domenica 10 febbraio 2019

Case della salute: Zedda non sa di cosa parla - Paola Correddu



In una recente intervista televisiva, il candidato Presidente Massimo Zedda, a proposito di sanità, evitando accuratamente di esprimere giudizi sulla riforma della rete ospedaliera portata avanti dall’Assessore uscente Arru, puntualizzava che l’ospedalizzazione incide sulla spesa sanitaria marginalmente, per il 15%. Auspicava inoltre la costituzione della rete ospedaliera decentrata, ovvero le case della salute diffuse sul territorio, come ricetta per i risolvere i mali della sanità sarda.
Non ho idea di chi fornisca i dati al candidato Presidente, considerato che la spesa per l’assistenza ospedaliera incide per il 50% del bilancio, a discapito della medicina territoriale, come dichiarava lo stesso On. Franco Sabatini per giustificare la riforma della rete ospedaliera, né conosco i suoi consiglieri in tema di politiche sanitarie, considerato che l’esperimento delle case della salute, avviato sin dal 2008 in molte regioni d’Italia, Emilia, Piemonte, Lazio, Toscana, si è dimostrato fallimentare.
Le case della salute sono sedi pubbliche in cui sono allocati servizi amministrativi, sociali, sanitari e questi ultimi comprendono ambulatori di medicina generale e di medicina specialistica. Nascevano sostanzialmente per raggiungere tre obiettivi: 1) favorire l’integrazione orizzontale interprofessionale fra medicina convenzionata, dipartimenti territoriali, dipartimenti ospedalieri, servizi sociali del territorio; 2) promuovere la salute rafforzando le competenze dei cittadini; 3) ridurre gli accessi impropri al Pronto Soccorso.
Nelle Regioni che hanno attivato la sperimentazione, ad oggi non vi sono dati statisticamente significativi circa la riduzione degli accessi in Pronto Soccorso. Anzi, molte sono le critiche nei confronti di questo modello organizzativo da parte del maggiore sindacato della medicina generale, la FIMMG, che sottolinea come le case della salute non potranno mai competere con il P.S. di un ospedale né i medici di famiglia potranno mai sostituire i medici ospedalieri legando il loro lavoro a dei codici colorati.
Se il candidato Presidente Zedda pensa che le case della salute possano rappresentare una rete ospedaliera decentrata, così come affermato nell’intervista, evidentemente non sa di cosa parla. Non solo non sa di cosa parla ma lascia intendere di voler realizzare sul territorio ciò che l’Assessore Arru ha già fatto a livello ospedaliero, ovvero accentrare i servizi sanitari.
La bozza di riforma della rete territoriale proposta dai vertici di ATS, mira infatti al superamento del servizio di guardia medica, con riorganizzazione dell’attività di medicina generale secondo un modello di continuità assistenziale H16 e non più H24 com’è attualmente. Secondo le tabelle predisposte dall’azienda, il numero delle guardie mediche verrebbe ridotto da 190 a 29 e i medici associati o in una forma organizzativa detta AFT, aggregazione funzionale territoriale, 62 su tutto il territorio regionale, costituita da medici di famiglia e medici di guardia medica in un rapporto di 5/1, o secondo il modello delle case della salute per l’appunto, 43 complessivamente.
Questo è lo scenario che si prospetta per il futuro dei Sardi, è bene che ne sia consapevole il candidato Presidente Zedda e tutti gli altri candidati Presidenti, un taglio di figure professionali operanti nel territorio ed un taglio di ore di assistenza sanitaria grazie ad una riorganizzazione unicamente finalizzata a mascherare i tagli al sistema sanitario pubblico.
La FIMMG CA Sardegna crede nel mantenimento della sanità pubblica, nel superamento della visione ospedalocentrica attraverso la capillarizzazione e domiciliarità dei servizi sanitari territoriali, in una programmazione che metta al centro di qualsiasi riforma i bisogni dei cittadini tenendo conto delle specificità epidemiologiche e di composizione della popolazione Sarda.
Per promuovere la salute ed il benessere dei cittadini, per favorire l’interazione fra i professionisti operanti sul territorio, non è necessario l’accentramento dei servizi. Basta fare rete, basta affidarsi all’informatizzazione, alla digitalizzazione. Il futuro della nostra salute è nel digitale, non nelle case delle salute.
(Paola Correddu è la segretaria regionale FIMMG CA, il principale sindacato dei medici di medicina generale a livello nazionale)

Nessun commento:

Posta un commento