martedì 21 luglio 2020

Rischio di marea nera nello Yemen


La petroliera abbandonata al largo di un Paese abbandonato 
potrebbe rilasciare 4 volte più petrolio del disastro della Exxon Valdez in Alaska nel 1989

Intervenendo al Consiglio di sicurezza dell’Onu, il capo dell’Office for the Coordination of Humanitarian Affairs dell’ONU (Ocha),  Mark Lowcock,  ha detto di sperare che «una missione di esperti Onu possa essere dispiegata rapidamente per valutare la minaccia posta da una petroliera abbandonata al largo dello Yemen». Si tratta della Safer  che da 5 anni è stata abbandonata al largo del porto yemenita di Hodeida con a bordo 1,1 barili di greggio, facendo temere per una catastrofe ambientale e manitaria se affonderà nel Mar Rosso.
L’FSO Safer, una supertanker costruita in Giappone nel 1974  è  vecchia e in pessima condizioni. Di proprietà ufficiale del governo dello Yemen, dal 2015 è sotto il controllo dei ribelli Houthi  e  Inger Andersen direttrice esecutiva dell’United nations environment programme (Unep) ha detto che  «Le sue condizioni stanno deteriorando ogni giorno di più, aumentando il rischio di una fuoriuscita di petrolio che rovinerebbe ecosistemi e mezzi di sussistenza per decenni».
A fine maggio, dell’acqua si è infiltrata nella sala macchina della petroliera, minacciando di destabilizzare la nave e rovesciare il suo carico e accrescendo il rischio che la nave affondi e Lowcock ha avvertito che «Questo provocherebbe quasi certamente una grave marea nera. Fortunatamente, la fuoriuscita nella sala macchine è stata relativamente piccola e i sommozzatori della società Safer hanno potuto contenerla. Ma la riparazione è solo temporanea».
La Andersen ha aggiunto che «Prevenire il precipitare di questa crisi è davvero l’unica opzione. Nonostante il difficile contesto operativo, nessuno sforzo dovrebbe essere risparmiato per condurre prima una valutazione tecnica e le prime riparazioni leggere. A più lungo termine, l’opzione migliore sarà scaricare petrolio dalla nave e rimorchiarla in un luogo sicuro per l’ispezione e lo smantellamento. Per ora, la comunità internazionale deve elaborare un piano di risposta in caso di fuoriuscita di petrolio. La Safer potrebbe rilasciare quattro volte più petrolio del famigerato disastro della Exxon Valdez, al largo dell’Alaska nel 1989. Né lo Yemen dilaniato dalla guerra né i suoi vicini hanno la capacità di gestire e mitigare le conseguenze di una tale fuoriuscita  e gli operatori privati ​​saranno riluttanti ad assumere un lavoro all’interno di una zona di conflitto».
La Regional Organization for the Conservation of the Environment of the Red Sea and the Gulf of Aden ha redatto un piano di emergenza regionale, ma l’Unep ritiene che «Abbia bisogno di un notevole sostegno per essere testato e, se necessario, messo in atto. Il tempo per poter agire in modo coordinato per prevenire una catastrofe ambientale, economica e umanitaria incombente sta per scadere».
In caso di marea nera, le comunità costiere sarebbero gravemente colpite a Taezz, Hodeida e Hajjah, la costa controllata soprattutto dalle milizie sciite houthi, e  Lowcock  ha ricordato che «Se una marea nera dovesse prodursi nei prossimi due mesi, gli esperti prevedono che 1,6 milioni di yemeniti ne sarebbero direttamente colpiti».
Infatti, a causa delle correnti marine e delle condizioni meteorologiche stagionali, una gran parte del petrolio resterebbe probabilmente vicino alle coste yemenite invece di disperdersi e, fanno notare all’Onu, «Questo vuol dire che il porto d’Hodeida, dal quale il Paese dipende per le forniture dell’aiuto umanitario e dei prodotti importati, potrebbe essere costretto a chiudere per settimane, forse per mesi».
