Nelle Isole Canarie vivono poco più di due milioni di persone ma sono assalite ogni anno da 14 milioni di turisti. Gli ecosistemi e i servizi sono oltre ogni limite, denuncia il collettivo Canarias se Agota (Le Canarie sono esauste). Lo sviluppo turistico sta travolgendo tutta la Spagna, ma il problema non sono solo i turisti occasionali
La crescita insostenibile del turismo, unita alla speculazione
immobiliare e a una presenza esorbitante di residenti
stranieri stanno mettendo alla prova la tenuta delle Isole Canarie. Meta
privilegiata di tanti che inseguono il sole e il mare anche nella stagione più
fredda, solo lo scorso anno l’arcipelago è stato visitato da circa 14
milioni di turisti attratti dal clima mite e perennemente soleggiato.
Numeri spropositati, a fronte di quelli degli abitanti complessivi
delle isole: 2,2 milioni.
I servizi, come gli ecosistemi, sono allo stremo. Lo denuncia il
collettivo Canarias se Agota (Le Canarie sono esauste). Il gruppo è
promotore di una grande protesta che, lo scorso 20 aprile, ha visto sfilare decine di migliaia di
persone a Santa Cruz de Tenerife, Las Palmas de Gran Canaria, Arrecife
(Lanzarote), Puerto del Rosario (Fuerteventura), Valverde (El Hierro), San
Sebastián de La Gomera e Santa Cruz de la Palma.
Al grido di «Canarias tiene un límite» varie organizzazioni
ambientaliste, tra cui Greenpeace, WWF, Ecologisti in azione, Amici della
Terra e SEO/ Birdlife, hanno aderito alle proteste. Sei giorni
prima delle marce, undici attivisti del collettivo hanno cominciato uno
sciopero della fame a oltranza. L’obiettivo: fare pressione sulle autorità
affinché intervengano su una situazione ormai insostenibile.
Alle Canarie il turismo insostenibile non paga gli affitti
C’era una volta il turismo che, prima di divenire insostenibile, ha
traghettato l’arcipelago delle Canarie da una situazione di povertà
estrema a una crescita vertiginosa della sua economia. Nel 2022 il
gruppo di isole ha registrato un aumento del prodotto interno lordo
(PIL) del 9,3%, il doppio rispetto alla media nazionale del 4,4%. Le
previsioni annunciano un ulteriore 2,6% quest’anno, e l’1,6% per il 2025.
La popolarità turistica però sta diventando un problema: le isole sono
sovraffollate, i servizi sono messi a dura prova e anche l’ambiente ne risente.
Il progetto di due nuovi villaggi per turismo di lusso a Tenerife è stata la
scintilla per l’esplosione delle proteste: l’ennesima speculazione
edilizia da un lato, un ulteriore passo verso uno «sviluppo suicida»
del settore turistico dall’altro. Gli abitanti sono esausti e chiedono un
intervento istituzionale che tuteli le isole. Una moratoria sul turismo; una
nuova tassa, a protezione dell’ambiente, per i visitatori; una regolamentazione
del sistema degli alloggi che tuteli la popolazione locale.
I benefici del turismo sono stati presto superati dai suoi costi: sociali e
ambientali innanzitutto. Il tenore degli slogan delle proteste non lascia
spazio a dubbi. «Il turismo non paga il mio affitto», «Non è siccità, è
saccheggio», sono alcuni tra i messaggi chiave. Nell’arcipelago la forte presenza
straniera e la mancanza di regolamentazione sugli investimenti
immobiliari stanno facendo aumentare i prezzi delle case. Il numero spropositato di presenze, in
rapporto a quello degli abitanti ufficiali, sta esaurendo le risorse. Mentre
crescono le entrate dall’estero, i salari dei lavoratori, tra i più bassi della
Spagna, restano al palo.
Lo sviluppo turistico sta travolgendo la Spagna
Lo sviluppo insostenibile del turismo non è un problema che riguarda
esclusivamente le Isole Canarie. Mentre Barcellona si
sta confrontando con la peggiore siccità della sua storia recente,
strutture turistiche come gli alberghi con piscine, a detta dei residenti,
sembrano esenti da ogni tipo di regolamentazione. Qui lo scorso anno sono
accorsi 25,7 milioni di visitatori. Proprio da qui sono nate le proteste contro
gli effetti insostenibili di uno sviluppo turistico illimitato.
