venerdì 28 settembre 2012

Il mais ogm provoca il cancro?


Ogm cancerogeni? È quanto afferma un team di ricerca dell’Università di Caen, che in uno studio recentemente pubblicato mette sotto accusa due prodotti targati Monsanto: un certo tipo di mais ogm, la variante NK603, e l’erbicida Roundup. Secondo gli studiosi, topi nutriti per tutta la vita con questi prodotti avrebbero sviluppato, rispetto a cavie alimentate altrimenti, squilibri ormonali, un’alta incidenza di tumori e danni a fegato e reni. L’autore principale della ricerca, Gilles-Eric Séralini, ha dichiarato che gli esperimenti condotti dal suo team hanno preso in considerazione tre gruppi di topi. Il primo è stato nutrito con mais NK603, un granoturco geneticamente modificato per resistere a uno degli erbicidi più usati al mondo, il Roundup, coltivato in più del 50% delle piantagioni statunitensi; al secondo gruppo è stata somministrata acqua contenente Roundup; il terzo è stato alimentato seguendo una dieta standard.
TUMORI AL SENO - Nei primi due casi, afferma Séralini, i ratti hanno sviluppato tumori alla mammella e gravi danni a organi interni. La notizia ha subito riacceso le polemiche sugli ogm, un argomento ancora poco compreso, e uno loro storico oppositore, l’eurodeputato Jose Bové, ha dichiarato: «Quando le imprese hanno detto che non c’erano rischi per la salute, hanno mentito. Tutte le valutazioni fatte finora sugli ogm devono essere riviste alla luce di questi nuovi studi, che mostrano quanto gli ogm siano pericolosi per la salute umana». Ma non si è fatta attendere nemmeno la risposta della comunità scientifica, che giudica il lavoro di Séralini privo di fondamento scientifico, e lo smonta pezzo per pezzo. Lo scienziato francese dichiara che si sono ammalati di più i ratti "trattati"? Secondo Tom Sanders, responsabile della sezione di nutrizionistica al King's College di Londra, la razza di topi utilizzata per la ricerca sviluppa più facilmente e frequentemente di altre tumori alla mammella, specialmente se le cavie vengono alimentate con quantità di cibo illimitate, o con mais contaminato da un fungo noto per causare nei topi squilibri ormonali. L’assenza di dati sulla quantità di cibo ingerito dalle cavie e la mancanza di test per verificare la presenza del fungo in questione inficerebbero la ricerca…




La Russia ha sospeso l'importazione di mais geneticamente modificato, commercializzato dalla colosso dell'agroalimentare Monsanto, dopo la pubblicazione di uno studio choc sulla tossicità del mais Ogm di tipo NK603.
LA REPLICA - L'equipe di Gilles-Eric Séralini, professore di biologia molecolare all'Università di Caen in Francia, ha realizzato un allarmante studio che rileva come i ratti nutriti con mais geneticamente modificato siano più soggetti ai tumori o a gravi malattie. Morale, in Russia hanno deciso di correre ai ripari. «Finché non riceveremo una piena informazione sul caso, l'importazione e la vendita di mais NK603 geneticamente modificato sono temporaneamente sospese», si legge in un comunicato. Dalla Monsanto invece minimizzano e insinuano il dubbio che la sospensione dell'import sia più di natura commerciale che sanitaria: «La Russia è un grande esportatore di cereali. L'impatto sulle nostre vendite di questa decisione sarà minimo».
MAIS E PESTICIDI - Lo studio si è concentrato su due prodotti specifici: il mais Nk 603 e l'erbicida Roundup. Entrambi sono prodotti dalla Monsanto,. L'esperimento è stato condotto su 200 ratti divisi in tre diversi gruppi: il primo alimentato con il Nk 603 trattato con il Roundup, il secondo alimentato con il mais Ogm ma escludendo il potente erbicida, il terzo alimentato con mais non Ogm e non trattato. «La mortalità è molto più rapida e forte nel caso del consumo di entrambi i prodotti di Monsanto» ha affermato Séralini al Nouvel Observateur, la rivista francese che pubblicato lo studio. La ricerca però è stata duramente criticata perché i ricercatori francesi che l'hanno condotta hanno rifiutato la verifica dei risultati da parte dell'Efsa, l'Agenzia europea per la sicurezza alimentare. Gli scienziati dell'Università di Caen hanno sostenuto che l'Efsa non è imparziale dato che ha già approvato il mais ogm. E da parte della comunità accademica è arrivato il sostegno e l'invito a eseguire ulteriori approfondimenti. Ma altri istituti europei e statunitensi hanno messo in discussione la validità dello studio, sotto il profilo dell'ampiezza del campione e della completezza dei dati…

