Negli ultimi decenni il Burkina Faso ha patito
pesantemente gli effetti dei cambiamenti climatici, soffrendo sotto i colpi di
siccità, inondazioni, temporali devastanti. L'eco-eroe El Hadji Salifou
Ouédraogo ha trovato una "via" alternativa per difendere la
propria casa: piantare baobab. Da quando ha iniziato, ormai 47 anni fa, ne ha
già messia terra oltre 3000. E non ha intenzione di fermarsi.
Non tutti riescono a vedere El Hadji Salifou Ouédraogo infilare
le mani nel terreno, incastrare un piccolo seme grigiastro dentro a buche scavate nel terreno
e piantare baobab.
Eppure, El Hadji Salifou Ouédraogo lo fa ogni giorno.
Si inginocchia sulla sua terra, in Burkina Faso, e
pianta un seme accanto all’altro, stando attento a metterli alla giusta distanza perché quando crescono, queste
piante sono imponenti: alti anche 30 metri, i baobab sono massicci, hanno un tronco largo e grosso e
se li guardi bene sembrano giganteschi palazzi verdi e marroni in
mezzo alla pianura africana.
Da metà della sua vita El Hadji Salifou Ouédraogo non
li pianta soltanto, se ne prende cura, li irriga e li fa crescere. Qualche volta, con le piante ancora
nell’irrequietezza della gioventù, è costretto a legarle ad altri rami, usati come sostegni per la
vita, così modo da metterle in sicurezza e farle salire dritte verso il cielo.
Chi però è riuscito ad ammirare El Hadji Salifou Ouédraogo sa che di fronte
a sé non ha solo un uomo che pianta baobab ma un umilissimo eco-eroe.
Da ormai 47 anni El Hadji lotta per proteggere il clima e l’ambiente della sua terra piantando alberi di
baobab e in questo arco di tempo è riuscito in qualcosa di strepitoso, infilando nel terreno oltre 3mila piante in
un’area di ben 14 ettari.
Ma ciò che El Hadji è diventata da grande non era certo ciò che sognava
quando era un bambino. Di fede musulmana, El
Hadji aveva sempre creduto che un giorno sarebbe diventato un maestro del Corano. Era convinto che la sua strada
portasse dritto tra le scritture sacre. Quando però capì che quella non sarebbe stata la
sua via, tornò nel suo villaggio natale, Titao, e cominciò a piantare alberi di mango.
Era una pratica consueta e molto diffusa tra i villaggi del Burkina Faso ma
El Hadji aveva le idee chiare: se tutti vanno nella stessa direzione, bisogna
trovare una via di fuga per il momento in cui le cose andranno male.
Un’alternativa. Così El Hadji abbandonò gli alberi di
mango e preferì i baobab.
Non fu una scelta sbagliata, anzi. Il baobab è una pianta secolare ed è quindi in grado di
contribuire alla lotta contro il cambiamento climatico sul
lungo periodo, combattendo al fianco delle generazioni future. Non ci auguriamo certo che la sfida per
salvaguardia del Pianeta trasbordi anche sulle spalle dei figli dei nostri
figli ma avere alleati in più non è mai una
cattiva idea.
Soprattutto in territori come il Burkina Faso, la casa di El Hadji, dove
negli ultimi decenni gli effetti del Climate Change si
sono fatti pesantemente sentire con lunghi periodi di siccità alternate a inondazioni improvvise e
mescolate a raffiche di vento così forte
da sradicare alberi e piante.
El Hadji oggi ha 80 anni e insieme alla moglie
e ai figli ha dato vita a una vera foresta di baobab, a ha messo insieme
un esercito di alleati notevole.
A chi lo ha seguito telecamera in mano durante le sue giornate tra un seme
e l’altro, El Hadji ha raccontato di come la gente dei villaggi vicini gli
dicesse di abbandonare quell’idea, poiché secondo la tradizione chi pianta
baobab è destino a una triste fine.
“Mio padre non piantava baobab eppure è
morto. Se il baobab resta vivo e io muoio non è un problema” ha
risposto El Hadji. Che non si è fatto fermare da quelle parole. Anzi: ha
continuato la sua lotta per il Pianeta per quasi 50 anni. E non ha intenzione di fermarsi.
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