In uno degli Stati più poveri dell’India, grazie all’impegno
di alcuni agricoltori, si sono ottenuti raccolti di riso da record, senza il
ricorso a sementi ogm e all’impiego di erbicidi. Nel giro di poco tempo,
coltivazioni dalla scarsa produttività hanno dato origine a raccolti annuali di
oltre 22 tonnellate per ettaro. Il risultato è stato raggiunto da Sumant Kumar,
un agricoltore abituato a vivere con fatturati striminziti: non superiori a 4-5
tonnellate per ettaro all’anno. E gli è anche valso un importante riconoscimento:
il premio “Krishi Karman”, ricevuto dal Presidente indiano Pranab Mukherjee.
Quanto accaduto è frutto dell’applicazione di una recente tecnica di
coltivazione del riso: ilSystem
of Rice Intensification (Sri).
La
fruttuosa metodica, scoperta e introdotta in Madagascar tra
gli anni ’80 e ’90 dal prete gesuita francese Henry De Laulaine, aveva da
subito evidenziato un potenziale di crescita interessante. Negli anni i suoi
benefici sono stati riscontrati in cinquanta Paesi, dall’Asia all’America
Latina. Aumento della resa, riduzione della sementa e dell’uso di prodotti
chimici, risparmio di acqua: fattori non indifferenti, per chi deve coniugare
esigenze nutritive e di produzione. Senza dimenticare la forza delle industrie
multinazionali degli ogm che, mettendo in commercio semi brevettati, pongono
spalle al muro i produttori. E l’India, assieme agli Stati Uniti, è tra le
nazioni in cui è sempre più difficile trovare agricoltori autonomi…
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