venerdì 21 settembre 2012

piccolo è bello


...Uno sciopero nazionale di 24 ore, al quale secondo gli organizzatori (i partiti di opposizione e i sindacati) partecipano oltre 50 milioni di lavoratori, sta paralizzando l'India. Obiettivo: fermare una legge presentata dal governo che aprirebbe le porte del paese alle grandi catene internazionali della vendita al dettaglio.
Finora il sistema commerciale indiano - nel quale lavorano e vivono centinaia di milioni di persone - è sempre stato basato sul piccolo commercio e sulle catene di negozi indiani: i big globali del settore, da Wal-Mart a Carrefour e Tesco, avevano dovuto stare in sostanza alla finestra, ovvero erano presenti ma solo come fornitori all'ingrosso per i dettaglianti, senza poter vendere direttamente ai consumatori...

... Lo sciopero è stato organizzato dai partiti di opposizione al Congresso Nazionale Indiano (primo fra tutti Bharatiya Janata Party, il partito del popolo fortemente nazionalista) e dai sindacati riuniti nella Confederation of All India Traders (CAIT) cui aderiscono circa 50 milioni di persone. Alla protesta hanno deciso di partecipare i piccoli commercianti, ma anche gli autisti degli autobus e dei mezzi di trasporto pesanti contro l’aumento previsto del 14 per cento del prezzo del gasolio.
Si stanno svolgendo manifestazioni nelle principali città del paese (Nuova Delhi, Patna, Allahabad e Varanasi), sono stati bloccati i binari del treno negli stati del nord Uttar Pradesh e Bihar e molte multinazionali hanno sospeso per oggi le attività temendo episodi di violenza. E il Trinamool Congress, partito che fa parte della coalizione di governo ma che non condivide la proposta di riforma, ha annunciato per domani il ritiro del sostegno in Parlamento e le dimissioni di sei ministri...

martedì 18 settembre 2012

grano duro e grano tenero


Il frumento è il cereale più coltivato e consumato in Italia. Appartiene al genere Triticum, che si divide in Triticum durum (grano duro) e Triticum aestivum (grano tenero).
Il grano duro si differenzia da quello tenero per il contenuto di proteine lievemente superiore, ma soprattutto per i prodotti della macinazione. Il grano duro, infatti, produce semole e semolati dai granuli grossi con spigoli netti, mentre dal grano tenero si ottengono farine dai granuli tondeggianti.
Il grano duro è adatto per la produzione di pasta alimentare (ma anche di pane), quello tenero di pane o di pasta all'uovo…

In Italia la pasta secca è tradizionalmente, ed ora anche per legge, confezionata con il prodotto della macinazione del grano duro (Triiticum durum), appunto la semola. Mentre l'altra importante specie di frumento, cioè il grano tenero (Triticum vulgare) viene usato per la farina, quindi per la confezione casalinga della pasta all'uovo, del pane ecc. 
Morfologicamente i due tipi di grano non presentano differenze clamorose: il chicco di grano duro è leggermente più oblungo e d'aspetto quasi traslucido, mentre il chicco di grano tenero è opaco e tondeggiante.
Il primo cresce nei terreni assolati e rudi del Sud Italia, quello tenero preferisce il clima più umido e tranquillo della Pianura Padana. Ecco quindi l'origine della differenza dei consumi tra pasta secca al Sud e pasta all'uovo al Nord.

