Siamo gli anziani dei Masai della Tanzania, una delle più antiche tribù dell'Africa. Il governo ha appena annunciato di voler cacciare migliaia delle nostre famiglie dalle nostre terre per permettere a ricchi turisti di usarle per la caccia a leoni e leopardi. Gli sgomberi inizieranno immediatamente.
L'anno scorso, quando per la prima volta è stato rivelato a tutto il mondo questo piano, quasi un milione di membri di Avaaz si è fatto sentire per aiutarci. La vostra attenzione e la bufera mediatica che si è scatenata hanno costretto il governo a fare marcia indietro, facendoci guadagnare mesi preziosi. Ma il Presidente ha aspettato che l'attenzione internazionale scemasse e ora ha fatto ripartire il piano per sottrarci la nostra terra. Abbiamo urgentemente bisogno del vostro aiuto.
Al Presidente Kikwete forse non interessa di noi, ma ha mostrato che risponde alla pressione globale: quella di tutti voi! Ma forse abbiamo solo poche ore. Vi chiediamo di stare al nostro fianco per proteggere la nostra terra, la nostra gente e gli animali più incredibili di questo nostro pianeta e di far sapere a tutti cosa sta accadendo prima che sia troppo tardi. Si tratta della nostra ultima speranza.
-- La comunità Masai del distretto di Ngorongoro
Nei giorni scorsi, il governo della Tanzania ha annunciato la creazione di una nuova area di “conservazione” sulle terre dei Masai che, secondo il leader della comunità Samwel Nangiria, segnerà “la fine dei Masai e dell’ecosistema del Serengeti”.
I Masai del distretto di Loliondo si sono duramente opposti all’accaparramento delle loro terre da parte del governo, e hanno giurato di battersi per mantenerle.
Lo straordinario paesaggio del Serengeti è meta ambita dai turisti di tutto il mondo. Per i Masai, invece, già sfrattati da gran parte delle loro terre nel nome della conservazione, si tratta della loro casa.
Nonostante il governo affermi che la terra debba diventare un corridoio funzionale agli spostamenti degli animali selvatici tra il Parco Nazionale del Serengeti e il Parco Nazionale del Masai Mara, in Kenya, l’area è stata affittata nel 1992 a una società che organizza safari di caccia, la Ortello Business Corporation (OBC). Ai Masai è stato intimato di andarsene con il loro bestiame nell’interesse della conservazione, mentre ai ricchi turisti è concesso cacciare i grandi animali selvatici che vivono nell’area…
Come vivono?
Per i Masai il bestiame è ciò che rende bella la vita, e latte e carne sono i loro alimenti preferiti. Sebbene il loro stile di vita tradizionale fosse basato sull’allevamento del bestiame (potevano procurarsi gli altri generi alimentari con lo scambio), oggi i Masai hanno bisogno di praticare anche l’agricoltura.
Conducono il bestiame da un pascolo all’altro, per dare all’erba la possibilità di ricrescere; un tempo, questi spostamenti erano garantiti da un sistema di proprietà collettiva della terra, che dava a tutti la possibilità di condividere l’accesso all’acqua e ai pascoli.
Oggi, invece, i Masai sono stati progressivamente costretti ad adottare uno stile di vita stanziale, e molti hanno trovato lavoro nelle città.
La società masai è organizzata per gruppi d’età maschili, i cui i membri vengono iniziati a diventare guerrieri e successivamente anziani. Non hanno capi, ma ogni gruppo ha un ‘Laibon’ di riferimento, una sua guida spirituale.
I Masai venerano un unico dio immanente in ogni cosa, che può manifestarsi in forme benevole oppure distruttive. Tuttavia, oggi molti Masai hanno abbracciato diverse fedi cristiane.
Quali problemi devono affrontare?
Il furto delle terre dei Masai ha avuto inizio in epoca coloniale. La maggior parte dei territori tribali sono stati gradualmente Trasformati in aziende agricole eallevamenti di bestiame, in aree gestite dal governo e in parchi naturali.
I Masai si ritrovano così confinati nelle zone più aride e sterili del paese, in cui spesso il governo cerca anche di ‘portare sviluppo’ col pretesto che i Masai gestiscano troppo bestiame rispetto alla terra disponibile.
Al contrario, i Masai sono allevatori eccellenti e raramente dispongono di più animali di quanto non sia loro necessario e di quanto il territorio possa sopportare. Le interferenze delle autorità mirano in realtà a cambiare il loro sistema di accesso comunitario alla terra.
Se da un lato ha soddisfatto gli stranieri e alcuni Masai dallo spirito imprenditoriale che sono stati in grado di acquistare o vendere terre, dall’altro, questa politica dello ‘sviluppo’ ha inaridito il territorio e condotto alla povertà gran parte del popolo dei Masai, relegato in aree troppo piccole e inadatte all’autosostentamento.
In cosa consiste la campagna di Survival?
Sin dal 1993 Survival sostiene numerosi gruppi di Masai che lottano per riavere i loro territori. In Kenia abbiamo raccolto fondi per una loro campagna di sensibilizzazione contro la vendita delle terre e abbiamo sostenuto la protesta delle tribù di Iloodoariak e Mosiro, derubati dei loro pascoli in virtù di una frode giudiziaria.
In Tanzania abbiamo aiutato i Masai di Ngorongoro a rivendicare il diritto di partecipare all’amministrazione dell’area protetta, e abbiamo condotto una campagna per la difesa della collina sacra di Endoinyo Ormoruwak (‘collina degli anziani’).
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