L’inquinamento
atmosferico provoca solo una piccola parte dei tumori, il vero rischio è legato
all’alimentazione. Le percentuali parlano chiaro: allo smog si possono imputare
dall’1 al 4% dei tumori, all’alimentazione ben il 30%. È l’oncologo Umberto
Veronesi, intervenuto al convegno sull’informazione ambientale organizzato dal
ministero dell’Ambiente, a lanciare l’allarme sugli alimenti, colpevoli, a suo
dire, di introdurre nel nostro organismo elementi cancerogeni. A salire una volta
ancora sul banco degli imputati sono le farine di mais e il latte contaminati
dalle aflatossine, così come la carne. Mentre a salvarsi dall’accusa parrebbero
essere i prodotti ogm come il mais, che rispetto al cugino coltivato
tradizionalmente avrebbe un contenuto di 3-10 volte minore di tossine
cancerogene.
L’ex ministro della Sanità spiega, illustrando i grafici, che in una ricerca su 77 diversi tipi di farina di mais per la polenta, il contenuto di aflatossine è risultato fuorilegge nel 70% dei casi. Mentre, in prove in campo, la contaminazione da aflatossine è più bassa da 3 a 10 volte per il mais ogm rispetto a quello tradizionale e a quello biologico, perché – spiega il clinico- le aflatossine e le altre micotossine cancerogene si sviluppano all’interno della minuscola galleria scavata nei chicchi di mais dalla piralide, un insetto che non attacca la varietà appositamente prodotta nei laboratori biotech.
Insomma, «mangiare poco è la prima difesa. Più si mangia, più si ha il cancro», anche se – osserva Veronesi – «frutta e verdura sono fortemente protettivi, e mangiandone si introducono meno sostanze cancerogene». Infine, per il vegetariano Veronesi, «più carne si mangia, più c’è rischio di tumori intestinali».
[da corriere.it del 15 marzo 2005]
L’ex ministro della Sanità spiega, illustrando i grafici, che in una ricerca su 77 diversi tipi di farina di mais per la polenta, il contenuto di aflatossine è risultato fuorilegge nel 70% dei casi. Mentre, in prove in campo, la contaminazione da aflatossine è più bassa da 3 a 10 volte per il mais ogm rispetto a quello tradizionale e a quello biologico, perché – spiega il clinico- le aflatossine e le altre micotossine cancerogene si sviluppano all’interno della minuscola galleria scavata nei chicchi di mais dalla piralide, un insetto che non attacca la varietà appositamente prodotta nei laboratori biotech.
Insomma, «mangiare poco è la prima difesa. Più si mangia, più si ha il cancro», anche se – osserva Veronesi – «frutta e verdura sono fortemente protettivi, e mangiandone si introducono meno sostanze cancerogene». Infine, per il vegetariano Veronesi, «più carne si mangia, più c’è rischio di tumori intestinali».
[da corriere.it del 15 marzo 2005]
Guarisce dal cancro al colon
cambiando dieta:frutta e verdura lo salvano
Un cancro aggressivo al
colon peggiorato e inoperabile: ad aprile di quest'anno la
notizia che, ormai, non c'era più niente da fare. Eppure in quattro mesi,
semplicemente cambiando la propria dieta,
è riuscito a liberarsi della malattia: è quello che è successo ad Allan Taylor,
settantottenne di Middlesbrough (Regno Unito) che, cercando su internet, ha
messo a punto un nuovo regime alimentare eliminando carne rossa e latticini e
sostituendoli con 10 porzioni di frutta e verdura crude al giorno, e
prediligendo l'utilizzo di curry, orzo selvatico in polvere, semi di albicocca
e integratori di selenio.
Dopo
un intervento e tre mesi di chemioterapia per combattere contro il cancro al
colon che lo aveva colpito, Taylor aveva ricevuto la notizia sul peggioramento
delle sue condizioni di salute ad aprile: il tumore si era infatti diffuso anche all'intestino tenue.
Seguì una diagnosi nefasta:cancro inoperabile. Poi il cambio di alimentazione che,
spiega Taylor, lo avrebbe preservato da morte certa: «Ero determinato a
mantenere un atteggiamento positivo - ha raccontato il settantottenne al
'Sunday Mirror' - e ho deciso di trovare da solo una soluzione, digitando sui
motori di ricerca del web l'espressione 'cure per il cancro del colon'».
All'inizio di agosto la notizia della guarigione: gli esami strumentali non
mostravano più alcuna traccia delle anomalie riscontrate nell'intestino tenue.
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