mercoledì 12 settembre 2012

I cibi anticancro, secondo Umberto Veronesi

Magari avete appena terminato di cuocere piano piano un sugo di pomodoro, che adesso è pronto per incoronare di rosso un bel piatto di maccheroni: lo sapete che formidabile «medicinale» avete preparato? Nel pomodoro crudo che mangiamo in insalata si trova una potentissima sostanza benefica, il licopene, che ci protegge dal cancro. Ma quando cuocete il pomodoro per fare il sugo di licopene se ne produce fino a cinque volte di più. 
Come mai? David Heber, direttore del Centro per la nutrizione umana dell'Università della California, ha scoperto il perché: il calore della cottura, rompendo le pareti delle cellule del pomodoro, libera tutto il licopene che contengono e lo rende completamente assorbibile dall'apparato digerente, proteggendo tutto l'organismo dai rischi ditumore
E come i pomodori sono protettivi i broccoli, le arance, la zucca, i cavoli, i fagiolini verdi, la carota, le verdure a foglia verde, i legumi, l'aglio, la cipolla, i piselli, i peperoni, le patate, i cetrioli, il prezzemolo, i finocchi, gli asparagi, i carciofi, i funghi, i ravanelli, le erbe aromatiche. E poi le fragole, le albicocche, i lamponi, l'uva, il melone, l'anguria, i mirtilli, le castagne. Ancora: il tè verde, lo yogurt, i crostacei, i molluschi, il pesce in generale, l'olio d'oliva (GUARDA LA GALLERY dei cibi anticancro). 
Nel prezioso laboratorio della natura ce n'è per tutti i gusti, e adesso incominciamo a scoprire che ce n'è per tutti i Dna, la doppia elica che contiene le nostre informazioni genetiche...

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una tazza di tè verde


Il tè verde, conosciuto come elisir di lunga vita da almeno 4000 anni, si ricava dalle foglie giovani della pianta conosciuta come"camellia sinesis", che subiscono una particolare lavorazione, che non permette l'ossidazione delle foglie, lasciando loro il colore naturale.

Le sue origini si perdono nel tempo; in Cina si narra che l'imperatore Shen Nung fu il 
primo
bevitore di té verso il 2700 a.C., mettendo le foglie della pianta dentro una brocca di acqua bollente dando così inizio a questa usanza.

A partire dal II° secolo d.C. alcuni testi medici cinesi riportano i benefici ottenibili dal consumo regolare di tè; un monaco giapponese, Eisai, nel 1211 d.C. scrisse un libro intitolato "mantenere la salute bevendo tè" dove dichiarò: "Il té è una medicina miracolosa per mantenere la salute, ha lo straordinario potere di prolungare la vita." 

Quindi, sia che tu ci voglia credere o no, devi sapere che le foglie di questa pianta sono utilizzate da almeno 4000 anni e che sono sempre state conosciute come un toccasana per la salute dell'organismo…

Sono numerose le ricerche che confermano il ruolo importante giocato dal tè verde nella lotta contro il cancro: pare prevenga la sua genesi e ostacoli la formazione dei vasi che lo alimentano. Il merito va alle catechine, molecole che in laboratorio inibiscono molte cellule tumorali: quelle delle leucemie, del cancro ai reni, alla pelle, al seno, alla bocca, alla prostata. Per ottenere il massimo effetto dalle catechine vanno assunte bevendo il tè verde e non sotto forma di integratori.

gatti e cinghiali

Un cinghialotto orfano convinto di essere un gatto. Che accorre quando gli si offre una carota. Che si fa le coccole «muso a muso» con i gatti di strada. Che grufola dolcemente mentre i gattini contro i quali si struscia gli fanno le fusa. E' un piccolo miracolo della capacità di avvicinamento uomo-animale quello che sta avvenendo a San Pietro, località sulle alture di Sanremo, alle spalle dell'ospedale. Il cinghialotto che è stato adottato dalle gattare della zona, e da tutta la colonia felina, lo hanno chiamato «Mimma». A valle, colpevole l'estate, c'era arrivata con il caldo di giugno. Anzi, c'era arrivata la mamma, con «Mimma» e un fratellino.

Le gattare l'avevano trovata subito dopo il parto in un canneto, vicino al torrente. Stremata e immobile. Le avevano portato da mangiare e da bere, adottandola. Con il passare delle settimane i cinghialotti prendevano il latte e si irrobustivano e lei approfittava del «menù» degli amici quattrozampe. Ungulati e felini, fianco a fianco. Una famiglia allargata per la gioia di tantissimi bambini che si erano fatti immortalare con i cinghialotti in braccio...

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bambini e gatti

Un bimbo di un anno, allevato da una famiglia di gatti, è stato trovato dalla polizia argentina per le strade di Misiones.

La storia del piccolo "cucciolo di uomo" rispecchia quella del famoso personaggio del Libro della giungla di Kipling, Mowgli.

