mercoledì 21 novembre 2012

Vertice sull'ultimo dei problemi – Marinella Correggia


Lunedì le Nazioni unite hanno celebrato la «Giornata mondiale del gabinetto», World Toilet Day. Può sembrare strano, ai cittadini del Nord globale del mondo (il Nord geografico e quello sociale): per loro è l'ultimo dei problemi, o meglio: non è affatto un problema, salvo estemporanei guai d'ordine idraulico (o la sporcizia delle ritirate sui treni). Ma per 2,7 miliardi di persone nelle aree impoverite, è il problema in un certo senso «finale»: quello iniziale essendo la disponibilità di cibo e acqua per i bisogni essenziali. 
Molti non sanno che l'accesso a servizi igienici appropriati è stato dichiarato un diritto umano di base dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite il 28 luglio 2010. Ma oltre un terzo della popolazione mondiale non gode di questo accesso. E un miliardo e mezzo è ancora costretto a defecare all'aperto. Eppure l'accesso a una decente sanitation non solo gioca un ruolo importante nella lotta contro la mortalità infantile da infezioni (ogni anno 1,5 milioni di piccoli al di sotto dei cinque anni muoiono tuttora di diarrea, che è la seconda causa di morte per quella fascia di età) ed è inoltre un fatto di dignità, riduzione del disagio di vivere. Perfino di parità di genere. Secondo uno studio dell'Onu Plan India, oltre il 20 per cento delle bambine si ritira da scuola non appena raggiunta la pubertà proprio per il disagio di non avere a disposizione toilette adatte. 
Così la giornata mondiale delle toilette è stata un'occasione per affrontare un tema poco glamour anche in modo creativo in giro per il mondo…

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