La città occidentale del 2000 offre infiniti scorci urbani, la maggior parte dei quali costituiscono esempi negativi dal punto di vista di chi ricerca il recupero della forma accettabile del rapporto tra uomo e natura che in queste realtà moderne si è oramai dissolto. Tuttavia, fra i grandi svincoli autostradali, i centri commerciali e gli uffici si possono trovare scorci di vita che, pur nella loro apparente semplicità, costituiscono uno spiraglio di sopravvivenza non solo dal punto di vista ambientale, ma anche da quello sociale e – perché no? – anche economico. Stiamo parlando degli orti urbani.L’uso del suolo è un prodotto sociale e storico in quanto espressione delle interazioni complesse che si instaurano tra le comunità e il territorio. Rispetto a orientamenti sociologici e urbanistici che pongono una netta cesura tra campagna e città, oggi le dinamiche territoriali che modellano i nostri agglomerati urbani non si riassumono in una relazione di contrapposizione dialettica, ma si presentano bensì come un processo di contaminazione e interazione tra sistemi urbani e sistemi rurali. Le biografie personali e i modi d’organizzazione della quotidianità s’intrecciano con questo processo territoriale tanto che gli spazi urbani e la campagna si mischiano per rispondere ai bisogni umani talvolta conflittuali. Il concetto di “campagna urbana”, sviluppato tra gli altri da Pierre Donadieu (Donzelli editore, Roma, 2006) permette di rendere conto di questo processo d’interpenetrazione della città e della campagna dove emergono al contempo dei nuovi stili di vita. Il cittadino della campagna urbana vuole tutto senza rinunciare a niente: vive la città perché vi è trasportato per il proprio modo di vita e per l’insieme delle abitudini riguardanti l’utilizzazione dei servizi, ma d’altro canto, rivendica il proprio benessere che si riflette nelle modifiche in atto sul piano dei comportamenti di consumo, la possibilità di esercitare un maggiore controllo sui processi di produzione alimentare, l’esigenza di fruire della natura durante il tempo libero o ancora nei cambiamenti nella sfera dell’abitare. Quello che un tempo appariva come un ossimoro, città e campagna, diventa oggi un paesaggio in cui si disegnano indizi per nuove ecologie tra territorio e società. Questo desiderio di riportare la campagna in città, in particolare attraverso la creazione di orti urbani, si realizza in iniziative quali i “Plantages” di Losanna, gli “horts urbans” di Barcellona o ancora nei giardini della Casa Bianca dove Michelle Obama ha iniziato a coltivare il proprio orto. Più recentemente, accanto ad una campagna a livello nazionale per la locazione di orti famigliari, gli ChampsElysées sono stati interamente ricoperti per un intero fine settimana con distese di grano e colza, vigne, alberi di frutta trasformando il centro urbano di Parigi in lembo di campagna. Alla luce di queste e di molte altre iniziative locali, è lecito ipotizzare gli orti urbani offrano la possibilità di scaricare le tensioni del nostro vivere quotidiano e di sperimentare nuovi rapporti sociali, spaziali e temporali, nonché la ricerca di una nuova qualità di vita.Di primo acchito si potrebbe pensare a questo tipo di strutture come il rifugio del pensionato, ma dietro a questo microcosmo urbano c’è molto di più. Un punto di vista ambientale, dicevamo; l’orto può costituire un’alternativa su piccola scala alla grande agricoltura, basata su intensi ritmi di coltivazione, sull’ampio utilizzo di pesticidi, fitofarmaci, fertilizzanti, strumenti atti a conseguire, in termini di produzione, il massimo rendimento per ettaro. Le conseguenze negative di queste pratiche sono numerose e note: alterazione dei cicli naturali, inquinamento del suolo e dell’aria, annullamento della biodiversità, fino ad arrivare alla commercializzazione di prodotti di qualità scadente, se non addirittura dannosi per la salute di chi li consuma. Completamente diversa la sensibilità con cui il coltivatore dell’orto svolge il suo lavoro: anzitutto la cura dell’orto avviene attraverso metodi tradizionali, frutto dell’antica sapienza contadina, rispondenti a un’esigenza di semplice sostentamento e autoproduzione e permeati da un profondo amore e senso di gratitudine nei confronti della terra. I vantaggi non si situano solo a livello ambientale; gli orti urbani costituiscono un fondamentale polmone verde per le città e contribuiscono spesso al recupero di aree marginali e abbandonate della città. Insomma, gli orti rappresentano un tentativo da parte della natura di riappropriarsi dei suoi spazi in ambito urbano, grazie ai quali essa ci aiuta a vivere anche in quei luoghi da cui l’abbiamo completamente estromessa.Accanto al fattore ambientale, la realtà ortiva assume una grande importanza anche dal punto di vista sociale. La coltivazione ortiva è piutto-sto ispirata dalla vecchia saggezza contadina dei nostri padri e dei nostri nonni, frutto di una vita vissuta a contatto, in simbiosi e in osmosi con la natura. Un ulteriore valore degli orti urbani è quindi quello di costituire un punto di incontro per la comunità, un impegno fruttuoso per le persone che escono nei giardini e nei cortili, parlano fra loro, si confrontano sui prodotti che coltivano, regalano al vicino il pomodoro più succoso del loro orto, mettono la loro frutta a disposizione dei ragazzi del quartiere per educarli a preferire prodotti naturali alle merendine.L’orto è infatti un oggetto che si presta a diverse interpretazioni. Se l’orto familiare è tipico di una tradizione economica contadina e operaia ed è generalmente destinato all’autosussistenza, gli orti del giorno d’oggi realizzati in ambienti rurali o urbani non nascono unicamente da esigenze alimentari bensì da ragioni ambientali, etiche e sociali offrendo inoltre l’opportunità di svolgere attività ricreative, didattiche e educative (pensiamo al potenziale degli orti scolastici), ma d’interesse scientifico che riguardano in particolare la conservazione e promozione della biodiversità. Le parcelle orticole sono quindi dei luoghi della tradizione ma possono facilmente essere investiti di ruoli molteplici, dalla riqualificazione ambientale e paesaggistica, alla promozione della salute, assolvendo al contempo funzioni sociali su un’ampia rappresentanza della comunità locale.Gli orti urbani offrono la possibilità di svolgere un regolare esercizio fisico, di alimentasi in modo sano con prodotti biologici a chilometro zero, di riqualificare un’area dismessa portando uno spicchio di campagna in città, di risaldare il legame sociale condividendo una medesima attività in uno spirito comunitario, di stimolare il senso d’appartenenza e di favorire i diversi processi d’integrazione di persone che vivono talvolta ai margini.Prendersi cura dell’orto significa prendersi cura di sé e del mondo che ci circonda.
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