lunedì 29 dicembre 2014

Il vegano consumatore, il nuovo nemico del vegano etico

Scegliamo il periodo natalizio per affrontare un tema a noi caro e che pensiamo sia di massimo interesse ovvero quello della diffusione capillare del veganismo a partire da premesse non strettamente etico politiche.
Etico politiche.
Esattamente.
Proprio da queste due parole crediamo sia necessario partire per ribadire quelle sono le premesse, gli ambiti di sviluppo e gli obiettivi del veganismo o meglio, quelli che dovrebbero essere viste le derive odierne.
Ma andiamo con ordine.
Il popolo dei vegetariani e soprattutto dei vegani aumenta e lo fa a vista d’occhio: non c’è quasi ormai più un ristorante che non proponga un menù ad hoc e pressocché tutti i programmi tv dedicati alla cucina offrono consigli per preparare piatti a base vegetale. “, parola di Panorama.
Il marketing animalista ha pensato a innumerevoli surrogati di tutti gli alimenti di origine animale. E così, sui banchi vegan troviamo “affettato, salame, wurstel, pancetta, porchetta, macinato per ripieni e ragu’, filetto, arrosto, maionese, latte”, tutti rigorosamente vegetali.”, leggiamo su un altro noto quotidiano on line.
E così potremmo andare avanti per ore tra link di sedicenti VeganCoach ovvero “professionisti” che guidano gli apprendisti vegani nel loro percorso, Pharma-cie Vegan e menu appositi inseriti fra quelli onnivorissimi di ristoranti che per puro business hanno deciso di strizzare l’occhio a chi preferisce il seitan alla costoletta.
Evviva!
Diranno molti di voi pensando che questa diffusione numerica corrisponda a una maggiore diffusione dei contenuti profondi legati al veganismo.

Noi la pensiamo diversamente...
continua qui

(grazie a Giuseppe per la segnalazione)

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