Il bimbo era tenuto in vita dagli avanzi che otto gatti raccoglievano in giro per lui, e come spiega il medico che lo ha visitato dopo il ritrovamento, i gatti tenevano probabilmente il piccolo al caldo di notte, rannicchiandosi su di lui.

La poliziotta Alicia Lorena Lindgvist ha trovato il bambino in un canale del quartiere Cristo Re della città argentina. Come riportato dal quotidiano inglese Telegraph, la donna ha raccontato: «Stavo camminando e ho notato un gruppo di gatti seduti molto vicini tra loro, vedendo l'immagine insolita mi sono avvicinata per dare uno sguardo più attento, e sul fondo di una grondaia ho visto un bambino. Uno dei gatti lo leccata, per lavarlo dallo sporco in cui era». - La Lindgvist continua - «Quando mi sono avvicinata i gatti hanno protetto il bambino soffiando su di me, tenevano il bambino al caldo mentre dormiva». Accanto al bambino vi erano anche avanzi di cibo.

La polizia si è poi messa alla ricerca dei veri genitori del bambino, rintracciando il padre, un senzatetto che ha dichiarato di averlo perso da diversi giorni.

Thames Valley, portavoce del Benessere degli animali in Berkshire ha detto: «Nella nostra esperienza, le colonie di gatto tendono a prendersi cura dei cuccioli di ogni gatta, rintracciando e portando loro cibo».

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martedì 11 settembre 2012

Patagonia senza dighe




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Non è a rischio solo la sopravvivenza dell’armadillo peloso (al quale pure uno potrebbe affezionarsi). Il progetto presenta un risvolto metodologico di estrema importanza: in un Paese dove vigono i sistemi di privatizzazione introdotti da Pinochet con l’interessato supporto dei Paesi occidentali, l’acqua di fatto non è contemplata come “bene comune”: il Código de Aguas del 1981 (marginalmente rivisto nel 2005) sancisce apertamente la deregulation nello sfruttamento delle acque, per il quale non si richiedono dettagliati progetti preventivi, si prevedono poche carte e pochi, quasi automatici passaggi di approvazione; non è un caso che sin dagli anni ’80 Endesa Chile (allora pubblica, oggi ormai privata) abbia acquisito per cifre irrisorie i diritti di sfruttamento che ora accampa. La stessa valutazione di impatto ambientale, già due volte rimandata al mittente dagli organismi pubblici (dietro la pressione delle proteste), non è mai stata sottoposta a un voto popolare, a un pubblico esame condiviso, e cozza perfino contro le direttive della Commissione Mondiale sulle dighe: se oggi si tende a ragionare in termini di piccole centrali idroelettriche, di scarso impatto e di portata minore ma più localmente gestibile, non si capisce come si possa approvare un progetto per un sistema gigantesco che produrrà energia a 2300 km di distanza dal luogo in cui tale energia dovrebbe servire (essenzialmente: i giacimenti minerari a nord della capitale, quelli dove si consumò il dramma a lieto fine di quest’inverno), e che comporterà pertanto la costruzione di una lunghissima linea di trasmissione destinata ad attraversare 6 parchi nazionali, e a sconciare ed espropriare migliaia di ettari. Tutte le informazioni essenziali sul tema sono esemplarmente raccolte qui.

Nell'autunno scorso la campagna "Patagonia sin represas", Patagonia senza dighe, scontava un momento di sconforto, di crisi d'identità si direbbe, perchè sembrava confrontarsi con un sistema di potere e di informazione troppo più forte di qualsiasi sentimento e di qualsiasi possibile iniziativa ambientalista. 
Una sorta di lotta contro i mulini a vento, perchè il potere dell'impresa era capace di oscurare in un attimo il lavoro capillare portato avanti sul campo dalle associazioni.
In Patagonia è pratica normale che la HydroAysen, l'azienda cilena che opera in Cile in nome e per conto dell'Enel -che acquisendo la spagnola Endesa, ha acquisito ogni diritto di sfruttamento delle acque in Cile- finanzi i progetti dei contadini, che in un baleno si ritrovavano in mano il denaro per realizzare un proprio sogno.
Politica di incoraggiamento, di sostegno alle iniziative, di sviluppo, dice Marisol Martinez, il sindaco di Puerto Aysen, un paesino alle porte di Coyaique, la capitale della Patagonia cilena, dove un'altra azienda intende costruire altre dighe: un sistematico acquisto delle coscienze, dicono invece gli ambientalisti, affranti nel constatare l'avanzata irresistibile di questo sistema di "sostegno".
Persino le comunità cittadine godono di questa iniezione di denaro chiamata "sostegno", comuni che si ritrovano in un batter d'occhio con i fondi per le scuole, per le attività sportive e quant'altro, con i contadini soddisfatti per aver magari costruito una casetta, riempito la pancia per qualche tempo senza porsi tanti problemi, essendo le questioni ambientali- è noto- una fisima degli abbienti….
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finti sacchetti ecologici


