sabato 5 dicembre 2015

Non si paga la verdura, si sostiene l’agricoltura - Dario Becci

L’agricoltura civica si fonda sul benessere comune. Tutto il resto vien da sé: l’alto valore dell’alimentazione, l’economia sociale, l’utilizzo sostenibile del terreno, persone che agiscono in uno spazio e per un fine comuni, la partecipazione diretta alla coltivazione di frutta e ortaggi, all’allevamento non intensivo di animali e la filiera corta ristabiliscono il contatto con la natura, condizioni queste che la maggioranza dei venditori e dei distributori oggi non vuole offrire.
Il consumatore ritorna ad essere produttore. L’idea prende rapidamente piede in molti Paesi: in Giappone il Teikei (partenariato)  coinvolge già numerosi nuclei familiari; negli Stati Uniti la Csa (Community-supported agriculture, agricoltura sostenuta dalla comunità) è già da tempo realtà; in Francia l’idea si diffonde con il nome di Association pour le maintien de l’agriculture paysanne (Amap, associazione per il mantenimento dell’agricoltura rurale); in Germania la Solidarische Landwirtschaft(agricoltura civica o solidale) si diffonde a macchia d’olio, cosicché oggi la rete organizzativa dei diversi nuclei d’agricoltura civica presenti sul territorio conta almeno ottantotto gruppi, anche se pare che solo una quindicina di essi riesca ad autofinanziarsi completamente; in Italia questo tipo d’agricoltura è in parte collegata all’esperienza dei Gas (Gruppi di Acquisto Solidale) e il portale AiCARE (Agenzia Italiana per la Campagna e l’Agricoltura Responsabile e Etica) www.aicare.it riporta una mappa delle molteplici attività che la riguardano.
A Mannheim, nella primavera-estate del 2012, su iniziativa di Cinzia Fenoglio, si è costituito un primo gruppo di persone interessate a occuparsi di agricoltura civica in questa città. Cinzia, avendo già un’esperianza pluriennale con un’organizzazione di agricoltura civica nella Renania-Palatinato, era desiderosa di propagare l’idea solidale dell’agricoltura, laddove questa mancasse ancora. Nei primi incontri eravamo una decina, forse anche meno, e naturalmente agivamo su base teorica, in quanto non avevamo nessun(a) agricoltrice/agricoltore con la/il quale cooperare.
L’interesse era altissimo e l’efficacia del passaparola ha fatto sí che nell’estate del 2013 abbiamo stabilito un contatto con un agricoltore della zona disposto ad intraprendere un percorso comune. Il 13 marzo 2014 una ventina di soci ha fondato l’associazione Solidarische Landwirtschaft Mannheim-Ludwigshafen, che da allora in poi ha cercato di mettere in pratica nel migliore dei modi i princípi dell’agricoltura civica, civile o solidale, che dir si voglia. Oggi una novantina di soci e un nuovo agricoltore decidono  quotidianamente le sorti dei terreni, la cui certificazione è rigorosamente biologica (Bioland).
Il meccanismo è semplice: per coltivare ortaggi e alberi da frutto occorre annualmente una certa quantità di risorse (economiche e forza lavoro), che viene valutata entro la fine di un anno per l’anno successivo; si calcola cosí una quota di socio indicativa (i soci possono decidere liberamente di versare anche di piú o di meno); chi è disposto a prestare altre forme di supporto, oltre a quella economica, si assume uno o piú incarichi e in tal modo si formano dei gruppi di lavoro: volontari nei terreni, per gestire le finanze, i depositi nei quali avvengono le consegne (settimanali) di frutta e verdura, per creare e aggiornare il sito internet dell’associazione, per organizzare le riunioni, gli eventi, e chi piú ne ha piú ne metta.
In questo modo chiunque faccia parte della comunità influisce direttamente sul progetto. La difficoltà maggiore (lo è stato anche per me all’inizio) è comprendere che non stai sottoscrivendo un abbonamento settimanale alla cassetta di prodotti alimentari provenienti dalle parti piú disparate del mondo, bensí stai investendo nell’utilizzo che si fa dei terreni che tu coltivi: non si paga per la verdura, ma s’investe nell’agricoltura.
Chi volesse approfondire le informazioni sulla Solidarische Landwirtschaft può visitare il sito della nostra associazione di Mannheim-Ludwigshafenwww.solawi-malu.de oppure andare sul sito della rete per la Germaniawww.solidarische-landwirtschaft.org. In Italia le esperienze di agricoltura civica sono raccolte da AiCARE www.aicare.it, che si definisce cosí: AiCARE è un network di tecnici e ricercatori attivi, motivati e con competenze nei settori dello sviluppo rurale, dell’agricoltura, dell’educazione/formazione e del welfare. Utilizzano metodi innovativi e stili di lavoro che si caratterizzano per leggerezza, praticità e concretezza. AiCARE offre a imprese, organizzazioni e cittadini strumenti per promuovere le conoscenze in materia di agricoltura sociale e agricoltura civica, assistenza tecnica, opportunità di formazione, visite sul campo e tour in Italia e all’estero, eventi, animazione e incontri. La maggior parte di questi strumenti è liberamente disponibile sul sito, che è anche progettato per essere il luogo in cui le pratiche di agricoltura sociale e civica possono presentarsi e raccontarsi direttamente. AiCARE offre anche servizi di assistenza e di orientamento per la Pubblica Amministrazione, nella convinzione che solo il sistema pubblico, in un’ottica di sussidiarietà, può fare qualcosa di nuovo nelle zone piú difficili, caratterizzate da una crescente fragilità, sfiducia e individualismo. AiCARE vuole essere un punto di riferimento per il mondo dell’agricoltura sociale e civica, offrendo a persone, comunità, associazioni, organizzazioni e enti pubblici la propria competenza ed esperienza.
Tra le varie realtà italiane di questo tipo troviamo il Codifas a Palermo (Consorzio di difesa dell’agricoltura siciliana), la cooperativa sociale Giovani in Vita a Sinopoli (Reggio Calabria), Comunione è vita a Casamassima (Bari), Terra & Libertà a Montella (Avellino), Friarielli Ribelli a Napoli, Amiata Responsabile a Castel del Piano (Grosseto), Caps – Comunità Agricola di Promozione Sociale a Pisa, Orti scolastici a Lucca, Terra rara a Prato, Folletti del Bosco – Castagneto di San Pellegrino a Firenzuola (Firenze), Arvaia a Bologna, Sole solidale a Viano (Reggio Emilia), Čibo.Sí a Trieste, Bio Rekk a Padova, Semi che crescono a Vicenza, Officine Corsare e Coefficiente Clorofilla a Torino.
A vedere le numerose iniziative, che si arricchiscono quotidianamente di nuovi progetti, viene da pensare che un altro mondo non solo sia possibile, ma addirittura necessario.

Nessun commento:

Posta un commento