venerdì 21 aprile 2023

Land grabbing di casa nostra - Stefano Deliperi, Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG)

 

Il fenomeno crescente del land grabbing – l’accaparramento di terreni a uso agricolo, pascolativo o boschivo – viene generalmente collocato nell’Africa sub sahariana, in Asia, nell’America Latina e riguarda la pratica di acquisire in proprietà, in affitto o in concessione vaste estensioni di territorio da parte di società di capitali, governi o anche singoli imprenditori con la finalità di destinarli a un utilizzo esclusivo a fini produttivi.

Non vi sono molti dubbi sul fatto che ponga in pericolo la tutela degli interessi nazionali dei vari Paesi alla sovranità e alla sicurezza nel campo dell’approvvigionamento alimentare, in quanto le popolazioni locali perdono il controllo delle risorse naturali del proprio territorio, in particolare i terreni agricoli e boschivi, nonché l’acqua.

Il land grabbing è giustamente fortemente criticato e avversato in campo economico e sociale.

Memorabile la trasmissione “Corsa alla terra” di Report (18 dicembre 2011) con cui Milena Gabanelli, allora conduttrice, fece conoscere il fenomeno agli Italiani.   

Ma tante sacrosante contestazioni avverso il land grabbing nei Paesi del Terzo Mondo e un assordante silenzio su quanto sta accadendo in Italia, dove ampie zone stanno ormai perdendo le loro caratteristiche naturalistiche, agricole, storico-culturali, la stessa identità, ad opera dell’accaparramento dei terreni per l’installazione di centrali eoliche e fotovoltaiche da parte di società energetiche.

Altrettanto memorabile la puntata di Report I Fossilizzati (17 aprile 2016) si era trasformata in uno spot del servizio pubblico per i progetti di centrali solari termodinamiche del Gruppo Angelantoni da realizzarsi nelle campagne sarde piuttosto che nelle estese aree industriali dismesse, dove il sole batte ugualmente: espropri e calci in culo agli indigeni, insomma land grabbing di casa nostra, senza che ciò meritasse un minimo cenno.

No, queste cose non si devono raccontare agli Italiani, perché deve imperare la vulgata in favore della speculazione energetica.

Eppure avviene da tempo anche in Europa, anche in Italia.

Decine e decine di migliaia di ettari di terreni agricoli, pascoli, boschi spazzati via, paesaggi storici degradati, aziende agricole sfrattate, questo sta diventando il panorama in larghe parti della Sardegnain Puglianella Tusciain Sicilia.

Fanno sorridere le dichiarazioni in favore di una moratoria relativa a ulteriori centrali eoliche e fotovoltaiche nel territorio regionale del nuovo Presidente della Regione Lazio Francesco Rocca, mentre la stessa Regione Lazio approva l’ennesima centrale fotovoltaica nella Tuscia, a Tarquinia. Altri 6 ettari e mezzo di terreno agricolo mangiati.

E sono più di 7 mila gli ettari fatti fuori dalla speculazione energetica negli ultimi anni in un territorio che negli ultimi anni è sempre stato ai non invidiabili vertici nazionali per il consumo del suolo per abitante (rapporto ISPRA sul consumo del suolo 2019), 1,91 metri quadri per residente rispetto alla media regionale di 0,47 e nazionale di 0,80.

Consumo del suolo che va in direzione opposta agli obiettivi tanto decantati della transizione ecologica.

Consumo del suolo che nemmeno risolve i problemi di un fabbisogno energetico neppure adeguatamente verificato.

Land grabbing di casa nostra.

Forze politiche, intellettuali, gran parte dell’informazione, una bella fetta dello stesso mondo ambientalista ormai adepto senza se e senza ma della divinità eolica e fotovoltaica se ne fregano completamente.

Parlare di land grabbing in Marmilla non è cool.

Il Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG) ha fatto, fa e farà la sua parte contro questo strisciante furto di natura, di suolo, di storia e cultura, di identità, di Terra ai danni di troppe collettività locali del nostro Bel Paese.

Poco, ma sicuro.

da qui


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