La gestione economica della cura per le persone affette da Alzheimer rappresenta un problema non ancora risolto nel sistema sanitario italiano, e rischia di aggravarsi nei prossimi decenni.
Una
questione particolarmente critica riguarda chi debba sostenere i costi della
permanenza nelle Residenze Sanitarie Assistenziali (RSA) quando viene
diagnosticata la demenza.
Nonostante
le normative prevedano che il Servizio Sanitario Nazionale (SSN) debba coprire
gran parte delle spese, la realtà spesso lascia a carico delle famiglie oneri
pesanti.
In Italia,
il numero di persone colpite da demenza è destinato ad aumentare in modo
significativo: dai 1,5 milioni attuali a 2,3 milioni entro il 2050, secondo le
stime della Federazione Alzheimer Italia.
Questo
incremento pone interrogativi seri su come il sistema sanitario potrà far
fronte alla crescente domanda di assistenza, soprattutto considerando che i
fondi stanziati per supportare queste esigenze non vengono utilizzati in modo
uniforme.
Diverse
regioni, infatti, pur avendo accesso a finanziamenti specifici, non li impiegano
adeguatamente per potenziare le cure e i servizi.
Il fondo
destinato al sostegno dei malati di demenza è stato recentemente rifinanziato
con 34,9 milioni di euro per il triennio 2024-2026, come ricordato da Beatrice
Lorenzin (Pd).
Tuttavia, la
mancata spesa di queste risorse da parte di alcune regioni, evidenziata anche
da Annarita Patriarca (Fi), dimostra come la burocrazia e la gestione
disomogenea dei finanziamenti rappresentino una barriera all’accesso alle cure.
Oltre alla
questione finanziaria, resta aperto il dibattito sulle modalità di ripartizione
delle spese per le RSA. Solo poche strutture ricevono finanziamenti diretti dal
SSN per la cura di pazienti affetti da demenza, mentre in molte altre i costi
vengono divisi tra le famiglie e le autorità locali.
Quando una
diagnosi di Alzheimer sopraggiunge dopo il ricovero, le famiglie si trovano
spesso a sostenere spese che dovrebbero essere a carico dello Stato. Questa
mancanza di chiarezza legislativa e operativa ha spinto Uneba, l’associazione
che rappresenta le RSA, a chiedere un intervento del governo per definire
regole precise.
L’assenza di
un approccio uniforme alla gestione delle strutture per anziani fragili si
riflette anche nelle diverse normative regionali. Ogni regione stabilisce
requisiti specifici per il personale e i servizi offerti, e questo genera
complicazioni per gli operatori del settore.
Questi
ultimi, vincolati a rispettare leggi diverse a seconda della località, non
hanno autonomia decisionale riguardo la copertura dei costi. Di conseguenza,
Uneba sottolinea che le RSA non dovrebbero essere ritenute responsabili per le
difficoltà economiche delle famiglie, essendo esse stesse soggette a normative
stringenti.
Tuttavia,
mentre la questione dei costi continua a pesare sul sistema, i progressi nel
campo medico e scientifico non si fermano. A Brescia, ad esempio, il Comune ha
siglato un accordo con l’Associazione Alzheimer Uniti d’Italia e altre
fondazioni, tra cui l’Istituto di Ricerca Fatebenefratelli, unico in Italia
specializzato nella ricerca sulle demenze adulte.
Questo
centro è impegnato nella sperimentazione di nuove tecnologie e trattamenti, ma
ha anche messo in evidenza le sfide che le famiglie devono affrontare, in
particolare per quanto riguarda l’esclusione sociale e la mancanza di supporto.
La
Federazione Alzheimer Italia e Alzheimer’s Disease International hanno lanciato
un appello affinché il tema della demenza venga portato all’attenzione del
prossimo G7 Salute, sollecitando una risposta coordinata a livello globale.
Nonostante i
continui progressi scientifici, una cura definitiva per l’Alzheimer rimane
ancora lontana. Questo rende la prevenzione fondamentale: fattori di rischio
come l’obesità, il fumo, l’alcol e la sedentarietà possono aumentare la
probabilità di sviluppare la malattia. Secondo Alessandro Padovani, presidente
della Società Italiana di Neurologia, ridurre questi fattori potrebbe abbassare
il rischio fino al 40%.
Tra le
iniziative più significative nel campo della prevenzione si segnala lo studio
ComfortAge, guidato dalla Fondazione Policlinico Gemelli. Questo progetto sta
cercando di mappare i fattori di rischio e sviluppare strategie per ridurre
l’incidenza della demenza, aprendo nuove strade per affrontare una malattia che
coinvolge sempre più persone e famiglie.
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