lunedì 15 luglio 2019

Giordania, le antiche rovine di Petra - GIUSEPPE DEL BUONO



Un paese affascinante la Giordania, una cultura millenaria, una storia travagliata e ricca che si perde indietro nel tempo fino agli albori della storia. In questi luoghi troviamo delle rovine ancora più misteriose e seducenti, i resti dell’antica città di Petra risalenti al IV secolo a.C. Le rovine dell'antica metropoli e del centro commerciale ora servono come importante sito archeologico e ovviamente come attrazione turistica.
Petra si trova a circa 240 km a sud di Gerusalemme e Amman, la capitale della Giordania, e circa a metà strada tra Damasco, Siria e Mar Rosso, ed è proprio la sua posizione geografica che è stata ideale per far sviluppare il complesso nel corso dei secoli come polo commerciale e centro di scambio.
Il sito è considerato significativo dagli storici e dagli archeologi, anche per altri motivi, ovvero sia per la sua bellissima architettura scavata nella roccia che per l'innovativo sistema di gestione delle acque, che ha reso la regione abitabile, dato che è circondata da terreno desertico, aspro e montuoso.
Petra è stata anche definita la "città delle rose" a causa del colore delle pietre utilizzate nei suoi edifici ed è stata inserita nel Patrimonio Mondiale dell'UNESCO nel 1985.
La storia della città inizia come postazione commerciale dai Nabatei, una tribù beduina araba indigena della regione in quella che oggi è la Giordania sudoccidentale. I Nabatei che vivevano e commerciavano a Petra accumularono presto una notevole quantità di ricchezza, e un invidioso Impero Greco attaccò la città nel 312 a.C. Questo evento segna il primo riferimento a Petra registrato nella storia. I Nabatei combatterono con successo gli invasori greci approfittando del terreno montagnoso che circondava la città. La montagna serviva efficacemente come un muro naturale, sostenendo Petra.
Tuttavia, l'incursione greca fu solo l’inizio di una serie di attacchi che portarono in ultimo alla conquista di Petra da parte dei Romani nel 106 d.C., e alla fine costrinsero i Nabatei ad arrendersi. L'Impero Romano annesse il territorio appena guadagnato e cambiò il suo nome in Arabia Petraea.
Continuarono a governare la città per oltre 250 anni fino alla metà del quarto secolo d.C., quando un terremoto distrusse molti dei suoi edifici. Alla fine i Bizantini presero il controllo della regione e governarono Petra per circa 300 anni. All'inizio dell'ottavo secolo d.C., Petra era in gran parte abbandonata e non era più un luogo significativo dal punto di vista commerciale, politico e culturale. Tuttavia, pur essendo in rovina incominciava ad essere notata da storici e archeologi per la sua architettura unica e per l'innovazione specifica dei beduini nabatei che hanno fondato la città.
Dato il terreno accidentato e montuoso che lo circonda, Petra non sembrerebbe un luogo logico per costruire una città eppure i Nabatei approfittarono di questa geografia mentre erigevano le sue strutture chiave. Usando una prima forma della tecnica nota come architettura scavata nella roccia, i Nabatei scolpirono letteralmente molti degli edifici della città dalle superfici di pietra circostanti. Con l'evolversi della cultura nabatea e con il successivo tentativo dei romani e dei bizantini di lasciare i propri segni sulla città, l'architettura di Petra iniziò ad assumere un mix tra le diverse culture che la occupavano.
Le tombe grandi ed ornate costruite dai Nabatei lasciarono il posto alle chiese cristiane costruite dai Bizantini, che consideravano Petra la capitale della provincia della Palestina.
Nel mentre di questo passaggio architettonico per le strutture più imponenti i Romani che governarono la città dopo i Nabatei e prima dei Bizantini, costruirono la strada romana di Petra, che venne utilizzata come la principale arteria, e costruirono anche le porte ornate che segnavano l’ingresso, e altri interventi minori che comunque lasciarono il segno.
L’influenza dei Nabatei sul disegno e sulla struttura della città non fu mai completamente eliminata, la loro geniale abilità nello sviluppare soluzioni per la raccolta dell’acqua rimase come segno indelebile e fu utilizzato senza troppe modifiche anche da coloro che vennero dopo.
Come abitanti del deserto, i Nabatei avevano lottato a lungo durante le stagioni in cui le precipitazioni nella regione erano molto limitate, ma anche quando erano troppo abbondanti. Al momento della costruzione, svilupparono un sistema unico di condutture, dighe e cisterne per raccogliere, immagazzinare e distribuire l'acqua piovana per tutto l'anno sfruttando anche precipitazioni limitatissime. In certi periodi dell'anno, l'area intorno alla città era soggetta a inondazioni. Tuttavia, i Nabatei erano in grado di controllare efficacemente queste alluvioni usando dighe e, quindi, l'approvvigionamento idrico della città. Ciò significava che potevano risiedere in città anche durante i periodi di siccità migliorando anche la resa dal punto di vista agricolo.
Dopo l'ottavo secolo, quando Petra fu in gran parte abbandonata come centro commerciale, le sue strutture in pietra furono utilizzate come rifugio dai pastori nomadi per diversi secoli.
Poi, nel 1812, le straordinarie rovine di Petra furono per cosi dire "scoperte" dall'esploratore svizzero Johann Ludwig Burckhardt, che descrisse quello che aveva visto nelle sue memorie di viaggio.
Con il mondo occidentale ormai consapevole della loro esistenza, le rovine hanno presto attirato l'interesse di architetti e studiosi, e iniziarono anche degli scavi ufficiali che portarono a dei risultati nei decenni successivi, tra cui la scoperta del 1993 di pergamene greche risalenti al periodo bizantino e la più recente documentazione via satellite di immagini di una struttura monumentale precedentemente sconosciuta sepolta sotto le sabbie della zona.
Quando nel 1985 Petra fu dichiarata Patrimonio dell'Umanità dall'UNESCO, le tribù beduine che avevano costruito case all'interno delle restanti rovine della città furono forzatamente trasferite dal governo giordano.
Nei primi anni 2000, il sito è stato nominato una delle "Sette nuove meraviglie del mondo", portando a un picco nel turismo. Da allora, sono stati fatti sforzi per proteggere le rovine di Petra dal turismo eccessivo, così come i danni da inondazioni, pioggia e altri fattori ambientali.

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