Qualche tempo fa l’immagine di Juan Carlos, re di Spagna, in posa accanto a
un elefante appena ucciso, suscitò ribrezzo in tutto il mondo, tanto che il
sovrano dovette scusarsi. Ma la cosiddetta caccia grossa non è solo appannaggio
di regnanti o milionari oziosi: si tratta al contrario di un business che
dovrebbe incuriosire l’Agenzia delle Entrate.
Basta infatti visitare i siti delle agenzie specializzate in safari e
pacchetti organizzati per intuire in quale misura gli sforzi per tutelare
specie a rischio come orsi polari, elefanti, leoni, nei territori d’origine,
siano vanificati a suon di banconote. Lunghe gallery fotografiche ritraggono
uomini e donne ridenti sopra, sotto, accanto la preda uccisa, testimoniando
un’attività piuttosto sostenuta a dispetto della crisi.
Mentre ad esempio si trepida per la sorte di tante specie artiche
minacciate da cambiamenti climatici e scioglimento dei ghiacci, una spedizione
di caccia all’orso polare in Canada può costare fra trentacinque e quarantamila
dollari locali; per uccidere un bue muschiato – solo in estate – ne bastano
7.500, con l’aggiunta di qualche tassa governativa. “In primavera si caccia sul
ghiaccio a bordo di motoslitte e si sciolgono i cani dietro all’orso per
potergli tirare, in autunno si spara dalla barca girando fra le isole. La percentuale
di successo è molto alta” si legge nelle offerte…
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