sabato 13 dicembre 2014

Il capitalismo è finito in un pollaio - Michael Zezima


Questa cultura di morte può immaginare soltanto soluzioni sanguinarie
Diane di Prima

Ecco un piccolo esempio di come l’industria globale e l’allevamento agricolo (allevamenti intensivi, la dieta a base di latticini, carne, ecc.) influenzano il nostro ecosistema comune.
Essi consumano e avvelenano un terzo della superficie terrestre del pianeta; questo contribuisce direttamente allo sfruttamento del terreno, alla deforestazione, alla pesca eccessiva, all’estinzione delle specie, ecc.; e ciò è la principale fonte di gas serra creato dall’uomo, il quale si traduce in cambiamenti climatici.
Sulla base di questo elenco incompleto di alimenti a base di eco-devastazione, dovrebbe sembrare dolorosamente ovvio che si deve fare qualcosa per porre fine a questa situazione. Beh, non temete, le soluzioni sono in fase di costruzione.

“Abbiamo bisogno di un approccio razionale”
“Gli scienziati americani – scrive Edward Helmore nel Guardian – fanno a gara per sviluppare i polli che possono far fronte al caldo torrido come parte di una serie di programmi finanziati dal governo, i quali cercano un adattamento o una mitigazione degli effetti causati da condizioni climatiche estreme sull’alimentare”.
“I periodi di grande caldo dureranno più a lungo e ce ne accorgeremo quando vedremo picchi significativi nella mortalità e di altri fattori di stress in arrivo”, avverte il leader del progetto Carl Schmidt, professore associato presso l’Università del Delaware. “Non possiamo aspettare che questo accada. Dobbiamo muoverci ora”.

Perché dare più importanza alla prevenzione che all’adattamento?
“Abbiamo bisogno di un approccio razionale per fornire cibo nel contesto di un clima che cambia mentre la popolazione si avvicina a nove miliardi”, spiega Schmidt. “L’aspettativa è che le persone mangeranno di più, e in particolare più volatili perché questo è il modo più economico per soddisfare la richiesta di carne in continua crescita”.
Facendo eco all’ eroe liberale, Bill Gates (“Non possiamo chiedere a tutti di diventare vegetariani”), Schmidt conclude: “E ‘irrazionale pensare che la gente possa tutta diventare vegetariana. Avrà ancora voglia di mangiare carne”.

Seguite il denaro
Piuttosto che approfondire sulla miopia di questo argomento, ho scelto invece di dare un po’ più di informazioni su Carl Schmidt e la distruzione ambientale che ha previsto.
Nel giro di pochi minuti, ho trovato un articolo su High Plains Journal il quale spiega che questo progetto quinquennale è finanziato dai contribuenti americani per la somma di 4,7 milioni di dollari forniti dalla Agriculture and Food Research Initiative del Dipartimento dell’ Agricoltura Usa. Ma ancora più spregevole dei sussidi alle imprese aziendale in nome di ecocidio è ciò che è stato lasciato fuori della rendicontazione dei media corporativi: Schmidt sta conducendo lo studio insieme a scienziati provenienti da tre università e da Hy-Line International, il più grande allevamento di galline ovaiole degli Usa.
Si, in collaborazione con gli scienziati Hy-line, ci viene detto, “il progetto valuterà le risposte fisiologiche delle galline commerciali sotto stress da calore, compresa l’efficienza dei mangimi, la produzione di uova, e la qualità delle uova”.

Evolversi o morire
Possiamo continuare ad accettare soluzioni capitalistiche ai problemi capitalistici, oppure possiamo cominciare a re-immaginare e reinventare la cultura umana, ma cerchiamo di essere chiari: il futuro della maggior parte della vita sulla terra dipende dalla direzione che scegliamo oggi.


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