lunedì 13 marzo 2017

Il grande abbaglio del colesterolo

...Nessuno vuole mettere in dubbio che un colesterolo totale di 300 mg/dl o un colesterolo HDL (il cosiddetto colesterolo buono) di 30 mg/dl possano causare dei problemi, ma è una falsa soluzione individuare il colesterolo come responsabile primo del rischio cardiovascolare.
L’interpretazione delle più importanti ricerche è stata per decenni frutto di errori logici grossolani. Il grave è che gli errori sono stati ripresi senza spirito critico da moltissime fonti. Vediamo perché parliamo di errori logici con un esempio molto importante.
Dal sito (in corsivo verde) del Programma nazionale Linee Guida (Istituto Superiore di Sanità).
Lo studio di Framingham ha dimostrato che ogni incremento dell’1% della colesterolemia è associato ad un aumento di incidenza di cardiopatia ischemica del 2-3%.
Cioè, se io passo da 180 mg/dl a 252 mg/dl ho un aumento del 40%. Ammesso (e non concesso) che a 180 mg/dl l’incidenza sia zero, un aumento del 40% indica un aumento della cardiopatia del 40*2,5=100% (2,5 è il 2-3%). Cioè sono morto. Come almeno il 30% degli italiani. Come spiegato nell’articolo sui grassi saturi, il famoso studio Framingham mostrò che non c’è nessuna significativa differenza nel rischio cardiovascolare fra individui i cui livelli di colesterolo variano da 204 a 294 mg/dl. Nonostante ciò, il dott. Kennel, direttore dello studio, sentenziò che il livello di colesterolo totale plasmatico è un potente indicatore del rischio cardiovascolare. Fu solo dieci anni dopo che i dati dello studio Framingham furono pubblicati senza enfasi sull’Archives of Internal Medicine. Purtroppo le parole di Kennel avevano già fatto il giro del mondo. Citiamo Castelli, autore della pubblicazione dello studio e successore di Kennel: “In Framingham, Massachusetts, the more saturated fat one ate, the more cholesterol one ate, the more calories one ate, the lower people’s serum cholesterol. . . we found that the people who ate the most cholesterol, ate the most saturated fat, ate the most calories weighed the least and were the most physically active…”. Molte fonti citano ancora oggi lo studio Framingham con le tesi di Kennel riportando la bibliografia di Castelli!
Ulteriori evidenze, che nel dettaglio hanno valutato l’andamento del rischio della colesterolemia in popolazione, sono emerse dall’analisi osservazionale della coorte di uno degli studi più grandi, il Multiple Risk Factor Interventional Trial (MRFIT). L’analisi della mortalità a 6 anni su 361.662 uomini, tra 35 e 57 anni di età, ha dimostrato una relazione tra colesterolemia e rischio di malattie cardiovascolari di tipo lineare, vale a dire l’assenza di valori soglia, al di sopra (o al disotto) dei quali sia possibile rilevare variazioni rilevanti della condizione di rischio.
Non si citano i dati e cioè che a 200 mg/dl il rischio è lo 0,14% e che a 250 è lo 0,17%!!!! Sempre dallo stesso articolo sui grassi saturi: l’altro famosissimo studio (Multiple Risk Factor Intervention Trial, MRFIT) cercò di correlare il rischio cardiovascolare al livello di colesterolo di 362.000 uomini e trovò che le morti annuali erano leggermente inferiori allo 0,1% con livelli di colesterolo sotto ai 140 mg/dl e circa lo 0,2% per livelli sopra i 300 mg/dl. Questo bastò per far dire al dott. La Rosa dell’American Heart Association che la curva di rischio inizia a flettersi decisamente a 200 mg/l, mentre in realtà la “curva” è una retta che non mostra nessun punto critico. Matematicamente ciò significa che abbassare di 32 mg/dl i livelli di colesterolo (forse il massimo di quello che si riesce a ottenere con l’alimentazione!) abbassa il rischio di morte dello 0,02%!