Lowcock ha  detto al Consiglio di sicurezza che gli houthi di Ansar Allah al potere a Sana’a e che controllano il nord dello Yemen hanno confermato per scritto che accetterebbero una missione Onu per mettere in sicurezza la petroliera. Il capo dell’Ocha ha però avvertito: «Naturalmente, eravamo già stati lì prima. Ansar Allah aveva dato assicurazioni simili nell’agosto 2019, solo per annullare la missione delle Nazioni Unite la sera prima che sarebbe dovuta andare sulla nave, Le autorità di Ansar Allah hanno un’importante opportunità per prendere provvedimenti che risparmieranno un’altra tragedia a milioni di loro concittadini. Siamo ansiosi di lavorare con loro per fare questo. Questa missione, che potrebbe aver luogo nelle prossime settimane, comprenderebbe, nella prima fase, una valutazione tecnica e ogni riparazione iniziale possibile. Non è troppo tardi e noi restiamo pronti ad aiutare. Il team dell’Onu  può essere dispiegato entro le settimane seguenti il ricevimento di tutti i permessi necessari»-
Intanto la catena televisiva nord-yemenita Al-Masirah denuncia che «Almeno 25 persone, la maggior parte delle quali donne e bambini, sono morte oggi per gli attacchi aerei sauditi in occasione di un matrimonio nel nord dello Yemen», in una zona residenziale nel distretto di Al-Hazm, nella provincia di Al-Jawf. Fonti dell’ospedale di Marib affermano di aver ricevuto i corpi di 16 vittime, Lise Grande, coordinatrice umanitaria dell’Ocha nello Yemen, parla di 15 vittime, ma i responsabili dell’ospedale Al-Hazm denunciano la morte di altre 8 persone colpite dall’attacco.
L’agenzia ufficiale iraniana Pars Today sottolinea che «Decine di persone sono state ferite nell’attacco. Le immagini che circolano sui social network mostrano il grave stato di salute dei civili ospedalizzati. La maggior parte delle vittime erano donne e bambini. D’altra parte, fonti ufficiali citate dalla rete yemenita hanno riferito che tale attacco è stato effettuato in un’area in cui non vi sono obiettivi militari.  Gli aerei sauditi hanno anche bombardato una casa nella provincia di Hajjah, nel nord dello Yemen, domenica scorsa, uccidendo 10 civili e ferendone molti altri, tra cui donne e bambini.
Ormai la guerra scatenata dall’Arabia Saudita nello Yemen, con l’utilizzo di armi occidentali e anche made in Italy.  dura da 5 anni e ha causato la morte di oltre 100.000 yemeniti, la maggior parte civili. L’Onu ha avvertito che, continuando così, nel 2022 le vitime degli attacchi della coalizione a guida saudita potrebbero salire a 500.000. Secondo la Grande, «La sola maniera per i civili di essere al sicuro nello Yemen è che le parti decidano di cessare i combattimenti. Le agenzie umanitarie chiedono da molto tempo un cessate il fuoco globale. Nel corso dei primi 6 mesi del 2020 , sono state segnalate circa 1.000 vittime legate al conflitto».
Tornando all’attacco aereo saudita, la Grande ha confermato che «L’Ocha stima che le cifre reali degli attacchi condotti mercoledì sono probabilmente più elevati, ma devono ancora essere verificati. I feriti sono stati colpiti così gravemente che hanno dovuto essere trasportati d’urgenza all’ospedale di Sana’a per essere curati. Per la seconda volta questa settimana, delle donne e dei bambini sono stati uccisi e feriti durante un attacco».
Per l’Ocha lo Yemen resta la peggior crisi umanitaria del mondo, con circa l’80% della popolazione – più di 24 milioni di persone – che hanno bisogno di aiuto umanitario e di protezione. Nella riunione dei donatori tenutasi a Riyad il 2 giugno erano stati promessi 1,35 miliardi di dollari sui 2,41 miliardi necessari per coprire le attività umanitarie indispensabili fino alla fine dell’anno. Il deficit è di  un miliardo di dollari e, a metà aprile, erano già stati ridotti o chiusi per mancanza di finanziamenti 31 dei 41 programmi essenziali dell’Onu.

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