Siamo a un vero e proprio far west nel Mediterraneo, dove ogni società energetica sembra poter fare quello che vuole.
Con un bel po’ di soldi pubblici, tanto
per cambiare. Questa appare, purtroppo, la situazione che si sta delineando nel
campo della produzione di energia, sia da fonti rinnovabili che da fonti
fossili “tradizionali”.
Uno scenario reso ancora più caotico –
se fosse stato possibile – dalla crisi di approvvigionamenti energetici
determinata dalla guerra
in Ucraina.
Fra le ultime novità, sono stati predisposti
e depositati presso gli uffici della Capitaneria di Porto di Cagliari ben sei
progetti di centrali eoliche offshore nei mari della Sardegna
meridionale, con 216 aerogeneratori in progetto.
* Repower Renewables.p.a., dell’elvetico Gruppo Repower, un progetto di
centrale eolica offshore al largo di Capo Teulada, con 33
aerogeneratori;
* Nora Ventu s.r.l., società milanese
frutto dell’accordo tra Falck
Renewabless.p.a. e BlueFloat Energy, due progetti di centrali eoliche
galleggianti offshore con 93 aerogeneratori per una capacità
complessiva di 1,4 GW a 18 miglia marine a sud est di
Cagliari (Nora 2, 40 aerogeneratori) e a 6 miglia marine a sud di Capo
Teulada (Nora 1, 53 aerogeneratori). Fan
balenare ben 4 mila posti di lavoro in fase di realizzazione e 300 in fase di
gestione;
* Ichnusa Wind
Power s.r.l., con sede a Milano, 42 aerogeneratori galleggianti alti
265 metri a circa 35 chilometri dalla costa sulcitana, per una potenza
complessiva di 504 MW. L’istanza di concessione demaniale marittima è
stata sospesa (aprile 2021) dopo un atto di opposizione presentato dal Gruppo
d’Intervento Giuridico (GrIG) e da alcuni Comuni rivieraschi (Carloforte,
Portoscuso, Buggerru), mentre è stata svolta la fase di definizione dei contenuti
dello studio di impatto ambientale (scoping) finalizzata alla
successiva procedura
di valutazione di impatto ambientale (V.I.A.).
* Seawind Italia s.r.l., con sede a Portoscuso, 48
aerogeneratori in progetto, istanze di concessioni demaniali marittime per due
centrali eoliche offshore, la Del Toro 2 a 21
miglia marine a sud ovest dell’Isola di S. Pietro e la Del Toro 1 a
6 miglia marine al largo dell’Isola di S. Antioco.
Si tratta di una delle più rilevanti
conseguenze della volontà ormai di fatto conclamata di voler destinare la
Sardegna e i mari sardi al ruolo di piattaforma
di produzione energetica.
In ogni caso, per legge, i progetti
di centrali eoliche off shore in argomento dovranno essere
assoggettati ai rispettivi e vincolanti procedimenti
di valutazione di impatto ambientale (V.I.A.), con considerazione
degli impatti cumulativi (artt. 21 e ss. del decreto
legislativo n. 152/2006 e s.m.i.).
Tuttora nessun
procedimento di V.I.A. è stato neppure avviato.
Oltre il sensibile impatto ambientale e
agli impatti sulle attività turistiche e sulla navigazione commerciale,
assolutamente tuttora non valutati, sarebbe oltremodo assurdo vincolare una
così ampia estensione di aree demaniali, di mare territoriale e d’interesse
nazionale per così lunghi termini temporali (30 e 40 anni) in assenza di
qualsiasi autorizzazione per la realizzazione e la gestione della progettata
centrale eolica off shore, in violazione dell’obbligo di congrua
motivazione vigente per qualsiasi atto amministrativo (art. 3 della legge
n. 241/1990 e s.m.i.).
Questo assalto al mare sotto
il profilo energetico è, purtroppo, conseguenza della scarsa e
ben poco adeguata pianificazione delle reali esigenze energetiche, della
deficitaria promozione del risparmio di energia, della inadeguata
diversificazioni delle fonti di produzione, della mancanza di sistemi di
accumulo energetico e, soprattutto, di una efficace individuazione
delle aree di rilievo naturalistico, ambientale, paesaggistico sottratte a
qualsiasi tipologia di produzione di energia.
Per non parlare della contraddizione
rappresentata dall’individuazione di due terminal gasieri a Porto Torres e
a Portoscuso.
Ben diverso, nell’ambito di una reale e
concreta pianificazione energetica, sarebbe stata l’individuazione di
aree off shore per la produzione di energia eolica da parte
dello Stato mediante procedura
di valutazione ambientale strategica (V.A.S.) e,
successivamente, la loro messa a bando di gara internazionale verso adeguato
corrispettivo annuale.
Analogamente si dovrebbe procedere anche
per gli impianti di produzione energetica da fonte eolica o solare.
Le speculazioni energetiche sarebbero
ben più difficili da realizzare.
Un miraggio, finora.
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