venerdì 24 luglio 2020

Un pianeta meno affollato - Gwynne Dyer




Se volevate le prove che un governo abbastanza competente – non fantastico, non esente da corruzione, ma semplicemente non terribile – alla fine produce buoni risultati, eccole qua. Nel 1971, quando i due paesi si sono separati, il Bangladesh aveva 65 milioni di abitanti e il Pakistan 60. Alla fine di questo secolo il Bangladesh ne avrà circa ottanta milioni e il Pakistan 250 milioni.
Di solito il Bangladesh è considerato un paese gravemente sovrappopolato, e lo è ancora oggi con i suoi 160 milioni di abitanti. Ma il suo tasso di natalità sta diminuendo così velocemente che la sua popolazione si dimezzerà entro il 2100, quando avrà un numero di persone per chilometro quadrato di terre coltivate non più alto di quello del Regno Unito.
Ha ottenuto questo risultato soprattutto istruendo le bambine e le ragazze e rendendo la contraccezione facilmente disponibile. Questi stessi fattori stanno contribuendo ad abbassare il tasso di natalità anche nel resto del mondo. Le ultime previsioni sulla popolazione, pubblicate recentemente sulla rivista britannica The Lancet, ipotizzano che la popolazione globale nel 2100 sarà di appena 8,8 miliardi. È solo un miliardo in più rispetto a oggi. È vero, tra circa quarant’anni raggiungeremo il picco di 9,7 miliardi di persone, ma entro la fine del secolo la popolazione avrà cominciato a calare piuttosto rapidamente.
Si tratta di previsioni “salvo sorprese”, naturalmente, e il futuro presenta sempre sorprese: guerre, pandemie, nuove religioni o ideologie. Le previsioni non prendono in considerazione neppure gli effetti delle calamità prevedibili, come i cambiamenti climatici. Tuttavia questi numeri non sono solo fantasie, e rappresentano davvero una buona notizia. Le cifre vengono dall’Istituto per le misurazioni e le valutazioni sanitarie dell’università di Washington, e prevedono che alla fine del secolo la popolazione mondiale sarà di due miliardi di persone più bassa rispetto alle previsioni pubblicate dalle Nazioni Unite nel 2019, che parlavano di quasi undici miliardi.

Piramide rovesciata
Un aspetto ancor più positivo è che la popolazione globale dovrebbe continuare a diminuire anche dopo il 2100. Con un altro secolo di tranquillo declino, potremmo sperare che la cifra cali a quattro o cinque miliardi entro il 2200, il che renderebbe molto più facile il compito di lottare con gli effetti a lungo termine dei cambiamenti climatici. Nel frattempo stanno succedendo altre tre cose importanti.
La prima è che più di 25 paesi perderanno circa metà della popolazione entro la fine di questo secolo, tra cui tutti i paesi dell’Asia orientale (Cina, Corea del Sud, Giappone e Taiwan) e buona parte di quelli dell’Europa centrale, orientale e meridionale (tra cui Italia, Polonia, Spagna e Grecia). Alcuni caleranno in maniera ancora più netta: la Bulgaria passerà da sette a 2,6 milioni, la Lettonia da due milioni a meno di mezzo milione.
Il problema per tutti questi paesi sarà un grave eccesso di anziani, man mano che la popolazione più giovane si ridurrà. La piramide demografica si capovolgerà, e ogni persona in età da lavoro dovrà mantenere almeno un pensionato (a meno che l’età pensionabile sia innalzata radicalmente, come in effetti potrebbe succedere).
Alcuni paesi attireranno abbastanza nuovi arrivati da compensare i vuoti lasciati dai bassi tassi di natalità
C’è un altro gruppo di paesi, quasi tutti in Africa o Medio Oriente, dove la crescita della popolazione è ancora fuori controllo. Sono le uniche regioni dove alcuni stati vedranno la propria popolazione triplicare (per esempio Israele e Angola), quadruplicare (Afghanistan e Nigeria) o aumentare in maniera addirittura più decisa (la popolazione del Ciad di otto volte, quella del Niger di nove). Altri paesi hanno tassi di crescita più modesti, naturalmente, ma resta il fatto che se non si contassero queste due regioni nel 2100 la popolazione mondiale sarebbe più bassa di quella attuale.
Infine c’è il gruppo più strano: alcuni paesi hanno già un tasso di natalità molto al di sotto del livello di sostituzione, ma la loro popolazione rimarrà stabile o addirittura crescerà leggermente entro la fine del secolo.Tra questi ci sono non solo i paesi ricchi dell’Europa occidentale, del Nordamerica e dell’Australasia, ma anche molti stati latinoamericani.
Qual è il loro segreto? L’immigrazione. Quasi tutti hanno una lunga tradizione nell’accoglienza di immigrati di altri continenti e culture, e sono abbastanza ricchi da esercitare un’attrazione nei confronti dei migranti.

E così Svezia, Norvegia, Francia e Regno Unito cresceranno di alcuni milioni di persone ciascuno entro il 2100. Canada, Australia e Stati Uniti acquisteranno circa dieci milioni di individui (e la Nuova Zelanda uno). Il resto dei paesi attirerà abbastanza nuovi arrivati da compensare i vuoti lasciati dai bassi tassi di natalità.
La cosa può sembrare ingiusta, ma c’è di peggio. Quando i ricercatori hanno sovrapposto allo studio le previsioni sulla crescita economica, è risultato che tra ottant’anni i paesi con il pil più alto saranno nell’ordine: Stati Uniti, Cina (la cui popolazione sarà scesa a 731 milioni), India, Giappone, Germania, Francia, Regno Unito, Australia, Nigeria e Canada. Sei di questi dieci paesi usano l’inglese come lingua ufficiale. Piove sempre sul bagnato.

(Traduzione di Federico Ferrone)


Nessun commento:

Posta un commento