giovedì 30 gennaio 2025

Dal governo un altro favore all'industria del gioco d'azzardo: limiti più blandi a slot, scommesse e vlt – Toni Mira

  

L'esecutivo guidato da Giorgia Meloni ha proposto a Regioni e Comuni nuove regole per gli esercizi che installano "macchinette" e per le sale scommesse: saranno ridotte le distanze da luoghi sensibili come scuole, parrocchie, centri anziani e concesse più ore di attività. Il mercato sempre più ricco garantisce entrate fiscali, ma mette a rischio la salute pubblica, denunciano molti

 

Si annacquano i limiti al gioco d'azzardo, anzi, si cancellano. Come? Permettendo di “giocare” ovunque, anche accanto a luoghi sensibili come scuole, chiese, oratori, centri sociali, impianti sportivi, centri anziani. Lo vuole il governo e lo scrive nella proposta di riforma dell’azzardo fisico, quello nelle agenzie di scommesse, nelle sale slot e videolottery (vtl), negli esercizi commerciali come i tabaccai. Si tratta di un mercato che nel 2023 ha raggiunto la cifra di 65 miliardi di euro sul totale di 147,7 (gli altri sono l’on line) e che ha fatto incassare all’erario circa 13 miliardi. Una cifra alla quale il governo non intende rinunciare, come ha scritto nella proposta di riforma inviata a Regioni e Comuni che, invece, pur in ordine sparso, regole stringenti le hanno messe e continuano a metterle, come il distanziometro e gli orari di apertura. 

 

Nel bilancio 2025 spariscono i fondi contro le ludopatie

 

Il governo: senza azzardo, entrate fiscali in calo

Nel 2024 si è arrivati a 160 miliardi, venti anni fa nel 2004 erano appena 25,5 miliardi, un aumento di più del 600 per cento.

La riduzione dell’offerta, come scrive nella proposta inviata a Regioni e Comuni, sarebbe “eccessiva e foriera di significative ripercussioni sulle entrate erariali”. Non si intende diminuire quanto si incassa, soprattutto con un mercato continuamente in crescita. Nel 2024 si è arrivati a 160 miliardi, venti anni fa nel 2004 erano appena 25,5 miliardi, un aumento di più del 600 per cento. L’azzardo “è ormai fuori controllo” e per questo “è necessaria con urgenza una normativa organica e trasparente” era stato l’appello due mesi fa della Consulta nazionale antiusura San Giovanni Paolo II e della Campagna contro i rischi del gioco d’azzardo“Mettiamoci in gioco” che avevano espresso “profonda preoccupazione” per questi dati. La risposta del governo è stata diametralmente opposta come dimostra la proposta inviata a ottobre alle amministrazioni regionali e regionali. Da allora è in corso un duro confronto, perché gli enti locali vogliono regole più severe per ridurre l’offerta di azzardo che tanti danni sta provocando, come ha denunciato recentemente anche il presidente della Conferenza episcopale italiana, il cardinale Matteo Zuppi: “Non è in gioco ma una schiavitù”.

 

Lo Stato dipende dall'azzardo e ora bisogna cambiare

 

Addio "distanziometro": sì a slot vicino alle scuole

Il governo, però, ha tutt’altre preoccupazioni. Nel 2024 è stato già approvato il riordino dell’azzardo on line, mentre per quello fisico manca una norma nazionale. Esistono quelle regionali e le ordinanze dei sindaci, molto più restrittive rispetto alla riforma che ora il governo vuole attuare. A essere ridimensionato dalla riforma è soprattutto il distanziometro che attualmente, sia a livello regionale sia comunale, prevede che sale dedicate e esercizi commerciali con azzardo, non possano essere aperti a una distanza inferiore a 3-500 metri da “luoghi sensibili” come scuole, chiese, oratori, centri sociali, impianti sportivi, centri anziani.

La proposta del governo fa un primo importante intervento distinguendo tra esercizi certificati e non certificati. “La certificazione – si legge nella proposta – attesta la maggiore professionalità e affidabilità degli esercizi nell’attività di raccolta di gioco, in relazione alla prevenzione dei disturbi da gioco d’azzardo patologico e al rispetto del divieto del gioco minorile”. Si prevede così “una specifica formazione degli esercenti, particolari controlli dell’accesso agli esercizi e la presenza di personale addetto al controllo all’interno delle sale”. Però sarà tutto da regolamentare e organizzare, mentre nel frattempo per questi esercizi la distanza minima dai luoghi sensibili si azzera. E le sale “certificate” potranno essere aperte accanto a questi luoghi. Anche quelle non certificate ricevono uno sconto, scendendo a 200 metri.

 

Storia di un giocatore d'azzardo patologico

 

Un danno alla salute dei cittadini

Ad aggravare la proposta è la riduzione drastica proprio dei luoghi sensibili. Per il governo devono essere solo “le scuole secondarie di primo e secondo grado” e “strutture sanitarie che ospitano centri per la cura delle dipendenze”, i Serd. Tutte gli altri previsti nelle leggi regionali e nelle ordinanze dei sindaci sono esclusi. Così, ad esempio, una sala scommesse potrà operare accanto a una parrocchia, a un oratorio, a un centro anziani. Proprio i luoghi più a rischio, con soggetti fragili come minori e pensionati, purtroppo molto attirati dall’illusione del “gioco”. E questo è uno dei punti sui cui gli enti locali proprio non ci stanno.

Così nella controproposta hanno previsto una distanza minima di 300 metri (e 200 tra una sala e l’altra) e reinserito luoghi di culto, centri di aggregazione giovanile, centri anziani, strutture sanitarie e socioassistenziali, università. E lo fanno forti delle sempre più numerose sentenza dei Tribunali amministrativi regionali e del Consiglio di Stato che bocciano i ricorsi di sale giochi e scommesse proprio contro il distanziometro, per “ragioni di utilità sociale”, come la tutela delle fasce di popolazione più vulnerabili e la prevenzione del gioco patologico. Come affermato dal cardinale Zuppi: “Lo Stato deve mettere sempre al primo posto la salute dei cittadini”.

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