L'esecutivo guidato da Giorgia Meloni ha proposto a Regioni e Comuni nuove
regole per gli esercizi che installano "macchinette" e per le sale
scommesse: saranno ridotte le distanze da luoghi sensibili come scuole,
parrocchie, centri anziani e concesse più ore di attività. Il mercato sempre
più ricco garantisce entrate fiscali, ma mette a rischio la salute pubblica,
denunciano molti
Si annacquano i limiti al gioco d'azzardo, anzi, si cancellano.
Come? Permettendo di “giocare” ovunque, anche accanto a luoghi
sensibili come scuole, chiese, oratori, centri sociali, impianti
sportivi, centri anziani. Lo vuole il governo e lo scrive nella proposta di
riforma dell’azzardo fisico, quello nelle agenzie di scommesse,
nelle sale slot e videolottery (vtl), negli
esercizi commerciali come i tabaccai. Si tratta di un mercato che nel 2023 ha
raggiunto la cifra di 65 miliardi di euro sul totale di 147,7 (gli altri sono
l’on line) e che ha fatto incassare all’erario circa 13 miliardi. Una
cifra alla quale il governo non intende rinunciare, come ha scritto nella
proposta di riforma inviata a Regioni e Comuni che, invece, pur in ordine
sparso, regole stringenti le hanno messe e continuano a metterle, come il
distanziometro e gli orari di apertura.
Nel bilancio 2025 spariscono i fondi
contro le ludopatie
Il governo: senza azzardo, entrate fiscali
in calo
Nel 2024 si è arrivati a 160 miliardi,
venti anni fa nel 2004 erano appena 25,5 miliardi, un aumento di più del 600
per cento.
La riduzione dell’offerta, come scrive nella proposta inviata a Regioni e
Comuni, sarebbe “eccessiva e foriera di significative ripercussioni sulle
entrate erariali”. Non si intende diminuire quanto si incassa, soprattutto con
un mercato continuamente in crescita. Nel 2024 si è arrivati a 160 miliardi,
venti anni fa nel 2004 erano appena 25,5 miliardi, un aumento di più del 600
per cento. L’azzardo “è ormai fuori controllo” e per questo “è necessaria con
urgenza una normativa organica e trasparente” era stato l’appello due mesi fa
della Consulta nazionale antiusura San Giovanni Paolo II e
della Campagna contro i rischi del gioco d’azzardo“Mettiamoci in gioco” che avevano
espresso “profonda preoccupazione” per questi dati. La risposta del
governo è stata diametralmente opposta come dimostra la proposta inviata a
ottobre alle amministrazioni regionali e regionali. Da allora è in corso
un duro confronto, perché gli enti locali vogliono regole più severe per
ridurre l’offerta di azzardo che tanti danni sta provocando, come ha denunciato
recentemente anche il presidente della Conferenza episcopale italiana, il
cardinale Matteo Zuppi: “Non è in gioco ma una schiavitù”.
Lo Stato dipende dall'azzardo e ora bisogna cambiare
Addio "distanziometro": sì a
slot vicino alle scuole
Il governo, però, ha tutt’altre preoccupazioni. Nel 2024 è stato già
approvato il riordino dell’azzardo on line, mentre per quello fisico manca una
norma nazionale. Esistono quelle regionali e le ordinanze dei sindaci, molto
più restrittive rispetto alla riforma che ora il governo vuole attuare.
A essere ridimensionato dalla riforma è soprattutto il distanziometro che
attualmente, sia a livello regionale sia comunale, prevede che sale dedicate e
esercizi commerciali con azzardo, non possano essere aperti a una distanza
inferiore a 3-500 metri da “luoghi sensibili” come scuole, chiese, oratori,
centri sociali, impianti sportivi, centri anziani.
La proposta del governo fa un primo importante intervento distinguendo tra
esercizi certificati e non certificati. “La certificazione – si legge nella
proposta – attesta la maggiore professionalità e affidabilità degli
esercizi nell’attività di raccolta di gioco, in relazione alla prevenzione
dei disturbi da gioco d’azzardo patologico e al rispetto del divieto
del gioco minorile”. Si prevede così “una specifica formazione
degli esercenti, particolari controlli dell’accesso agli esercizi e la
presenza di personale addetto al controllo all’interno delle sale”.
Però sarà tutto da regolamentare e organizzare, mentre nel frattempo per questi
esercizi la distanza minima dai luoghi sensibili si azzera. E le sale
“certificate” potranno essere aperte accanto a questi luoghi. Anche quelle non
certificate ricevono uno sconto, scendendo a 200 metri.
Storia di un giocatore d'azzardo
patologico
Un danno alla salute dei cittadini
Ad aggravare la proposta è la riduzione drastica proprio dei luoghi
sensibili. Per il governo devono essere solo “le scuole secondarie di primo e
secondo grado” e “strutture sanitarie che ospitano centri per la cura
delle dipendenze”, i Serd. Tutte gli altri previsti nelle leggi
regionali e nelle ordinanze dei sindaci sono esclusi. Così, ad esempio, una
sala scommesse potrà operare accanto a una parrocchia, a un oratorio,
a un centro anziani. Proprio i luoghi più a rischio, con soggetti
fragili come minori e pensionati, purtroppo molto attirati dall’illusione del
“gioco”. E questo è uno dei punti sui cui gli enti locali proprio non ci
stanno.
Così nella controproposta hanno previsto
una distanza minima di 300 metri (e 200 tra una sala e l’altra) e reinserito
luoghi di culto, centri di aggregazione giovanile, centri anziani, strutture sanitarie
e socioassistenziali, università. E lo fanno forti delle sempre più numerose
sentenza dei Tribunali amministrativi regionali e del Consiglio di
Stato che bocciano i ricorsi di sale giochi e scommesse proprio contro il
distanziometro, per “ragioni di utilità sociale”, come la tutela delle fasce di
popolazione più vulnerabili e la prevenzione del gioco patologico. Come
affermato dal cardinale Zuppi: “Lo Stato deve mettere sempre al primo posto
la salute dei cittadini”.
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