domenica 16 gennaio 2011

Le eco-conserve di Geltrude

«A che serve?». «Cosa ci porta di nuovo?». Con queste due domande giudicava le sue letture Thomas Sankara, presidente ribelle del Burkina Faso. Esempio luminoso di etica politica e passione civile, fu ucciso il 15 ottobre 1987. E adesso che abbiamo ricordato questa figura a vent’anni dalla morte, cerchiamo di rispondere alle due domande anche per questo manuale che apparentemente non tratta di politica. Un libro invero di ecoconserve vegetali.

Ma una piccola premessa è necessaria: mentre cucinare è un’incombenza quotidiana e dunque i manuali di ricette sono destinati a chi ha voglia e tempo, realizzare conserve è… il contrario e dunque un manuale di ecoconserve è destinato a chi di tempo ne ha poco! Paradossale? No. In pochi giorni all’anno - quelli in cui abbondano le materie prime vegetali di cui parliamo - si possono mettere in dispensa o in cantina alimenti ai quali attingere per diversi mesi, con un notevole risparmio di tempo rispetto alla preparazione casalinga sul momento. Questo è dunque un libro per chi non ha voglia di cucinare tutti i giorni e saggiamente come la formica si prepara le riserve. Poi si apre un vasetto ed ecco un originale sugo per la pasta, un antipasto di delizie, un secondo vegetale a cui aggiungere solo qualche ortaggio al vapore, un dolcetto semplice, una crema da spalmare.

Dunque, quanto alla prima domanda di Sankara: cosa portiamo di nuovo con questo manualetto? La novità sta nel recupero della saggezza passata. L’autoproduzione di conserve è uno dei comportamenti saggi che diventeranno obbligati in un futuro equo ed ecologico, il quale a sua volta è condizione di sopravvivenza. Le ricette nel libro indicate sono state sperimentate nei decenni, forse nei secoli. Le abbiamo selezionate sulla base di alcuni criteri la cui combinazione è forse originale:

§ evitare le ricette troppo complicate

§ escludere le ricette con componenti carnee o ittiche (per scelta ideale della curatrice)

§ privilegiare i metodi di conservazione “a crudo” (sole, ma anche aceto e sale); senza accendere dunque il gas

§ evitare le ricette a rischio botulino (la tossina mortale che può annidarsi negli alimenti conservati)

Seconda domanda di Sankara: a cosa serve questo manualetto? La lista è lunga. Riassumiamo in dieci comandamenti le ragioni per le quali le nostre conserve sono un contributo all’ecologia, all’autogestione, all’equità. Insomma, ecco in forma di decalogo i vantaggi eco-socio-nutrizionali che procuriamo a noi stessi, agli altri e al pianeta nel tornare a conservare.

1. Evitiamo l’acquisto di prodotti trasformati, che quindi hanno subito lunghi trasporti fra i diversi luoghi di produzione e “assemblaggio” con grande consumo di energia, acqua e materiali. Ormai il nostro cibo fa il giro del mondo. Leggere le etichette dei barattoli o dei vasetti non serve ad accorciare i viaggi: magari c’è scritto “made in Italy” ma la legge finora permette di definire così anche un prodotto trasformato che in Italia è stato solo invasato o imballato, cotto o refrigerato, mentre le materie prime possono provenire da un capo del mondo, i barattoli, i coperchi, le etichette da un altro capo: per non parlare della distribuzione in tante tappe fino al rivenditore finale. Un giro vorticoso non solo di fabbriche ma anche di camion, aerei, navi. Secondo i calcoli di Azzero CO2 e Coldiretti, ecco le emissioni di sola CO2, calcolate per ton/km, cioè il trasporto di una tonnellata di merce per chilometro: aereo 0,90 chili; nave transoceanica 0,00675 chili; camion da 28 tonnellate 0,13 chili; camion da 40 tonnellate 0,07 chili. Noi invece partiamo dalla materia prima e quindi siamo più vicini al produttore, con acquisti in loco, magari grazie ai gruppi d’acquisto. Così i nostri consumi alimentari impattano di meno sul clima e sull’ambiente di tutti. E come ben sappiamo, diventare più leggeri è una condizione perché tutti possano sopravvivere, alla fine anche per superare la tragedia della fame nel mondo.

2. Sono previste ricette a crudo (grazie all’aceto e al sale) o di essiccati al sole: metodi che hanno il grande vantaggio di preservare la qualità nutrizionale degli alimenti meglio della cottura. Inoltre gli strumenti che usiamo vanno a forza muscolare. Risparmiamo così i costi energetici dell’agroindustria: per la cottura ma anche per i macchinari, l’aria condizionata, la refrigerazione successiva…

Se ti sta piacendo, scarica il libro da qui


E buona lettura - francesco

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