sabato 22 gennaio 2011

Obsolescenza programmata

Le gonne nei negozi “Zara” hanno la data di scadenza. Anche se non è riportata sull’etichetta, chi ha ideato quell’abito ha deciso che lo indosserete un numero minimo di volte. Per capire cosa significa, provate a tornare nello stesso negozio Zara per due sabati di seguito. Durante la seconda visita, sugli scaffali troverete pochi vestiti uguali alla prima, perché dai magazzini del gruppo Inditex, l’azienda spagnola proprietaria del marchio, leader sul mercato globale dell’abbigliamento, arrivano “novità” due volte a settimana. E sono novità che rendono già superato ciò che avete acquistato solo pochi giorni prima. È una tecnica, si chiama obsolescenza pianificata o programmata, e la insegnano a scuola, nei corsi di economia aziendale ma anche in quelli di design. Obsolescenza significa che tutti i beni sono “indotti a invecchiare”, e che la loro durata massima è già decisa, spesso nel momento in cui vengono prodotti. Questo processo, che non riguarda solo i prodotti tecnologici, è funzionale alla nostra economia dello spreco, a un sistema che produce e alimenta consumatori sempre insoddisfatti. Se li guardate bene, anche i regali impacchettati sotto il vostro albero di Natale sono rifiuti: tra pochi mesi, ma a volte sono sufficienti settimane, anche quegli oggetti saranno superati.

Torniamo ai vestiti: secondo Manuela Rubertelli, che insegna Tecnologie di produzione del prodotto moda al Politecnico di Milano, in base alla programmazione che fa l’azienda “un abito Zara non dev’essere indossato più di dieci volte”. Questo non è, né dev’essere inteso come un indice di scarsa qualità: “I tessuti sono buoni -assicura-. Semplicemente, l’abito deve perdere appeal”. È allora che il cliente che torna in negozio esce carico di nuovi sacchetti…

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Circola un documentario, in Europa ma non in Italia, intitolato "Comprare, buttare, comprare. La storia segreta dell’obsolescenza programmata". Lo ha girato Cosima Dannoritzer. L’obsolescenza programmata è il deliberato accorciamento della vita di un prodotto al fine di incrementarne il consumo. Una storia affascinante e tragica che inizia nel 1920, con un cartello creato per limitare la vita delle lampadine elettriche, e finisce per ora agli IPod. Una pratica imprenditoriale che è diventata la base dell’economia moderna: l’economia del consumo. I tempi di mortalità degli oggetti sono sempre più brevi, la loro sostituzione inevitabile…

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Comprar, tirar, comprar



il documentario l'ho trovato qui

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