venerdì 6 gennaio 2012
Dichiarare illegale la povertà e non i poveri
Sono trascorsi oltre vent’anni da quando la Banca Mondiale iscrisse l’eradicazione della povertà ai primi posti dell’agenda politica internazionale. All’epoca molte persone, fra cui io stessa, furono molto sorprese e allo stesso tempo molto liete di costatare che le tanto vilipese istituzioni di Bretton Woods avessero finalmente sviluppato una coscienza sociale. Perché, negli anni ’80 vennero introdotti i ‘programmi di aggiustamento strutturale’ in tutti i paesi del Terzo Mondo alle prese con un debito estero troppo elevato e questa situazione aveva causato una vera e propria “strage sociale”: licenziamenti di massa, tagli ai servizi sociali quali il sistema sanitario e l’istruzione, abolizione dei sussidi agricoli, privatizzazione delle imprese statali, libera circolazione di beni e capitali… In America Latina, in Africa e in Asia le conseguenze furono: disoccupazione, crescita selvaggia del sommerso, afflusso massiccio di donne sul mercato del lavoro, e chiusura delle imprese che non erano in grado di far fronte alla concorrenza estera senza protezione…
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