Sabato mattina (12 ottobre) al “Mercato del
Contadino” di Reggio Emilia è successo qualcosa fuori
dall’ordinario. Uno spontaneo e deciso atto di solidarietà di chi
faceva la spesa – che in molti ancora si ostinano a chiamare
consumatori – nei confronti dei piccoli produttori locali che ogni settimana
animano il mercato istituito dal comune dal 2009.
I fatti
Alcuni ispettori della locale Ausl si presentano
nell’affollata piazza Fontanesi dove si svolge il mercato per effettuare i
controlli sul rispetto delle norme igienico-sanitarie. Appellandosi a una
direttiva che vieta il normale porzionamento di formaggi e salumi (ma anche il taglio delle verdure) e
che prescrive la vendita solo di confezionato, sequestrano diversi prodotti e
rilasciano alcuni verbali. Era già successo che fossero state rilevate
infrazioni e comminate sanzioni per altri motivi senza che nulla
accadesse. Ma stavolta gli acquirenti quando capiscono la situazione
prendono le difese dei produttori, alzano la voce e in pratica obbligano i
funzionari ad allontanarsi.
La Circolare
Il divieto entrato in vigore da meno di un mese è
parte di una circolare concordata con le associazioni di categoria che
i produttori (in special modo gli allevatori e i pastori) ritengono iniqua, per
la complicazione di gestione, per i costi del confezionamento e per la produzione
di packaging superfluo. Ma soprattutto perchè significherebbe essere
assimilati ai banchi a libero servizio eliminando così uno dei motivi per cui
questo tipi di mercato sono stati istituiti: la relazione diretta produttore-acquirente
fatta di assaggi, porzionamenti a richiesta, ma anche la semplice esperienza
olfattiva.
Tobia è un pastore dell’appennino
che ogni sabato “scende” in piazza per vendere yogurt e formaggi di pecora di propria produzione: “Mi preme sottolineare che lavoro
non solo con passione, ma nel pieno rispetto delle
normative sia in azienda, sia per il trasporto, sia al mercato“ dice.
L’adeguamento, per lui e a per altri produttori, ha avuto costi che si misurano
in migliaia di euro. Ma se “è giusto far le cose in regola, per la tutela di
chi mangia il mio formaggio e per la mia azienda” è inaccettabile che siano
imposte regolamentazioni “che di fatto ostacolano inevitabilmente la
vendita, pur sapendo di seguire le disposizioni previste per negozi e
supermercati – aggiunge – Sono un piccole imprenditore, ho sempre cercato un
rapporto costruttivo con le amministrazioni e le Ausl e cercherò il dialogo
anche questa volta, ma lotterò perchè il divieto venga rimosso” conclude Tobia.
E intanto propone un incontro durante il prossimo mercato per informare i
cittadini sulle buone pratiche che lui e altri vogliono continuare a seguire.
La reazione
L’accaduto viene rilanciato sulla pagina Facebook
del Distretto di
Economia Solidale di Reggio Emilia – impegnato da un poco
più di un anno nella non facile costruzione di una rete di economie rispettose
del territorio e delle persone coinvolte – e più tardi dai media locali. Lo
sdegno e la solidarietà per i produttori, già manifestata al mercato, non tarda
a farsi sentire anche online. Segno questo, al di là di toni polemici in alcuni
casi eccessivi, di una consapevolezza diffusa riguardo al valore delle
piccole produzioni alimentari locali. Tra i commenti più creativi
qualcuno propone di raccontare le storie dei produttori, altri di munirsi
di dichiarazione per accollarsi la responsabilità dell’acquisto porzionato.
Le persone
Al di là del caso reggiano sembra evidente un
certo smarrimento del legislatore (italiano ma anche europeo)
nell’interpretazione dell’attuale complessità: dietro lo scudo della “tutela
dei consumatori” le regolamentazioni vengono uniformate, senza la capacità di
distinguo necessari a favorire il moltiplicarsi di microimprese di
qualità e la relativa redistribuzione del reddito. E senza prendere in
considerazione una grande risorsa: le persone.Ipotesi che rimanda a una grande sfida, cioè la
possibilità di intraprendere percorsi partecipati e condivisi che sappiano coinvolgere non solo le associazioni di
categoria ma anche coloro che si intende tutelare. Non sono percorsi
facili nè scontati, ma esistono chiari esempi come quello che si è
concluso lo scorso luglio con l’approvazione della Legge
regionale per l’Economia Solidale della Regione Emilia-Romagna.
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