C’è un consumo che in controtendenza cresce: è quello del suolo. Siamo
passati dai 21 mila chilometri quadrati divorati nel 2009 ai 22 mila del 2012.
Un aumento che – secondo il rapporto reso
noto oggi dall’Ispra – ha portato al 7,3% la quota di superficie
artificialmente coperta nel nostro paese. Siamo a 8 metri quadrati al secondo di
suolo sotratto agli usi naturali.
Il fenomeno ha un costo pesante dal punto di vista ambientale ma anche economico. Tra il 2009 e il 2012 la cementificazione ha comportato l’immissione in atmosfera di 21 milioni di tonnellate di CO2, l’equivalente delle emissioni di 4 milioni di utilitarie che percorrono 15 mila chilometri l’anno. La perdita da parte del terreno della capacità di assorbire 270 milioni di tonnellate d’acqua (secondo uno studio del Central Europe Programme in Italia il costo della gestione dell’acqua che non si infiltra nel terreno è stato, tra il 2009 e il 2012, di 500 milioni di euro). E i danni prodotti dal dissesto, dalla perdita di appeal del paese, dalla congestione.
Interessante anche l’elenco dei responsabili: le aree coperte da edifici costituiscono il 30% del totale del suolo consumato; le infrastrutture di trasporto rappresentano ben il 47% del totale; altre superfici asfaltate o fortemente compattate o scavate, come parcheggi, piazzali, cantieri, discariche o aree estrattive, pesano per il 14%.
Viene il sospetto che finché questi consumi avranno briglia sciolta (la legge sul consumo di suolo dorme, gli incentivi al recupero edilizio sono fermi, gli aiuti ai combustibili fossili vanno alla grande) quelli basati sull’innovazione tecnologica e sulla qualità italiana faranno fatica a crescere.
da
qui
Il fenomeno ha un costo pesante dal punto di vista ambientale ma anche economico. Tra il 2009 e il 2012 la cementificazione ha comportato l’immissione in atmosfera di 21 milioni di tonnellate di CO2, l’equivalente delle emissioni di 4 milioni di utilitarie che percorrono 15 mila chilometri l’anno. La perdita da parte del terreno della capacità di assorbire 270 milioni di tonnellate d’acqua (secondo uno studio del Central Europe Programme in Italia il costo della gestione dell’acqua che non si infiltra nel terreno è stato, tra il 2009 e il 2012, di 500 milioni di euro). E i danni prodotti dal dissesto, dalla perdita di appeal del paese, dalla congestione.
Interessante anche l’elenco dei responsabili: le aree coperte da edifici costituiscono il 30% del totale del suolo consumato; le infrastrutture di trasporto rappresentano ben il 47% del totale; altre superfici asfaltate o fortemente compattate o scavate, come parcheggi, piazzali, cantieri, discariche o aree estrattive, pesano per il 14%.
Viene il sospetto che finché questi consumi avranno briglia sciolta (la legge sul consumo di suolo dorme, gli incentivi al recupero edilizio sono fermi, gli aiuti ai combustibili fossili vanno alla grande) quelli basati sull’innovazione tecnologica e sulla qualità italiana faranno fatica a crescere.
Nessun commento:
Posta un commento