Anche uno studio di confronto cross-culturale, come il Seven Countries Study (condotto su 12.467 uomini, di età compresa tra 40 e 59 anni, negli USA, in Giappone ed in cinque paesi europei – Italia, Iugoslavia, Grecia, Finlandia, Olanda) ha confermato che un incremento della colesterolemia di 20 mg/dL, lungo tutta la sua distribuzione nella popolazione, corrispondeva ad un aumento del 12% del rischio di mortalità coronarica. All’interno delle popolazioni dei singoli paesi, la colesterolemia era correlata in maniera lineare alla mortalità coronarica e l’aumento dell’incidenza di mortalità coronarica era identico per pari incrementi della colesterolemia. La minor incidenza di mortalità per cardiopatia ischemica si osservava in Giappone e nei paesi dell’Europa meridionale, la cui popolazione presentava valori medi di colesterolemia basale (125-150 mg/dL) corrispondenti ai quartili inferiori della distribuzione generale dello studio, ma che comunque mostravano un aumento dell’incidenza di eventi all’aumentare della colesterolemia.
Il 12% è un dato risibile che si spiega con il grande abbaglio del colesterolo. Un conto sarebbe stato dire che il rischio raddoppiava o triplicava. Il 12% di aumento del rischio vuol dire che passare da 200 a 240 di colesterolemia può far aumentare un rischio di morte dell’1% all’1,24%. Notevole!
Nonostante ciò, è corretto ammettere che esistono studi che correlano un alto livello di colesterolo LDL al rischio cardiovascolare, anche se le interpretazioni di tali studi hanno amplificato i risultati. Ma allora perché parlare di abbaglio? Spieghiamolo con un esempio.
C. La Vecchia (Istituto Mario Negri) e altri ricercatori dell’università di Vaud (Svizzera) hanno studiato lo stile di vita di 300 pazienti affetti da tumori al colon o al retto, confrontandolo con un gruppo di controllo di 500 elementi.  Si è scoperto che il rischio per questo tipo di tumori aumenta linearmente con le calorie assunte, raddoppiando per chi assume troppe calorie. Secondo La Vecchia, ”questi dati confermano l’importanza della dieta e, in particolare, di alcuni tipi di grassi, nell’insorgenza dei tumori al colon e al retto. E mettono in guardia dai pericoli di un’alimentazione che fornisce un’energia superiore al necessario”.
Peccato poi che molti giornalisti che hanno ripreso i risultati arrivino a dire che “il capo d’accusa relativo ai veri nemici del colon è da restringere dunque ai grassi saturi che aumentano la probabilità di questi tumori del 40%. Gli studiosi italo-svizzeri sembrano dunque puntare il dito, ad esempio, sui tanti alimenti preconfezionati contenenti grassi vegetali idrogenati”.
Possibile che non si riesca a interpretare correttamente la ricerca?
1.      Un conto è parlare di sovrappeso e alimentazione ipercalorica e un conto è parlare di grassi saturi!
2.      Un conto è parlare di grassi saturi e un conto di grassi trans che sono saturati chimicamente.
Riportiamo uno dei molti studi che assolvono il colesterolo:
C. Römer-Lüthi, Dr. Phil. nat. d’après S.C. Renaud, D. Lanzmann-Petithory dans “Fatty acids and lipids-new findings”. World Rev. nutr. diet. Bâle, Karger 2001, vol. 88
Lo studio condotto in doppio cieco nel Minnesota ha dimostrato che il tasso di colesterolo può essere abbassato del 15% sostituendo la metà dei grassi saturi con grassi polinsaturi, senza avere però né una diminuzione delle malattie cardiovascolari, né una diminuzione del tasso di mortalità. Altri studi dimostrano come gli acidi grassi essenziali omega-3 possono ridurre il numero di decessi per patologie cardiovascolari (fino al 30%) senza influenzare il tasso di colesterolo.
L’errore logico del grande abbaglio consiste nel fatto che tutte le ricerche sul colesterolo non hanno considerato il vero fattore di rischio primario: il sovrappeso.
L’errore si sviluppa così:
mangio male -> vado in sovrappeso -> il mio colesterolo sale -> la colpa è del colesterolo!
La causa dell’aumentato rischio cardiovascolare non è tanto il colesterolo quanto il mangiare male, cioè l’assumere troppo calorie. Siccome storicamente le troppe calorie venivano assunte tramite grassi animali (in particolare saturi) e usando alimenti ricchi in colesterolo, ecco l’errore. Spesso poi l’errore è stato usato da governi, medici, associazioni per smuovere psicologicamente le persone: anziché dire loro la verità (mangia meno o sei spacciato!), si è seguita una linea più morbida (mangia meno grassi ed evita gli alimenti ricchi di colesterolo, sono loro il pericolo!). La politica è stata ovviamente fallimentare perché la gente si è buttata sugli zuccheri con eguali risultati!...

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