venerdì 12 agosto 2011

fattorie sociali

Le fattorie sociali fanno parte del movimento in crescita dell’'ecotherapy', ma le attività proposte offrono vantaggi a lungo termine? La giornalista Bibi van der Zeer, si unisce a un gruppo di giovani per scoprire se è così. Riportiamo in parte l’articolo apparso sul ‘The Guardian’, un quotidiano anglosassone.

Prima di colazione, tre giovani si incamminano verso i boschi, un po’ affaticati dai pesanti sacchi di noci che portano sulle spalle. “Spargetele", dice loro un membro dello staff Jane Brinson, aiutandoli a passare attraverso una recinzione elettrica. "Se mettete le noci in un solo posto, i maiali più piccoli non saranno in grado di mangiare niente."

I maiali, che sono enormi, corrono verso di noi e i ragazzi fanno un passo indietro. "Non lo faccio", dice Daniel, 15 anni . Sofia, invece, che ha 14 anni ed è molto più bassa del suo compagno, solleva la borsa e si muove in avanti, metodicamente versando una dozzina di piccoli mucchi di noci sotto gli alberi, mentre i maiali la seguono. "Ha un istinto naturale", dice Brinson con ammirazione. Sofia non alza lo sguardo, ma un timido sorriso appare sul giovane viso.
I giovani fanno parte di un gruppo di studenti della scuola di St George di Londra che sono venuti a soggiornare alla fattoria di Jamie nel Wiltshire. La maggior parte di loro non era mai stato in campagna prima. Per cinque giorni, si alzeranno presto, daranno da mangiare agli animali, torneranno alla fattoria per fare una colazione abbondante, per poi cominciare il lavoro che, visto che sono in una fattoria, cambia di stagione in stagione. Alla fine di luglio raccolgono coriandolo, danno da mangiare ai vitelli con Jamie Feilden, il proprietario della fattoria, e aiutano con il raccolto...

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