Il governo cileno ha rigettato la valutazione
d'impatto ambientale relativa alle cinque grandi dighe che sarebbero dovute
sorgere sui fiumi della patagoni Pascua e Baker. Il progetto del consorzio Hidroaysen, guidato con
una quota maggioritaria dalla controllata Enel
Endesa, viene di fatto
cancellato dopo oltre sei anni di proteste e campagne nazionali e internazionali, cui molte realtà della società
civile italiana -tra cuiRe:Common, che due settimana fa aveva presentato il
rapporto "Killing Patagonia"-
hanno partecipato sin dalle prime battute.
Il nuovo esecutivo guidato da Michelle Bachelet, subentrato a quello di Sebastian Piñera, che nel 2011 aveva dato un parziale nulla osta all'opera, ha motivato la sua decisione sulla base di una serie di questioni di carattere ambientale non risolte, nonché problematiche legate al reinsediamento delle popolazioni locali.
Il progetto aveva un costo stimato di circa sette miliardi di dollari. Nonostante la stessa Bachelet durante il suo primo mandato presidenziale (2006-2010) avesse mantenuto una posizione alquanto ambigua, se non proprio favorevole, nella campagna elettorale dello scorso autunno si era dichiarata contraria. Che per gli impianti idroelettrici in Patagonia tirasse una brutta aria lo aveva compreso anche Endesa Cile che, secondo quanto riportato dal quotidiano di Santiago El Mercurio, nel suo documento bimestrale agli investitori a fine 2013 aveva depennato le dighe di HidroAysén dalla lista dei progetti prioritari…
Il nuovo esecutivo guidato da Michelle Bachelet, subentrato a quello di Sebastian Piñera, che nel 2011 aveva dato un parziale nulla osta all'opera, ha motivato la sua decisione sulla base di una serie di questioni di carattere ambientale non risolte, nonché problematiche legate al reinsediamento delle popolazioni locali.
Il progetto aveva un costo stimato di circa sette miliardi di dollari. Nonostante la stessa Bachelet durante il suo primo mandato presidenziale (2006-2010) avesse mantenuto una posizione alquanto ambigua, se non proprio favorevole, nella campagna elettorale dello scorso autunno si era dichiarata contraria. Che per gli impianti idroelettrici in Patagonia tirasse una brutta aria lo aveva compreso anche Endesa Cile che, secondo quanto riportato dal quotidiano di Santiago El Mercurio, nel suo documento bimestrale agli investitori a fine 2013 aveva depennato le dighe di HidroAysén dalla lista dei progetti prioritari…
È
stata una notte di grandi festeggiamenti nella regione cilena dell'Aysén. Dopo
sei anni di lotte, delusioni, proteste e repressione finalmente è stato
raggiunto il risultato che i gruppi locali e della società civile
internazionale auspicavano: le cinque grandi dighe che sarebbero dovute sorgere
sui fiumi patagoni Pascua e Baker non vedranno mai la luce. Il progetto del
consorzio Hidroaysen, guidato con una quota maggioritaria dalla controllata
Enel Endesa, è stato di fatto bocciato dal comitato ministeriale chiamato a
esprimersi sulla valutazione di impatto ambientale, dichiarata inadeguata. Il
nuovo esecutivo guidato da Michelle Bachelet, subentrato a quello di Sebastian
Piñera, che nel 2011 aveva dato un parziale nulla osta all'opera, ha motivato
la sua decisione sulla base di una serie di questioni di carattere ambientale
non risolte, nonché problematiche legate al reinsediamento delle popolazioni
locali. Il progetto aveva un costo stimato di circa sette miliardi di dollari.
Nonostante la stessa Bachelet durante il suo primo mandato presidenziale
(2006-2010) in merito avesse mantenuto una posizione alquanto ambigua, se non
proprio favorevole, nella campagna elettorale dello scorso autunno si era
dichiarata contraria...
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