Non c’è forse nulla di così potente e simbolico per rappresentare l’India e le sue cucine se non i masala.
Cominciamo dalla parola.
Il masala è una miscela di spezie sapientemente scelte e dosate. E la parola masala significa semplicemente spezia.
I masala sono l’anima della stragrande maggioranza delle pietanze preparate nell’infinita India.
Di masala in Occidente praticamente non si parla mai. Parola quasi sconosciuta.
Il termine curry (che deriva dal tamil cari e significa salsa) è invece quasi universalmente noto, ed è per molti niente altro che il nome di una spezia.
Il curry è in realtà una miscela di spezie. Insomma: il curry è il masala.
Sono stati gli inglesi a colonizzarne la denominazione, ribattezzandolo curry.
Forse con scarso spirito gastronomico sentivano ripetere la parola curry per indicare l’una o l’altra pietanza e trovandole tutte speziate, devono aver dedotto o preferito comunque definire la spezia con quel nome.
Invece “il curry” è “la pietanza”.
Quale curry hai mangiato ieri? potrebbe essere una usuale domanda, per sapere quale piatto è stato consumato.
Per capirci: è come se in una carambola gastrologica, damblè, qualcuno avesse cominciato, chessò negli anni Cinquanta, a chiamare l’olio d’oliva, ingrediente presente nell’ottanta per cento delle paste in Italia, con il nome del piatto che lo ospita, ovvero pastasciutta. Please give me pastasciutta, per condire l’insalata.
L’esempio è volutamente iperbolico, ma rende il senso.
Per completezza d’informazione va detto che esiste una pianta chiamata curry, ma non ha alcuna relazione con la miscela di cui stiamo parlando. E’ una pianta ornamentale comunemente chiamata albero del curry, che produce foglie dall’intenso aroma. Hanno proprietà erboristiche ma normalmente non vengono utilizzate in cucina.
Chiarito questo, torniamo ai masala...
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