martedì 20 settembre 2016

La battaglia di Marco: dal disagio psichiatrico al riscatto

(di Monica Magro)

Camminare come terapia, anche per le malattie psichiatriche. Un esempio è Marco Francesco Simbula, 32 anni di Villacidro, anni fa colpito da un grave disturbo psichiatrico, oggi studia per diventare un operatore socio-sanitario. Lui, insieme ad altri, è stato uno dei primi a sperimentare il percorso di “Sentieri in libertà”: il trekking sui Tacchi dell’Ogliastra (leggi quiideato da Alessandro Coni,direttore del dipartimento di salute mentale e dipendenze della Asl di Sanluri. “Il mondo per me non esisteva più, ero destinato a bruciarmi, non avevo più rapporti sociali, non mi godevo più neanche un bicchiere d’acqua. I nostri genitori ci hanno dato la vita, la malattia ci toglie tutto, non ci lascia niente”. Lo descrive così il tunnel nel quale Marco è finito 14 anni fa, all’età di 18 anni. Poco importa conoscere il nome della patologia perché “chiunque abbia vissuto un’esperienza di malattia psichiatrica sa bene quanto sia difficile“. Quattordici anni fa Marco era un ragazzo come tanti, ha vissuto delusioni sentimentali e affettive che hanno portano a un malessere. “Ma non capivo cosa mi stesse succedendo, non ero più io, non realizzavo di avere un problema – racconta Marco – la malattia ti fa vivere in un mondo che non è più normale, è come prendersi in giro da soli. Sono stato malissimo, nell’immensa solitudine e nella nullità, senza autostima”.
Eppure “il disturbo psichiatrico non lo puoi nascondere, si vede, imbarazza, ti tremano le mani, sei spaesato, e uscire da quel tunnel è difficile  – sottolinea Marco -. Occorre affrontare la malattia in tempo, con le persone giuste”. Solo sotto consiglio della sorella, il 32enne ha deciso di farsi aiutare, pur non sapendo di essere affetto da un disturbo psichiatrico: “Per me era normale il disordine nella testa e non capivo cosa potesse darmi uno psichiatra”. Così ha deciso di affidarsi a un’equipe di medici e ha capito che “i rapporti sociali cambiano la vita, e inizi di nuovo a vivere, meno pastiglie, meno gocce, più vita”.
Da una seduta con uno psichiatra una volta alla settimana, dopo qualche mese ha accettato di iniziare una terapia di gruppo dove ogni partecipante racconta a i suoi problemi, un percorso durato anni, durante il quale ha dovuto superare numerosi ostacoli. “L’equipe di medici mi ha permesso di esistere. Ho dovuto stringere i denti, ma prima ancora è stato necessario capire che dovevo fidarmi di loro”. Mentre racconta il disagio, nelle sue parole si percepisce un senso di gratitudine nei confronti di chi, come il suo psichiatra che ora definisce ‘un fratello, uno zio’, gli ha dato l’opportunità di rimettersi in gioco. Ma dopo la fiducia nei confronti degli operatori, ha capito che un ruolo fondamentale nella sua vita lo hanno avuto i rapporti sociali, attraverso il volontariato.
“La buona volontà di aiutare gli altri mi ha dato tante soddisfazioni, mi  ha permesso di alzarmi la mattina e mi ha fatto andare a letto la sera – spiega – così mi sono riappropriato dell’indipendenza e della lucidità”. Dalla malattia psichiatrica, Marco oggi è tornato a essere la persona che era prima di entrare nel vortice di pensieri e sensazioni che lo costringevano a vivere un mondo distorto. Dopo anni di volontariato, dove ha riscoperto il piacere di avere un contatto con la società, oggi è impegnato mattina e sera. Nella prima parte della giornata lavora come giardiniere, mentre nel corso della serata studia per diventare un operatore socio-sanitario. Conduce una vita normale che si suddivide tra lavoro, studio, uscite con gli amici e progetti per il futuro. “Gli studi costano, io oggi sono un ragazzo indipendente e mi sento benissimo”. I suoi sogni sono gli stessi della maggior parte dei suoi coetanei. “Vorrei concludere quanto prima gli studi per trovare un lavoro e arrivare alla totale indipendenza – dice – e poi penserò anche a una compagna”. Ma ha anche dei consigli per chi vive in questo momento la malattia che lui è riuscito a sconfiggere. “Non mollate, dovete capire che la vita continua – sottolinea – cambierà, sta cambiando. Aprite la finestra e guardate fuori, là c’è ancora il mondo e quello è solo l’inizio di una trasformazione. Fidatevi degli specialisti, delle persone che stimate. Fatevi prendere per mano da loro”.

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