sabato 14 settembre 2013

Karapiru – gli anni del silenzio

Nella sua lingua, il suo nome significa “falco”. Eppure, nonostante l’acutezza della vista che l’epiteto suggerisce, Karapiru non avrebbe mai potuto prevedere la tragedia che ha colpito il suo popolo, gli Awá del Brasile nord orientale. Non avrebbe potuto immaginare che per salvarsi la vita, un giorno sarebbe dovuto fuggire lontano, nel folto della foresta pluviale, con un proiettile di arma da fuoco bruciante nella schiena e la sua famiglia trucidata dai sicari. Né avrebbe potuto sapere che quel drammatico giorno avrebbe anche segnato l’inizio di un decennio di solitudine e silenzio.

La terra ancestrale di Karapiru si trova nello stato del Maranhão, tra le foreste equatoriali dell’Amazzonia occidentale e le savane orientali. Gli Awá, la chiamanoHarakwá, “il luogo che conosciamo”.
I 460 membri della tribù Awá vivono cacciando pecari, tapiri e scimmie; si spostano nella foresta pluviale con archi lunghi due metri e raccolgono i prodotti della foresta: noci di cocco babaçu, bacche di açaì e miele. Alcuni cibi sono apprezzati per le loro proprietà speciali – altri, come gli avvoltoi, i pipistrelli e i bradipi tridattili, sono proibiti. Gli Awá viaggiano anche di notte, illuminando il loro cammino con torce di resina d’albero.

La tribù alleva gli animali rimasti orfani, condivide le sue amache con i coati (simili ai procioni) e spartisce i manghi con i pappagallini verdi. Le donne awá allattano al seno le scimmie cappuccine e quelle urlatrici, e anche piccoli maiali.

L’anno degli Awá si divide in “sole” e “pioggia”; le piogge sono controllate da esseri celesti chiamati maira che sovrintendono ampi spazi di cielo. Quando c’è luna piena, gli uomini awá, con la chioma nera maculata del bianco delle piume dell’avvoltoio reale, entrano in comunione con gli spiriti attraverso la trance indotta da una cantilena. Il rituale dura sino all’alba.
Per secoli hanno vissuto in serena simbiosi con la foresta pluviale. Poi, in soli quattro decenni hanno assistito alla distruzione di gran parte della terra natale e all’assassinio del loro popolo per mano dei karaí (i “non-Indiani”). Oggi, hanno perso più del 30% dei loro territori, andati completamente distrutti, e sono diventati non solo una delle ultime tribù di cacciatori-raccoglitori rimaste in Brasile, ma anche la più minacciata del pianeta...

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