sabato 4 febbraio 2012

Biodiesel, peggio del petrolio - Paola Desai

Altroché «benzina verde». Gli agrocombustibili sono più sporchi, in termini di emissioni di gas di serra, di molti combustibili fossili, se si include nel conto la deforestazione che inducono - per la precisione, il«cambiamento d'uso indiretto dei terreni». A dirlo sono dati raccolti dalla Commissione europea, che sta preparando una nuova direttiva sui «biocarburanti» e per questo ha stimato l'impatto di queste benzine: la nuova legislazione è attesa in primavera, ma intanto alcuni dati di quello studio sono filtrati, e sono arrivati alla rete di ong europee EurActiv. E sono dati che demoliscono l'idea che gli agrocarburanti siano un'alternativa «sostenibile».
Spieghiamoci meglio. Per «cambiamento d'uso indiretto» si intende ad esempio quando un terreno coperto di boschi, o acquitrini, o zone umide o altro viene ripulito e coltivato per sostituire altre terre prese per produrre agrocarburanti. È noto che l'Unione Europea si è data l'obiettivo di mettere nel mix di benzine usate nel settore dei trasporti almeno il 10% di agrocarburanti entro l'anno 2020 (al momento è a circa metà strada dall'obiettivo, con Slovacchia, Austria e Francia all'avanguardia). L'idea propagandata è che i carburanti derivati dalle piante migliorano la qualità dell'aria nei centri urbani, aiutano l'agricoltura e contribuiscono a tagliare le emissioni di anidride carbonica (di cui i combustibili fossili, come il petrolio, sono la principale fonte). Idea contestata da diversi punti di vista, e in particolare perché trasformare canna da zucchero o mais in etanolo - o soia e olio di palma in biodiesel - solleva almeno due problemi. Il primo è che grandi estensioni di terra arabile (e grandi quantità di acqua) sono usate per produrre carburante invece che cibo. Il secondo è che per produrre sempre più olio di palma, mais, soia etc si accelera la deforestazione. E l'Europa, che non ha abbastanza terre disponibili per produrre tutti gli agrocarburanti che si è prefissata, per rispettare il su obiettivo dipende dall'importazione di olii vegetali, che infatti è aumentata del 21% nel 2011: abbiamo importato circa 2,42 milioni di tonnellate di olii, con l'Argentina come primo fornitore e l'Indonesia (grande produttrice di palma da olio) al secondo posto...

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4 commenti:

  1. consiglio la lettura di questo post sull'argomento. ciao

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  2. grazie del consiglio , Antonio

    aggiungo che se tutto, ma tutto il terreno coltivabile italiano fosse coltivato a colza, neanche per la metà dei veicoli ci sarebbe carburante (http://www.kensan.it/articoli/Biodiesel.php)

    neanche i gas serra diminuirebbero in quantità decente:
    "Secondo lo studio il risparmio effettivo delle emissioni di gas serra, dato dalla sostituzione del 5,75% dei carburanti fossili con biocarburanti (obiettivo fissato dall'UE entro il 2010), non raggiungerebbe nemmeno l'1%. Nel caso italiano, nelle ipotesi più favorevoli, per risparmiare l'1,3% di emissioni di gas serra si dovrebbe utilizzare il 30% del suolo agricolo (con altissimi costi di riconversione) e aumentare di un quarto le importazioni di grano" (http://www.parrocchie.it/correggio/ascensione/biodiesel_truffa.htm)

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  3. Perdona il ritardo. Sappiamo benissimo che il problema vero è ridurre la domanda di trasporto ma questo non si può neanche dire, se lo dici sembri marziano! Le industrie automobilistiche piangono miseria e intanto le città sono zeppe di scatole di latta che non sappiamo più dove mettere. Questa è la razionalità dello sviluppo! Soluzioni come quelle dei biocarburanti sono il classico esempio di soluzioni fornite da topi in trappola, i topi si accorgono che qualcosa non va e cominciano a pensare soluzioni ma non tutte vanno bene. Forse la porta della trappola è ancora aperta, allora l'unica soluzione è tornare indietro. Secondo me i topi non tornano indietro.

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  4. diceva Tabucchi che da Berlusconi ci avrebbe salvato l'Europa, ma il pianeta intero chi lo salverà?

    dice Adam Smith: “I lavoratori non hanno comunemente né l'inclinazione né la disposizione a unirsi fra loro, e il clamore e i sofismi dei mercanti e dei manifatturieri li persuadono facilmente che l'interesse privato di una parte della società, e anche di una parte secondaria, è l'interesse generale della società tutta.”

    ancora oggi è così, l'interesse di pochi è spacciato come l'interesse di tutti:(

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