giovedì 27 ottobre 2016

Ribellarsi facendo il bikeman - Paolo Bellino Rotafixa


Molti lettori e lettrici di Comune hanno imparato a conoscere Paolo Bellino Rotafixa per i suoi racconti su come le bici sono in realtà soltanto delle matite travestite che – quasi sempre senza e a volte con una risonanza istituzionale – si divertono a ridisegnare territori e relazioni sociali. E il risultato finale è sempre piuttosto sorprendente quanto piacevole. Da qualche giorno Paolo è diventato il responsabile dello sviluppo della ciclabilità di Roma. Le notizie a questo punto sono tre. La prima: questa città non aveva mai avuto un bike manager. La seconda: la sua nuova responsabilità può avere un esito positivo. La terza: Paolo è convinto che la bicicletta resti un induttore di felicità.


Ci ho messo un po’ ma finalmente riesco a scrivere questo breve articolo: dal 19 ottobre 2016 sono il responsabile dello sviluppo della ciclabilità di Roma.Nella delibera di nomina si parla esplicitamente di bike manager (che io tendero’ ad abbreviare in bikeman, mi sembra più adeguato e irrispettoso il giusto). Un ruolo che questa città non aveva mai avuto e di cui si dota per la prima e spero non ultima volta.
La scelta è stata della sindaca, Virginia Raggi, e dello staff che la circonda, a fine giugno scorso. Un nuovo pezzo della lunga storia d’amore e viaggio tra me e la bicicletta che arriva a poco meno di quindici anni dallo stordimento dovuto al fulmine-bici che mi aveva fatto cadere dal cavallo-moto, uno stato estatico che mi ha accompagnato per quasi due anni, forse più; un periodo in cui mi ero messo in testa di far capire a chiunque fossi stato capace di raggiungere quanto sia supremo, regale, divino il mezzo meccanico chiamato bicicletta. Invenzione collettiva, specchio dell’anima, induttore di felicità, estrattore di droghe chimiche endorfiniche, inoculatore di un altro modo di vivere la strada e la città.
Un dipolo, quello tra allora – i tempi fondanti del nuovo cicloattivismo – e oggi, che ha creato un arco voltaico lunghissimo di energie sempre crescenti, e sempre meno personali, nelle persone che già allora erano alla ricerca di quel “qualcosa” indefinito che le facesse stare meglio durante i loro spostamenti. In questo arco di tempo è successo di tutto, e a me è successo di tutto personalmente, compreso il disamore per il vecchio lavoro, il giornalismo, cosa che non mi sarei mai aspettata, e compreso un giro del mondo con bici autocostruita per festeggiare i miei cinquant’anni.

Vorrei inserire qui una parte della delibera che la giunta del Campidoglio ha votato il 14 ottobre, con motivazioni che spero anche voi apprezzerete per il loro oggettivo valore politico:
“L’Assessore alla Città in movimento, Linda Meleo, ha chiesto […] l’instaurazione di un rapporto di lavoro a tempo determinato con il Dott. Bellino Paolo, attesa la necessità di disporre di un qualificato supporto in ordine ai temi legati allo sviluppo della mobilità ciclistica ed alle relative ricadute sull’intero settore dei trasporti, nonché al raccordo istituzionale tra Assessorato, Associazioni e Municipi, in riferimento alle problematiche legate alla mobilità a pedali nella città di Roma.
Per l’assolvimento di tali funzioni, l’assessora Linda Meleo specifica la necessità di avvalersi di un bike manager capace di: interpretare le reali esigenze di chi si sposta in bicicletta; intraprendere un’azione mirata e sinergica per mettere in rete i vari quadranti della città attraverso la realizzazione di una struttura snella e a basso costo per regolamentare il traffico veicolare e aumentare il livello di sicurezza di chi pedala, favorendo, così, l’uso della bici in città; costituire un punto di riferimento degli Assessori alla Mobilità dei vari Municipi, al fine di porre in essere una rete tra le diverse esperienze ciclabili, ricreando il tessuto cittadino a partire dalla bicicletta come mezzo di spostamento;
L’assessora Meleo, nelle suddette note, precisa che, essendo la ciclabilità un settore complesso, nel quale operano una pluralità di soggetti che esprimono interessi non sempre convergenti, si rende necessaria l’instaurazione di un rapporto di lavoro a tempo determinato con una figura professionale che, avendo maturato esperienze concrete in riferimento a tali problematiche, conosca il tema e possa contribuire a ridisegnare la viabilità delle strade di Roma”. Cose che tutti noi attivisti rivendicavamo da anni. 
La bici ha rappresentato sempre, per me, un viaggio. La “deriva psicogeografica” che ipotizzavano Cronoman o Menthos, nei primi tempi della scoperta/invenzione/costruzione del cicloattivismo. Questo viaggio ha avuto diverse tappe, mai simili tra loro ma identiche nel fattore dominante, il ferro su due ruote. Quella di oggi è l’ennesimo episodio del lungo viaggio che sto effettuando incessantemente dall’età di trentanove anni. Forse non il più importante, ma di sicuro quello che 1) mi carica di maggiori responsabilità e 2) deve avere un esito positivo, per contribuire al miglioramento di quella stanca, vagabonda e bellissima donna in stracci e croste chiamata Roma. Sto evolvendo, naturalmente. Vita migliore non ce n’è.

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