venerdì 6 gennaio 2012

quello che non si mangia

... dalla vigilia di Natale a Capodanno, sono finite nei cassonetti 440 mila tonnellate di cibo, per un valore complessivo di 1,32 miliardi di euro, il 20% della spesa complessiva. Uno sperpero di risorse e un danno rilevante per l'ambiente, 'costato' più di 50 euro a famiglia. Poco consola il fatto che, rispetto all'anno scorso, lo spreco si è ridotto del 12%, dovuto peraltro alla generale contrazione della spesa alimentare: si tratta comunque, evidenzia un'indagine della Cia (Confederazione italiana agricoltori) di cifre notevoli.

Carne, uova, latticini e pane i più sacrificati. 
"A passare con più facilità dal piatto alla pattumiera -sottolinea la Cia - sono stati latticini, uova e carne (43%), seguiti da pane (22%), frutta e verdura (19%), pasta (4%) e dolci (3%)". Un fenomeno dalle dimensioni insostenibili, che tocca puntualmente il suo apice durante le festività di fine anno. A finire nel bidone dell'immondizia è stato quasi un quinto delle portate preparate per le tavole delle feste.

A Natale gli sprechi più grandi. "Gli sprechi maggiori si sono concentrati a ridosso di Natale (cene e pranzi del 24, 25 e 26 dicembre), quando gli italiani avrebbero gettato nei cassonetti - secondo l'indagine - quasi 90 milioni di euro, poco meno di 40 euro a famiglia. Mentre, più di 10 euro a nucleo familiare sono stati dissipati tra il cenone del 31 e Capodanno. Uno scempio dal punto di vista etico ed economico, oltre che ambientale: basti pensare, infatti  - ricorda la Cia- che una sola tonnellata di rifiuti organici genera 4,2 tonnellate di anidride carbonica"...



Dove va a finire tutto quello scarto che appena esce dal  supermercato diventa subito spreco? Normalmente dentro camion diretti verso le discariche.
C’è qualcuno però che ha pensato che tutto quel cibo, ancora in gran parte commestibile, potesse, anzi dovesse, essere utilizzato: si tratta di un gruppo di ricercatori della Facoltà di Agraria dell’Università di Bologna, guidati dal Prof. Andrea Segré.
Da questa intuizione è nato il Last Minute Market.
Il meccanismo è così semplice da sembrare banale… Mettere in collegamento l’impresa che "dona" il prodotto prossimo alla scadenza con le Associazioni no profit che lo "ricevono" per preparare pasti a persone in condizioni di disagio economico o sociale.
I primi ci guadagnano perché così abbattono i costi di trasporto e smaltimento, i secondi perché possono contare su alimenti validi e buoni a costo zero.

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