sabato 19 febbraio 2011

attenti al colesterolo!

Le persone col colesterolo alto sono quelle che vivono più a lungo. Avendo subito un lavaggio del cervello, quest'affermazione può sembrarci talmente incredibile da richiedere parecchio tempo per essere assimilata e capirne a pieno l'importanza. Eppure il fatto che gli individui con colesterolo alto vivano di più emerge chiaramente da molti studi scientifici. Si consideri il risultato del 1994 del Dr. Harlan Krumholz del Dipartimento di Medicina Cardiovascolare dell'Università di Yale, in cui si trovò che persone anziane con colesterolo basso hanno una mortalità doppia per attacco di cuore rispetto a persone anziane con colesterolo alto.[1] I sostenitori della campagna per un colesterolo basso, coerentemente con la loro posizione, ignorano questa obiezione o la considerano come una rara eccezione, casualmente prodottasi tra un grande numero di studi a supporto del contrario.
Eppure non si tratta di un'eccezione; ora è disponibile una vasta mole di risultati che contraddicono l'ipotesi lipidica. Scendendo nello specifico, molti studi su persone anziane hanno evidenziato che il colesterolo alto non è un fattore di rischio per le malattie coronariche. Questo è il risultato di una mia ricerca che ho condotto nel database Medline sugli studi rivolti a questo settore.[2] Undici studi su anziani portano a quel risultato e altri sette studi hanno trovato che il colesterolo alto non è nemmeno un fattore predittivo di mortalità onnicomprensivo.
Consideriamo ora che più del 90 % di tutte le malattie cardiovascolari si riscontrano in persone che abbiano superato i 60 anni e che quasi tutti gli studi hanno trovato che il colesterolo alto non è un fattore di rischio per le donne.[2] Ciò implica che il colesterolo alto è un fattore di rischio per meno del 5 % tra coloro che muoiono di un attacco cardiaco.
E c'è un'ulteriore rassicurazione per quelli che hanno il colesterolo alto; sei studi hanno trovato che la mortalità totale è inversamente collegata al colesterolo totale, o al colesterolo-LDL o a entrambi. Ciò significa che se si vuole vivere a lungo in realtà è molto meglio avere un colesterolo alto piuttosto che basso…

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Un errore comune è credere che tutto il colesterolo provenga dai cibi. In realtà al massimo solo il 20% del colesterolo proviene dall'alimentazione, mentre l'80% è di origine endogena (cioè creato dall'organismo. La produzione è circa di 1-2 g al giorno mentre l'organismo ne assume con la dieta 200-500 mg, per l'uomo occidentale medio circa 340 mg, 220 mg per la donna). Una parte del colesterolo in eccesso viene eliminata dal fegato, cosicché la percentuale esogena (cioè proveniente dall'esterno, dall'alimentazione) massima del 20% sul totale è più che ragionevole. Solo se si mangia "malissimo" si arriva al 20%. Realisticamente è del 10%...

Al di là di informazioni troppo sommarie (come l'affermazione scientificamente errata "si deve avere il colesterolo totale sotto al valore di 200 mg/dl), considerate l'indice di rischio cardiovascolare. Per esempio osservate questa tabella (soggetto maschile).

Colesterolo totale

Colesterolo HDL

Indice di rischio

Valutazione

190

30

6,33

NO - Preoccupante

220

40

5,5

NO - Preoccupante

250

45

5,55

NO - Preoccupante

235

70

3,36

OK

195

50

3,9

OK

300

45

6,67

NO - Preoccupante

245

85

2,88

OK

210

35

6

NO - Preoccupante


Come si vede, il colesterolo totale non è un indice attendibile. Molti medici lo usano perché

danno per scontato (SBAGLIANDO!) che tutti abbiano il colesterolo buono basso…

da qui

Si stabiliscono valori sempre piu' bassi di normalita' per colesterolo e pressione, fattori di rischio cardiovascolare se elavati.
Negli ultimi 30 anni l'obiettivo da raggiungere per il colesterolo e' sceso da 260 a 180. Cosi gran parte dei pazienti e' fuori norma.

Il vero pericolo, che e' anche uno dei limiti della medicina contemporanea, e' di frammentare la complessita' di ogni persona in una serie di malattie potenzialmente curabili, meglio se con farmaci. Con il risultato di trasformarci in una societa' di malati.
Oggi c'e' la tendenza a coniare nuove patologie, come la "preipertensione", pur di vendere medicine a sempre piu' pazienti.

Diventa sempre piu' difficile per un medico resistere al canto delle sirene di Big Pharma: solo negli Stati Uniti i colossi farmaceutici hanno speso nel 2004 oltre 55 miliardi di dollari per promuovere medicinali (la pressione si esercita con viaggi, inviti a congressi, regali, finanziamenti a societa' scientifiche, pubblicita' mascherata da campagne di informazione...) , contro i poco piu' dei 30 miliardi per la ricerca…

da qui

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