sabato 21 settembre 2024

Alzheimer: tra burocrazia e costi crescenti, le famiglie allo stremo

 

La gestione economica della cura per le persone affette da Alzheimer rappresenta un problema non ancora risolto nel sistema sanitario italiano, e rischia di aggravarsi nei prossimi decenni.

Una questione particolarmente critica riguarda chi debba sostenere i costi della permanenza nelle Residenze Sanitarie Assistenziali (RSA) quando viene diagnosticata la demenza.

Nonostante le normative prevedano che il Servizio Sanitario Nazionale (SSN) debba coprire gran parte delle spese, la realtà spesso lascia a carico delle famiglie oneri pesanti.

In Italia, il numero di persone colpite da demenza è destinato ad aumentare in modo significativo: dai 1,5 milioni attuali a 2,3 milioni entro il 2050, secondo le stime della Federazione Alzheimer Italia.

Questo incremento pone interrogativi seri su come il sistema sanitario potrà far fronte alla crescente domanda di assistenza, soprattutto considerando che i fondi stanziati per supportare queste esigenze non vengono utilizzati in modo uniforme.

Diverse regioni, infatti, pur avendo accesso a finanziamenti specifici, non li impiegano adeguatamente per potenziare le cure e i servizi.

 

Il fondo destinato al sostegno dei malati di demenza è stato recentemente rifinanziato con 34,9 milioni di euro per il triennio 2024-2026, come ricordato da Beatrice Lorenzin (Pd).

Tuttavia, la mancata spesa di queste risorse da parte di alcune regioni, evidenziata anche da Annarita Patriarca (Fi), dimostra come la burocrazia e la gestione disomogenea dei finanziamenti rappresentino una barriera all’accesso alle cure.

Oltre alla questione finanziaria, resta aperto il dibattito sulle modalità di ripartizione delle spese per le RSA. Solo poche strutture ricevono finanziamenti diretti dal SSN per la cura di pazienti affetti da demenza, mentre in molte altre i costi vengono divisi tra le famiglie e le autorità locali.

Quando una diagnosi di Alzheimer sopraggiunge dopo il ricovero, le famiglie si trovano spesso a sostenere spese che dovrebbero essere a carico dello Stato. Questa mancanza di chiarezza legislativa e operativa ha spinto Uneba, l’associazione che rappresenta le RSA, a chiedere un intervento del governo per definire regole precise.

L’assenza di un approccio uniforme alla gestione delle strutture per anziani fragili si riflette anche nelle diverse normative regionali. Ogni regione stabilisce requisiti specifici per il personale e i servizi offerti, e questo genera complicazioni per gli operatori del settore.

Questi ultimi, vincolati a rispettare leggi diverse a seconda della località, non hanno autonomia decisionale riguardo la copertura dei costi. Di conseguenza, Uneba sottolinea che le RSA non dovrebbero essere ritenute responsabili per le difficoltà economiche delle famiglie, essendo esse stesse soggette a normative stringenti.

Tuttavia, mentre la questione dei costi continua a pesare sul sistema, i progressi nel campo medico e scientifico non si fermano. A Brescia, ad esempio, il Comune ha siglato un accordo con l’Associazione Alzheimer Uniti d’Italia e altre fondazioni, tra cui l’Istituto di Ricerca Fatebenefratelli, unico in Italia specializzato nella ricerca sulle demenze adulte.

Questo centro è impegnato nella sperimentazione di nuove tecnologie e trattamenti, ma ha anche messo in evidenza le sfide che le famiglie devono affrontare, in particolare per quanto riguarda l’esclusione sociale e la mancanza di supporto.

La Federazione Alzheimer Italia e Alzheimer’s Disease International hanno lanciato un appello affinché il tema della demenza venga portato all’attenzione del prossimo G7 Salute, sollecitando una risposta coordinata a livello globale.

Nonostante i continui progressi scientifici, una cura definitiva per l’Alzheimer rimane ancora lontana. Questo rende la prevenzione fondamentale: fattori di rischio come l’obesità, il fumo, l’alcol e la sedentarietà possono aumentare la probabilità di sviluppare la malattia. Secondo Alessandro Padovani, presidente della Società Italiana di Neurologia, ridurre questi fattori potrebbe abbassare il rischio fino al 40%.

Tra le iniziative più significative nel campo della prevenzione si segnala lo studio ComfortAge, guidato dalla Fondazione Policlinico Gemelli. Questo progetto sta cercando di mappare i fattori di rischio e sviluppare strategie per ridurre l’incidenza della demenza, aprendo nuove strade per affrontare una malattia che coinvolge sempre più persone e famiglie.

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