la versione con sottotitoli in spagnolo si vede molto meglio...- francesco
Vi conviene segnarvi il nome di questo documentario, anche perché c’è il forte ‘rischio’ che lo noterete tra qualche giorno quando usciranno le candidature all’Oscar. In effetti, il lavoro di Robert Kenner è tra i titoli più nominati ai premi quest’anno, assieme a prodotti come The Cove e Burma VJ.
Merita? Sì e no. Diciamo che, per qualcuno che già si interessa di questi argomenti, c’è poco di nuovo. Ma, d’altra parte, come capitato con diversi lavori di Michael Moore, proprio la semplicità può diventare il punto di forza di questo prodotto, considerando che magari riuscirà a far aprire gli occhi a tanti ignari. D’altronde, stiamo parlando del documentario di maggior successo di quest’anno (a parte Capitalism: A Love Story, of course), con 4,5 milioni di dollari conquistati (cifra notevole in questo ambito).
Insomma, non c’è l’impatto emotivo di The Cove (ma anche qui gli animali uccisi brutalmente non mancano) e neanche il lavoro fantastico sulle immagini e il montaggio di Burma VJ. Ma se volete farvi un’idea di cosa mangiate, dategli un’occhiata…
…Secondo quanto emerge nel documentario, i produttori nascondono volontariamente ai consumatori informazioni su origine, ingredienti e il processo di produzione. Il regista dimostra che la produzione di cibo negli Stati Uniti è in mano ad alcune grandi corporazioni che, con il pretesto si accrescere l’efficienza e la salute dei consumatori abbassano gli standard d’igiene, le condizioni lavorative e l’allevamento degli animali.
Polli chiusi in gabbie ingrassati per 50 giorni fino al momento in cui il loro petto è il doppio delle ali; bovini costretti a mangiare cereali invece che erba, per poter ingrassare più rapidamente; creali che non sono così digeribili e che causano nei bovini un batterio dannoso per l'uomo, debellabile solo con l'ammonio che però rende la carne di colore grigio…
Nessun commento:
Posta un commento