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In relazione ai punti sopra riportati, ReCommon precisa e chiarisce la
propria posizione:
1. Sull'ottenimento delle licenze di esplorazione nel Mediterraneo in
zona economica palestinese.
ReCommon prende atto del fatto che ENI giudica come “legittimamente
indetta” da Israele la gara internazionale per l’assegnazione delle
licenze di esplorazione nelle acque antistanti Gaza, poiché le acque di
sfruttamento economico interessate sarebbero situate, in base al diritto
internazionale, tra Israele ed Egitto. In proposito riteniamo grave che,
così facendo, Eni trascuri che oltre 150 paesi hanno riconosciuto lo stato
di Palestina e, per quel che concerne il diritto internazionale, l'UNCLOS
(Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare) riconosce alla Palestina la sovranità sulle sue acque
territoriali e sulla zona economica esclusiva che si
estendono fino a 200 miglia nautiche dalla costa di Gaza, per cui il 62% dell’area di esplorazione assegnata al consorzio a guida
di ENI ricade nella zona economica esclusiva palestinese.
In secondo luogo, nonostante i reiterati tentativi di rassicurare gli
azionisti e il pubblico che “nessuna licenza è stata emessa in
relazione a tale gara, né tanto meno alcuna attività esplorativa è stata
avviata da Eni nell’area fino ad oggi”, ReCommon prende atto del
fatto che ENI non abbia smentito l’aggiudicazione delle licenze e che non
abbia comunicato di avervi rinunciato o di volerlo fare. Dunque, dalle
precisazioni ricevute da Eni è possibile desumere che l’azienda ha nei
piani futuri di portare avanti le attività esplorative in zona economica
palestinese.
2. Sull'accordo Eni e Delek nel contesto di Ithaca Energy.
In primo luogo, stupisce che la richiesta di rettifica da parte di ENI
arrivi a più di un anno dalla pubblicazione del commento sulla business
combination tra ENI UK e Ithaca Energy sul sito di ReCommon e dopo il
lancio di una petizione firmata da oltre 3.400 persone e sostenuta da
realtà della società civile italiana che chiedevano a ENI di annullare
l’accordo con la società Ithaca Energy, proprio per i suoi legami con Delek
Group.
In secondo luogo, si fa presente che la locuzione “lista nera”, traduzione
dall’inglese blacklisted, è una definizione giornalistica di
cui ReCommon non è primo utilizzatore. Il termine, riferito al medesimo
tema, è stato infatti riportato da: NBC News (“U.N. blacklists 68 more companies for alleged complicity in
Israeli rights violations in West Bank”), Middle East Eye (“UN blacklist of firms
complicit in Israeli settlement activity jumps by 70 percent”), Associated Press ("UN adds 68 companies
to blacklist for alleged complicity in rights violations in Israeli
settlements"), solo per citare alcuni autorevoli organi di stampa
a diverse latitudini.
Il database a cui fa riferimento ENI è un documento prodotto dall’Ufficio dell'Alto Commissario delle Nazioni
Unite per i diritti umani, che stila un elenco di tutte le
imprese commerciali coinvolte nelle attività descritte nel paragrafo 96
della relazione della missione internazionale indipendente incaricata di
indagare le implicazioni degli insediamenti israeliani sui diritti civili,
politici, economici, sociali e culturali del popolo palestinese. Se si
legge il documento, salta immediatamente all’occhio che la lista di
attività non è un esercizio di stile, bensì definisce quelle attività “che
hanno sollevato particolari preoccupazioni in materia di diritti
umani” (that raised particular human rights concerns). Ricordiamo
che la società Delek Group, azionista di maggioranza di Ithaca Energy,
società di cui ENI UK detiene il 36,06% e di cui può nominare il CEO,
figura in questa lista perché coinvolta nelle seguenti attività:
(e) La fornitura di beni e servizi che sostengono la manutenzione e
l'esistenza degli insediamenti, compresi i trasporti (The provision of
services and utilities supporting the maintenance and existence of
settlements, including transport);
(g) L'uso delle risorse naturali, in particolare dell'acqua e della terra,
per scopi commerciali (The use of natural resources, in particular water
and land, for business purposes).
Sull’indipendenza di Ithaca Energy da ENI S.p.A. e da Delek Group, si
segnala la mancanza di coordinazione nella comunicazione istituzionale tra
ENI S.p.A. e Ithaca circa la relazione dell’azienda italiana con Delek. ENI
S.p.A. si concentra, in questa richiesta di rettifica e in risposta ai suoi
azionisti, sulla distanza tra le due società, corroborata dall’aver
negoziato l’accordo di aggregazione solo con Ithaca; Ithaca, invece, della
partnership allineata tra ENI e Delek ne fa un punto di forza, tanto da
riportare a pagina 7 del suo report annuale del 2024 che “(...) Mentre il Gruppo
entra nella sua prossima era di crescita, è sostenuto da azionisti
impegnati a lungo termine e da una partnership allineata tra Delek ed Eni a
sostegno della strategia di crescita di Ithaca Energy” (“As the Group
enters its Next Era of growth, it is supported by committed long-term
shareholders and an aligned partnership between Delek and Eni in support of
Ithaca Energy’s growth strategy”).
3. Sulla spedizione di 30.000 tonnellate di greggio dal Centro Olio Val
D’Agri verso Israele.
ReCommon prende atto del fatto che secondo ENI non c’è stata alcuna
spedizione del greggio processato dal Centro Olio Val D’Agri (COVA) verso
Israele. ReCommon ritiene peculiare che ENI non abbia commentato con la
stessa sicumera e fermezza in risposta al Business and Human Rights Resource Centre (BHRRC) nel
settembre del 2024, che chiedeva a ENI di rispondere proprio in merito al
medesimo evento. La nostra affermazione sul carico di greggio trasferito
dal COVA a Taranto e quindi partito da qui via nave verso Israele, così
come quella del BHRRC, si basa sull’esito dell’analisi condotta da Oil
Change International e Data Desk, contenuta nel report “Behind the Barrell”. Data Desk ha utilizzato il
modello Trade Flows di London Stock Exchange Group Data & Analytics,
che fornisce una valutazione del commercio marittimo di petrolio greggio e
prodotti raffinati sulla base dei dati AIS, dei dati doganali, delle
informazioni pubblicate quali gli orari delle navi cisterna e dei porti e
dei contributi degli analisti. I dati AIS (Automatic Identification System)
sono informazioni scambiate elettronicamente tra le navi per migliorare la
sicurezza della navigazione, tra cui posizione, rotta, velocità, nome,
dimensioni e identificativi.
La tabella da cui si evince il dato riportato da OCI e Data Desk si trova
al link https://docs.datadesk.eco/public/oil-to-israel/#table-of-shipments. |
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