Scegliamo
il periodo natalizio per affrontare un tema a noi caro e che pensiamo sia di
massimo interesse ovvero quello della diffusione capillare del veganismo a
partire da premesse non strettamente etico politiche.
Etico politiche.
Esattamente.
Proprio
da queste due parole crediamo sia necessario partire per ribadire quelle sono
le premesse, gli ambiti di sviluppo e gli obiettivi del veganismo o meglio,
quelli che dovrebbero essere viste le derive odierne.
Ma
andiamo con ordine.
“Il popolo dei vegetariani e
soprattutto dei vegani aumenta e lo fa a
vista d’occhio: non c’è quasi ormai più un ristorante che non proponga un
menù ad hoc e pressocché tutti i programmi tv dedicati alla
cucina offrono consigli per preparare piatti a base
vegetale. “, parola di Panorama.
“Il marketing
animalista ha pensato a innumerevoli surrogati di tutti gli
alimenti di origine animale. E così, sui banchi vegan troviamo “affettato,
salame, wurstel, pancetta, porchetta, macinato per ripieni e ragu’, filetto,
arrosto, maionese, latte”, tutti rigorosamente vegetali.”, leggiamo su un altro noto quotidiano on line.
E
così potremmo andare avanti per ore tra link di sedicenti VeganCoach ovvero
“professionisti” che guidano gli apprendisti vegani nel loro percorso,
Pharma-cie Vegan e menu appositi inseriti fra quelli onnivorissimi di
ristoranti che per puro business hanno deciso di strizzare l’occhio a chi
preferisce il seitan alla costoletta.
Evviva!
Diranno
molti di voi pensando che questa diffusione numerica corrisponda a una maggiore
diffusione dei contenuti profondi legati al veganismo.
Noi la
pensiamo diversamente...
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