato di sabbia il cui contenuto di colloidi era
noto. E hanno scoperto che i fluidi utilizzati nel fracking sono in grado di
estrarre dalle sabbie circa un terzo dei colloidi totali, molto più di quanto
faccia la sola acqua deionizzata. Aumentando la portata del flusso, poi, la
cattura di colloidi è aumentata ulteriormente del 36%. “Questo indica che l’infiltrazione
di liquido di riflusso” concludono i ricercatori “potrebbe trasformarsi in
un’ulteriore gravissima fonte di contaminazione dei terreni e delle falde
sotterranee”.
… Cosa
vuol dire gas non convenzionali? Sono quei gas che si trovano a grandi profondità,
incastrati tra le rocce e che si possono estrarre solo tramite la tecnica del fracking, o fratturazione idraulica. Noi abbiamo scoperto
questa parola da poco, ma la stiamo sentendo molto spesso ultimamente. Il
fracking è un metodo che pompa getti di acqua dolce, mista a sabbia e un
composto chimico di cui non si sa quali siano gli ingredienti perchè le imprese
non lo dicono, e questo non è un buon segno…
I
primi ad avere la geniale idea di usarlo sono stati, indovinate un po’? Gli
Americani, quelli del Nord! Che hanno pensato che questa fosse una gran trovata
per garantire la propria indipendenza energetica. Per cui invece di fare guerre
in giro per assicurarsi combustibili hanno pensato bene di avvelenare
direttamente i propri abitanti. Non tutti, ovviamente, solo che
vivevano nelle zone limitrofe ai giacimenti.Cosa gli è successo? Nulla di
grave, solo che l’acqua che usciva dal loro rubinetto era talmente piena di gas
da essere infiammabile…
da qui
…Non solo sono aumentati i terremoti, dice lo studio: i
sismi sono stati registrati molto più lontano dall'impianto di quanto ci si
sarebbe aspettato. Il dibattito sulla pericolosità del fracking va avanti da
anni, e questo studio sicuramente alimenterà le proteste di chi si oppone a
questo tipo di attività.
I quattro impianti presi in considerazione in Oklahoma riversano nel terreno, a due o tre chilometri di profondità quasi 20 milioni di litri di liquido al giorno. Tutta questa pressione, spiegano gli autori, "creano una pressione che deve andare da qualche parte". La Keranen ha spiegato che l'acqua si sposta sottoterra con molta più velocità e molto più lontano, andando a toccare linee di faglia che - già attive - non possono fare altro che muoversi di più…
I quattro impianti presi in considerazione in Oklahoma riversano nel terreno, a due o tre chilometri di profondità quasi 20 milioni di litri di liquido al giorno. Tutta questa pressione, spiegano gli autori, "creano una pressione che deve andare da qualche parte". La Keranen ha spiegato che l'acqua si sposta sottoterra con molta più velocità e molto più lontano, andando a toccare linee di faglia che - già attive - non possono fare altro che muoversi di più…
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