…Il Burkina Faso è un Paese realmente povero, povertà aggravata dalla sua posizione geografica priva di sbocchi sul mare, da un clima tropicale contrassegnato dal vento secco e caldo proveniente dal Shara, da un’ iniqua distribuzione delle risorse economiche. Il paesaggio che ho osservato durante il viaggio Benin-Burkina era terribilmente spoglio: terra sterile; strade poco asfaltate; piccoli villaggi disseminati tra i campi fatti di capanne di legno che sorgono l’una accanto all’altra, popolati da uomini e donne vestiti di nulla, da bimbi che corrono con piedini scalzi forse ormai insensibili al caldo incandescente che sale dal terreno, in uno stato prettamente primitivo e in condizioni igeniche lontanissime dagli standard di normalità europei.
Al fine di ristabilire gli equilibri necessari ad assicurare l’equità del benessere dell’intera popolazione ci vorranno anni e, soprattutto, la volontà concreta di agire seguendo i bisogni più urgenti del Paese: primo fra tutti, un sistema idrico che punti su progetti di agricoltura sostenibile. Molti ragazzi del luogo dimostrano reale interesse verso azioni orientate allo sviluppo della pratica della Permacultura basata sulla coltivazione consociata, al fine di sfruttare al cento per cento gli spazi coltivabili e sulla creazione di sistemi di irrigazione strettamente correlati alla morfologia dei terreni. Affinchè queste voci non rimangano degli echi dispersi nel vento c’è bisogno di un forte supporto da parte di chi occupa posizioni di potere decisionale, di infinita coscienza e profonda umanità…
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