sabato 7 settembre 2013

Viviseziona il vegetariano - Andrea Dotti

«Oddio, e ora come glielo dico?». Una domanda che mi perseguita da dieci anni ogni volta che mi trovo a cena fuori con semi-sconosciuti. Cerco di studiare il modo migliore per svelare il mio segreto infame e mi preparo al plotone d’esecuzione. Ora capisco come si sentivano i gerarchi nazisti a Norimberga. E adesso tocca a me.
Decido di tacere. Forse è la cosa migliore: resto zitto fino a quando è possibile. Saranno loro, al massimo, a scoprilo. Così la cena procede tranquillamente. Mangio quello che posso e quello che voglio. Poi, la catastrofe. C’è un tizio, uno qualunque, che si offre di farmi assaggiare parte della sua pietanza, sponsorizzandone la prelibatezza. Si tratta di una braciola di maiale in salsa barbecue, che, a quanto pare, è la fine del mondo. Eccolo: il dramma. «No, grazie. Sono vegetariano». È tipo come se mi fossi alzato e avessi sbattuto sul tavolo la mia tessera del Partito Nazista Tedesco. Silenzio. Tutti mi guardano. Quello che accade dopo è la fotografia di una comune cena a cui partecipa un vegetariano.
Segue un piccolo decalogo che illustra le categorie più diffuse di commensali vegfobici. Uno spaccato sociologico di un banchetto moderno.

CATEGORIA UNO: L’INDIGNATO. È forse quella più spiacevole da incontrare. Ai rappresentanti di questa categoria non interessa sapere le motivazioni della tua scelta, però ti interrogano ugualmente. Per loro non è importante convincerti che la tua scelta è sbagliata, in quanto lo danno già per assodato: non si può non mangiare carne. Secondo loro, se tutti fossero vegetariani saremo invasi da vacche e maiali. Probabilmente gli animali da fattoria conquisterebbero il mondo. Sei il primo vegetariano che hanno conosciuto: uno di quegli incontri che racconteranno agli amici…



grazie a Roberta per la segnalazione

Nessun commento:

Posta un commento