mercoledì 13 maggio 2015

Il Lazzaretto di Niamey - Mauro Armanino

Era un enorme campo profughi per i Tuareg colpiti dalla siccità, poi, negli anni Settanta, la cavalcata espansiva di Niamey l’ha inglobato per farne un’altra periferia povera. Mauro Armanino, missionario italiano emigrato sulle rive del Niger per prendersi cura dei migranti, ci racconta Lazzareto (Lazaret), il quartiere della capitale dove si aspettava con ansia l’arrivo di Ebola. Per molte agenzie umanitarie e per il potere politico corrotto le epidemie incontrollate sono una vera manna ma il più spettacolare dei virus ha snobbato la popolazione nigerina e s’è arrestato alla frontiera col Mali. In sostituzione, è arrivata la meningite, la cui presenza era da tempo nota a tutti, ma proprio a tutti, tranne che alle vigili agenzie. Così i vaccini non ci sono, qualcuno però giura che siano in viaggio…

L’unica ambulanza funzionante passa di giorno e di notte. Sembrano molte ma si tratta di un’illusione acustica. La sirena appare da lontano e pochi automobilisti la prendono sul serio. Avranno i loro motivi per non spostarsi di un passo. Avanti e indietro dal Lazzareto di Niamey che si trova sulla destra della strada di Ouallam. Oltre l’ambulanza sono i genitori che portano in braccio o con altri mezzi i figli contaminati dalla meningite. Ogni giorno racconta i propri morti tra le tende di isolamento che aiutano a propagare la malattia. La zona del Sahel è da tempo un’area propizia allo sviluppo della malattia. La polvere e il vento caldo facilitano il bacino di utenza del morbo. Le zone a rischio servono per gli studi di geopolitica. L’organizzazione Mondiale della Sanità abita un bel palazzo sulla centrale arteria Mali Bero. L’OIM, l’Ufficio delle Migrazioni Internazionali è poco lontano. La morte è tra tutte la migrazione meno studiata.
Le Organizzazioni Internazionali, in combutta con le Complici Autorità Locali,sono come l’uomo ricco della nota parabola. Vestono di porpora e di cartellini plastificati di riconoscimento. Ogni giorno fanno splendidi banchetti nei ristoranti raccomandati dalle agenzie di notazione. I mendicanti, di nome Lazzaro, stanno alla porta ben custodita da membri della ditta di sicurezza più performante. Le piaghe sono invisibili e solo in alcune circostanze vengono esibite. Vorrebbero sfamarsi di quello che avanza dalle Istituzioni ma nessuno li prende sul serio. I pochi cani da guardia si trovano dietro le mura di cinta delle ville. Gli altri si nascondono per non essere accusati di mendicità dalle ordinanze municipali che nessuno fa applicare. Un giorno di aprile o d’inizio maggio i Lazzaro sparirono per sempre dalle soglie dei ristoranti. I vaccini cominciarono ad arrivare e pochi raccomandati con qualche bambino poterono usufruirne. I ricchi non se ne erano accorti.
Lazzareto era il nome del campo profughi che raccolse migliaia di Tuareg durante una lunga e mortale siccità. La gestione dello stesso era stata affidata ad agenzie religiose e umanitarie. Col tempo il luogo si era adattato all’estendersi delle periferie nella capitale del Paese. L’arrivo di Ebola aveva costituito una rinnovata identità al campo. Per grazia ricevuta questa epidemia si era fermata alla frontiera col vicino Mali. Imponderabili giochi del destino o distrazione divina, fatto sta che il Niger era stato risparmiato dall’Ebola. C’era reticenza a dare la mano alle donne ma solo per il tipico pudore della società nigerina. Gli inviti a lavarsi spesso le mani erano disattesi per mancanza d’acqua potabile. Comunque l’epidemia aveva risparmiato i Lazzari. Ma il Lazzareto era stato adibito nel caso fosse necessario. Ed è a questo punto che la meningite aveva saputo colmare il vuoto creatosi tra le tende. I Medici Senza Frontiera stavano anch’essi alla porta.
Lazzaro è colui che dio assiste quando può. Spesso le Agenzie Umanitarie lo precedono e allora sono guai seri. Finche arriva il Governo centrale della Sanità che si potrebbe paragonare per difetto a una ciurma di pirati. Assaltano laddove ci sono epidemie e programmi globali alla Bill Gates con Melinda da soprammobile. Ci sono piani per tutte le malattie trasmissibili a parte la povertà che invece si custodisce e tramanda per generazioni. Se poi nascono epidemie incontrollate è tanta manna per gli agenti che di essa si arricchiscono. Qualcuno, di rado, finisce a Kollo, la prigione ‘politica’ di Niamey. In genere non dura molto: la giustizia si stanca prima degli imputati. Poi tutto torna come prima e i pirati trovano altri mezzi di abbordaggio. Della meningite si sapeva. Persino i Lazzaro del circondario lo sospettavano da tempo. Le Agenzie no. I vaccini non ci sono, o se c’erano dormivano in alcune farmacie dai nomi provvidenziali che illuminano la notte.
Dosi a prezzi stracciati circolano nell’immaginario collettivo. Altre vengono spacciate al mercato nero o vendute in chioschi improvvisati con iniezione compresa. Le mascherine protettive sono facoltative e a Niamey le usano i motocilisti per non prendere il raffreddore. C’è chi giura che adesso i vaccini sono arrivati o sono in viaggio. Anche loro sono tra i migranti da controllare.
da qui

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