I sacchetti in polietilene addittivato non si possono definire biodegradabili. A sostenerlo è Assobioplastiche che ha commissionato una serie di analisi approfondite a Chelab, laboratorio italiano che effettua test di biodegradabilità degli imballaggi.

I risultati, pubblicati in agosto hanno evidenziato una netta differenza tra le due tipologie di sacchi monouso diffusi in commercio. Quelli ottenuti da: amido mais, patate, poliestere, ecc… distinguibili dagli altri perché riportano sulla superficie il marchio EN 13432, sono gli unici conformi alla legge approvata nel marzo di quest’anno in quanto risultano completamente biodegradabili e compostabili. Le altre borse di plastica ottenute da polietilene additivato dopo 12 mesi infatti si sono decomposte solo per il 10%. Le buste biodegradabili invece dopo 6 mesi risultano per il 90% già degradate.

Si è ancora lontani dalla reale applicazione della legge 28 del 24 marzo 2012 che doveva bandire una volta per tutte i vecchi sacchetti di plastica a beneficio dell’ambiente.

lunedì 10 settembre 2012

Cura Open Source

Salvatore Iaconesi è un esperto di tecnologia, un artista, una figura polivalente con un curriculum ricco e vario. Recentemente, ha scoperto di avere un tumore al cervello. I risultati degli esami gli sono stati però consegnati in un formato chiuso, proprietario. Salvatore li ha "craccati" e resi disponibili per il download a tutti, con un'idea di condivisione e ricerca di aiuto allo stesso tempo. Salvatore chiama la sua idea "Cura Open Source", e scrive: "Ieri sono andato a ritirare la mia cartella clinica digitale: devo farla vedere a molti dottori. Purtroppo era in formato chiuso e proprietario e, quindi, non potevo aprirla né con il mio computer, né potevo mandarla in quel formato a tutti coloro che avrebbero potuto salvarmi la vita. L'ho craccata…

lunedì 3 settembre 2012

Classi separate per i rom: l’apartheid scolastico in Slovacchia - Riccardo Noury

Oggi comincia il nuovo anno scolastico in Slovacchia. Come ogni genitore responsabile, Marcela e Peter accompagneranno i loro figli a scuola nella città di Levoca. Più precisamente, alla scuola elementare Francisciho nel quartiere di Tehelna.
Come già è successo nel 2009 e nel 2011 ad altri due loro figli, Dusan ed Erika, anche l’altra figlia, Renata, stamattina verrà con ogni probabilità separata dai suoi coetanei.
Dusan lo hanno separato dagli altri alunni in quinta elementare, Erika alla prima.
La ragione è che Dusan, Erika e Renata sono bambini rom.
Dopo quattro anni passati insieme ai compagni di classe, giorni fa Renata si chiedeva il perché di tutto questo:
 “Non voglio andare in una classe per soli rom, dove parleremmo solo romanì e non slovacco e avrei amici solo rom. È importante avere anche amici che non sono rom e crescere insieme”.
Le parole di Renata suonano molto sensate. Altrettante non ha saputo trovarne il preside della scuola Francisciho, che l’anno scorso si è ritrovato di fronte un gruppo di genitori rom, tra cui Marcela e Peter, che gli chiedevano il motivo per cui avesse istituito una nuova prima elementare per Erika e altri alunni rom.
In tutta la Slovacchia sono migliaia le bambine e i bambini rom intrappolati in un sistema educativo di secondo livello, che dispone  strutture e programmi scolastici per soli rom e che vede un numero sproporzionato di loro collocati in classi differenziali per bambini con “lieve disabilità mentale”