La mobilitazione si estende a tutta la Spagna che, lo scorso
anno, ha registrato complessivamente più di 85 milioni di visite. A Malagasono
comparsi adesivi contro i turisti sulle porte degli alloggi con affitti a breve
termine. Nelle Baleari una serie di falsi cartelli all’ingresso delle spiagge più turistiche allerta
i visitatori contro la caduta di massi o il pericolo meduse. Lo scorso 25
maggio più di 10mila residenti di Palma
di Maiorca si sono radunati a Plaça d’Espanya per protestare «contro
il turismo di massa e per il diritto a un alloggio dignitoso». Qui le proteste
hanno già portato alla cancellazione di 18mila
alloggi dei 430mila disponibili sull’isola. Nel frattempo si sfilava anche
a Minorca; il giorno successivo è stata la volta di
Ibiza.
Tenerife è ormai in ginocchio, da qualche settimana piegata da una grave
carenza idrica. La quantità di rifiuti cresce in maniera esponenziale, come
quella delle auto in circolazione. La situazione abitativa, per i residenti,
sta diventando sempre più complessa: le Canarie sono la quarta comunità
autonoma spagnola per prezzi al metro quadro della case in affitto (su
diciassette).
Gli attivisti chiedono una moratoria sul numero di visitatori. L’attacco
non è al turismo tout court, che rappresenta in ogni caso il 35% dell’economia e nel 2022 ha portato quasi 17
miliardi di euro. Dal settore traggono occupazione il 40% dei lavoratori. Gli
stipendi, però, sono tra i più bassi (1.630 euro al mese) e il tasso di
disoccupazione tra i più alti (16,2%) della Spagna. Quasi il 34% della popolazione locale è a rischio
povertà ed esclusione sociale: è la seconda percentuale più alta, dopo
l’Andalusia, di tutta la Spagna.
Il problema non sono (solo) i turisti occasionali
Alle Canarie, però, il problema non è (solo) il turismo ormai divenuto
insostenibile. Il numero dei residenti stranieri continua a crescere.
Rappresentano ormai il 15% della popolazione censita: 320mila persone. Altre
160mila sono di nazionalità spagnola ma nate all’estero e successivamente
trasferitesi a ingrossare del 6% il numero di residenti provenienti da altri
paesi: Germania, Italia e Regno Unito innanzitutto.
La popolazione straniera è anche veicolo di crescita economica per le isole. Il
40% dei lavoratori è di origine straniera, così come molti dei medici che
svolgono la propria attività alle Canarie.
Aniano Hernández, ex membro del Comitato di esperti sulla migrazione e la
popolazione nelle Canarie e docente della Università di Las Palmas di Gran
Canaria, denuncia il pericolo di collasso dei
servizi pubblici. È vero che il forte afflusso di turisti ha aperto
alle isole le porte del mondo. Ma questo, secondo il docente, sta avendo
effetti catastrofici su sanità, istruzione, giustizia e qualità della vita.
È chiaro nei comuni di Arona e Adeje, dove la popolazione straniera censita
super di gran lunga quella locale, mettendo a dura prova i servizi sociali.
Ruth Martín, consigliera dei servizi pubblici di Arona, ha spiegato che il
comune è già in difficoltà nel garantire aiuti scolastici, sicurezza alimentare
o supporto per i disoccupati. Nel frattempo aumentano gli affitti e il mercato
immobiliare sta crollando.
Nel frattempo il governo è al lavoro per ottenere una legge che regoli le acquisizioni
immobiliari, favorendo la popolazione locale. Fernando Clavijo,
presidente delle Isole Canarie, ha sollecitato la nascita di un forum
dedicato al tema all’interno della Conferenza delle
Regioni periferiche e marittime d’Europa. Lo scopo dovrà essere elaborare una
«strategia sulla sfida demografica» a partire da approcci «scientifici e
giuridici». Secondo l’esecutivo, la prossima Commissione europea dovrà farsi
carico di questa iniziativa.
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