sabato 5 febbraio 2011

Io divoro - Giuseppe Musolino

Fame

I disturbi del comportamento alimentare sono una sindrome di definizione recente, per cui i confronti con un passato lontano non sono possibili. Dicono. In realtà non è così. Già duemila anni fa, infatti, Ovidio nelle sue ‘Metamorfosi’ descriveva inconsciamente ciò che oggi noi esterofili chiamiamo Binge Eating Disorder(disturbo da alimentazione incontrollata) (1).

La leggenda narra che Erisictone di Tessaglia, insofferente al dominio incontrastato degli dei, decise un giorno di distruggere la grande quercia sacra del bosco di Cerere, dea della fertilità e dell’abbondanza. L’azione blasfema scatenò una vendetta violenta da parte di quest’ultima, che aizzò contro Erisictone una figura vorace e meschina, pronta a insinuarsi in lui senza pietà (“quanto più insacca nel ventre, tanto più brama”): la Fame. Questa aveva i capelli ispidi, gli occhi infossati nelle orbite, il viso cadaverico, le labbra bianche e coperte di muffa, la bocca divorata dalla rogna; “dalle anche spigolose spuntavano le ossa secche, al posto del ventre c’era lo spazio per il ventre; il torace lo avresti detto sospeso, sorretto soltanto dalla colonna vertebrale; la magrezza faceva risaltare le articolazioni, le rotule delle ginocchia sembravano enfiagioni, i malleoli sporgevano, protuberanze mostruose”. Un triste ritratto con cui oggi stiamo purtroppo familiarizzando.

Gola profonda

La Fame si precipitò da Erisictone, trovandolo immerso nel sonno. Si avvicinò senza fare rumore, e lo strinse fra le braccia, penetrandogli nel corpo attraverso il respiro.È la storia di una compenetrazione passionale, quasi un amplesso: “La Fame [...] lo avvinse tra le sue braccia e gli insufflò in corpo se stessa, respirandogli in bocca, in gola, nei polmoni, e spandendogli col fiato uno sfinimento nella cavità delle vene”. L’amplesso che ci ha partoriti.

In quel momento, Erisictone venne visitato da un sogno in cui avvertiva un intenso desiderio di cibo. E quando il languore divenne tanto forte da svegliarlo, ordinò che gli fosse servito ogni tipo di portata possibile. Ma pur davanti a quell’incredibile abbondanza, continuò a lamentarsi, sentendosi come se digiunasse da tempo immemorabile. Quanto più mangiava, tanto più era tormentato dalla Fame, che non gli dette tregua fino a quando lo divorò. Letteralmente, tant’è che allo stremo egli cominciò a “lacerarsi e strapparsi a morsi i propri arti e a nutrirsi, sventurato, rosicando il proprio corpo”, fino a quando la morte non lo liberò dal tormento...

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