Il primo dicembre, in Perù, è iniziata la conferenza
internazionale dell'Onu sul clima (Cop 20). Per dodici giorni sarà
completamente incentrata sugli impegni vincolanti che i paesi del mondo
prenderanno nella conferenza successiva, la Cop 21 di Parigi. In quella sede,
fra un anno esatto, dovranno essere stabilit gli obiettivi per il contrasto
alle emissioni di gas serra che rimpiazzeranno quelli di Kyoto dopo il 2020.
C'è molta aspettativa per questo anno di negoziati e l'assemblea di Lima si
svolge in un contesto che appare in tutto favorevole a un'inversione di rotta
globale nell'ambito della questione climatica. C'è l'incoraggiamento di Ban
Ki-moon, che in prima persona si è impegnato per invitare i paesi del mondo ad
uno sforzo comune contro i cambiamenti climatici nel meeting informale svoltosi
lo scorso settembre a New York. E a metà novembre Cina e Stati Uniti, primi
inquinatori e maggiori economie al mondo, hanno stretto un accordo per per porre
un freno alle emissioni. La posta in gioco è alta. Se non ci saranno interventi
adeguati e tempestivi per la mitigazione del riscaldamento globale, gli effetti
saranno catastrofici. Per l'ambiente e per l'economia. A prevederlo è il
rapporto dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (Ipcc) delle Nazioni
Unite – una «relazione storica» la cui ultima parte è stata presentata proprio
un mese fa – e gli studi di molti altri centri di ricerca e istituzioni. Sono
alcune in particolare le questioni che i leader del mondo dovrebbero tenere in
considerazione per farsi effettivamente carico delle loro responsabilità.
1)
Meno carne per tutti
Frenare l'enorme e crescente appetito del mondo è essenziale per
evitare il cambiamento climatico devastante. Secondo uno studio del think tank
Chatham House, l'industria del bestiame produce più gas serra di tutte le auto,
gli aerei, i treni e le navi del mondo, nonostante l'opinione pubblica non lo
creda affatto. Nello stesso rapporto Ipcc si parla solo approssimativamente
dell'impatto che il settore zootecnico potrebbe avere sul clima. La crescente
domanda di carne in Cina e nei paesi emergenti potrebbe ribaltare la
situazione. Bati pensare che dal bestiame deriva quasi il 15% delle emissioni
globali. E il consumo di carne è sulla buona strada per aumentare del 75% entro
il 2050, e prodotti lattiero-caseari del 65%. Senza tagli drastici, nel 2050 le
emissioni agricole peseranno enormemente sul bilancio globale del carbonio, al
punto che ogni altro settore, comprese energia, industria e trasporti, dovrebbe
funzionare a emissioni zero, cosa ritenuta "impossibile"…
Nessun commento:
Posta un commento