domenica 2 settembre 2012

Crescere... decrescendo

Non sono utopisti con la testa fra le nuvole. No. I numerosi aderenti alla campagna "Bilanci di Giustizia" che quest'anno si sono incontrati nel ridente paese di montagna sull'Appennino modenese hanno lavorato sodo. Assemblee, dibattiti, gruppi di studio che hanno animato e impegnato il centinaio e passa di partecipanti, molti giovani e con bambini al seguito, in queste giornate di fine estate.
Un'azione in controtendenza, quasi una mosca bianca tra l'incessante ronzare di parole piovute dall'alto quali crescita economica, spread, titoli di Stato. Parole che certificano quanto quasi risulti obbligatorio, per il welfare dei popoli, il consumo, la spesa, l'avere di più per comperare di più, nel movimento incessante della macchina a ciclo continuo che il capitalismo attuale ha generato e che agli occhi dei più accorti somiglia sempre più a una sorta di "catena di Sant'Antonio" su scala planetaria.
Ed ecco allora chi ci ripensa, e prova in concreto a cambiare le carte in tavola. Se la crisi avanza perché non imparare a rinunciare al superfluo? A calibrare esigenze e desideri su altre scale di misura? Il "vivere con poco rimanendo felici" non è allora un'utopia ma un esercizio di responsabilità e di attenzione su ciò che serve raffrontato a ciò che viene suggerito dal "mercato". Oltre che di apprendimento concreto su quel che "artigianalmente" si può produrre, da soli o in gruppi, e proprio i "Gruppi Locali" diventano una risposta comunitaria per condividere nel territorio esperienza e how-to. Dalle marmellate fai-da-te all'uso dei computer con programmi Open Source, alla scelta consapevole del mezzo giusto di locomozione o del carburante più ecologico per chi non può rinunciare all'auto...

sabato 1 settembre 2012

il vecchio e il nuovo


Ancora poche ore. Poi diremo addio alle vecchie lampadine a incandescenza che hanno illuminato le ore notturne per oltre cento anni. Dal 1 settembre 2012 1, infatti, in Europa, sarà vietato vendere le ultime ancora sul mercato (quelle di potenza compresa tra i 25 e i 40 watt), il cui posto verrà preso da quelle compatte e a led. Per dare una mano ai consumatori a orientarsi tra i vari tipi a disposizione, il WWF ha deciso di fornire le "istruzioni per l'uso" sul sito Topten (www.eurotopten.it), con una guida online all'acquisto di elettrodomestici efficienti…

Doveva succedere ed è successo. Le lampade “ecologiche” che ho messo in casa cominciano a diventare vecchie e c’è bisogno di sostituirle. Quella che vedete nella foto stava in cucina; non funzionava più e mi è caduta per terra mentre la cambiavo. Meno male che i tubi al neon interni non si sono rotti, sennò la procedura di aerazione della casa per evitare la contaminazione da mercurio sarebbe stata un bel casino, specialmente col freddo invernale.
Ora, messa la lampada nuova, si pone il problema di cosa fare della vecchia. Esaminandola con attenzione, ci ho trovato sopra un bel disegnino di un bidone della spazzatura barrato con sotto scritto “Hg”, il che si dovrebbe interpretare come “non buttatela nel cassonetto, contiene mercurio.” Questo ammesso che chi si trova in mano questa lampadina sappia che “Hg” è il simbolo dell’elemento mercurio e sappia interpretare il geroglifico in questione. Ma questo dice soltanto cosa NON si deve fare. Ma cos’è che si deve fare della lampada rotta? Ci ho passato un certo tempo per capirlo; alla fine è diventata una questione d’onore; quindi mi sono esaminato tutto lo spettro di possibilità telefonando in giro…

Non buttate le lampadine. Specie se sono quelle ecologiche: perché inquinano più delle altre. Nella mente di Graziano Modica la lampadina giusta si è accesa quindici anni fa. Stanco di fare l’architetto «senza vedere un soldo», ha abbandonato il tavolo da disegno e ha investito tutta la sua vita «nella bellezza dei rifiuti». L’impianto che ha creato dal nulla e che ancora oggi amministra è l’unico del Centro Italia a dare una nuova vita alle lampade a risparmio energetico, che tagliano la bolletta, ma possono diventare una vera bomba ad orologeria per l’ambiente. Le polveri e i vapori di mercurio che contengono, infatti, se non vengono smaltiti correttamente, rischiano di contaminare terreni e fiumi…