mercoledì 17 agosto 2011

Pane, bene comune - Pierpaolo Corradini

Verde brillante e celeste sono i colori che riempiono gli occhi di chi attraversa le campagne che circondano Migliarino e Vecchiano, in provincia di Pisa. Il cielo si staglia su un’immensa pianura ricoperta di campi. Molti sono coltivati a grano, e tra questi ce ne sono alcuni che si differenziano dagli altri. Non tanto per il verde, abbastanza omogeneo, ma per le spighe di grano, che in questi terreni sono molto più alte che in quelli circostanti.

Sono i campi del progetto la “filiera del pane”, un’iniziativa nata dal Distretto di economia solidale “Alt(r)o Tirreno” che raccoglie i Gas di tre diverse province toscane (Pisa, Lucca e Livorno). Le spighe sono alte perché così devono essere. E dovrebbero essere anche tutte le altre, che appartengono invece a specie nanizzate, cioè “migliorate” -attraverso incroci, ibridazioni e irradiazioni con raggi gamma- per le esigenze dell’industria, agraria e alimentare. Delle specie di grano che, in quanto basse, non vengono piegate da pioggia e vento, e hanno un’ottima resa. Delle specie di grano, però, che secondo molti studiaumenterebbero il rischio di intolleranza al glutine.

Nel 2009, anche a Pisa un gruppo di persone decide di riappropriarsi del grano com’era una volta, e di coltivarlo per conto proprio: “L’idea è nata come naturale proseguimento della panificazione -ci racconta Giorgio, che nel progetto ha investito non solo il proprio tempo, ma anche buona parte del denaro necessario per coprire le spese iniziali, ad oggi 2.883 euro-. Il nostro Gas Vecchiano fa il pane tutti i martedì. C’è una persona fissa, quella che meglio conosce il forno e i modi e tempi di lievitazione, che viene affiancata da due persone che di settimana in settimana si alternano, secondo una turnazione stabilita di comune accordo tra tutti gli appartenenti al Gas”. Il gruppo d’acquisto vecchianese, che è nato nel 2008 e conta oggi una trentina di aderenti, ha potuto approfittare fin da subito di un grande forno a legna che si trova presso il Centro nuovo modello di sviluppo (uno dei fondatori di Altreconomia), quello che realizza la Guida al consumo critico e i suoi regolari aggiornamenti grazie all’infaticabile lavoro del suo coordinatore Francesco Gesualdi. Dalle primissime farine comprate al supermercato si è passati a quelle di un mulino che si trova nelle immediate vicinanze, che erano pur sempre farine industriali. Poi si è passati a farine biologiche, e infine si è proceduto all’acquisto di un piccolo mulino a pietra (ad alimentazione elettrica, con un costo di circa 400 euro), per macinare grano dell’azienda agricola biodinamica Poggio di Camporbiano (di San Gimignano, in provincia di Siena).

Nell’ottobre 2009, la grande occasione. “Sapevamo da mesi che in autunno sarebbero scadute le concessioni delle terre ad uso civico (vedi box in basso) della frazione di Migliarino, e avevamo in mente di chiedere parte di quelle terre per coltivare il grano tenero per rifornire i vari panificatori casalinghi e gasisti della nostra zona” spiega Giorgio. Il 10 ottobre viene presentata la domanda all’Amministrazione dei beni di Migliarino. Meno di un mese dopo (il 4 novembre) il progetto è operativo: “Ciao a tutti -scrivono i gasisti di Vecchiano al Des Alt(r)o Tirreno-. Scriviamo per dichiarare ufficialmente operativo il progetto ‘filiera del pane’.Per il Gas Vecchiano siamo già ‘in ballo’ in diversi (Marco, Giorgio, Alba, Giulia, altri hanno dato disponibilità). Come avrete già saputo abbiamo avuto l’assegnazione di circa 4 ettari (poco meno) e Marco (il nostro referente per la richiesta di assegnazione) ha firmato il contratto di affitto oggi pomeriggio”. A questo punto si tratta di decidere cosa seminare e in che modo, e grazie alla presenza di numerosi esperti all’interno del Des si decide di seminare due ettari a grano tenero e due ettari a “favino da sovescio”, una leguminosa che in primavera, quando fiorisce, viene arata in modo da interrare la parte verde e arricchire così il terreno. “Questo però può andar bene per una volta, forse due -dice Giorgio-, ma la rotazione col favino non può continuare per sempre, e sarebbe meglio alternare il grano anche con i girasoli, o con i ceci, ad esempio. Ma il grano lo semini e poi stai ad aspettare. Ceci e girasoli hanno bisogno di molto più lavoro, e allora speriamo di poter contare sulla collaborazione di molti”…

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