Altroché «benzina verde». Gli agrocombustibili sono più sporchi, in termini di emissioni di gas di serra, di molti combustibili fossili, se si include nel conto la deforestazione che inducono - per la precisione, il«cambiamento d'uso indiretto dei terreni». A dirlo sono dati raccolti dalla Commissione europea, che sta preparando una nuova direttiva sui «biocarburanti» e per questo ha stimato l'impatto di queste benzine: la nuova legislazione è attesa in primavera, ma intanto alcuni dati di quello studio sono filtrati, e sono arrivati alla rete di ong europee EurActiv. E sono dati che demoliscono l'idea che gli agrocarburanti siano un'alternativa «sostenibile».
Spieghiamoci meglio. Per «cambiamento d'uso indiretto» si intende ad esempio quando un terreno coperto di boschi, o acquitrini, o zone umide o altro viene ripulito e coltivato per sostituire altre terre prese per produrre agrocarburanti. È noto che l'Unione Europea si è data l'obiettivo di mettere nel mix di benzine usate nel settore dei trasporti almeno il 10% di agrocarburanti entro l'anno 2020 (al momento è a circa metà strada dall'obiettivo, con Slovacchia, Austria e Francia all'avanguardia). L'idea propagandata è che i carburanti derivati dalle piante migliorano la qualità dell'aria nei centri urbani, aiutano l'agricoltura e contribuiscono a tagliare le emissioni di anidride carbonica (di cui i combustibili fossili, come il petrolio, sono la principale fonte). Idea contestata da diversi punti di vista, e in particolare perché trasformare canna da zucchero o mais in etanolo - o soia e olio di palma in biodiesel - solleva almeno due problemi. Il primo è che grandi estensioni di terra arabile (e grandi quantità di acqua) sono usate per produrre carburante invece che cibo. Il secondo è che per produrre sempre più olio di palma, mais, soia etc si accelera la deforestazione. E l'Europa, che non ha abbastanza terre disponibili per produrre tutti gli agrocarburanti che si è prefissata, per rispettare il su obiettivo dipende dall'importazione di olii vegetali, che infatti è aumentata del 21% nel 2011: abbiamo importato circa 2,42 milioni di tonnellate di olii, con l'Argentina come primo fornitore e l'Indonesia (grande produttrice di palma da olio) al secondo posto...
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consiglio la lettura di questo post sull'argomento. ciao
RispondiEliminagrazie del consiglio , Antonio
RispondiEliminaaggiungo che se tutto, ma tutto il terreno coltivabile italiano fosse coltivato a colza, neanche per la metà dei veicoli ci sarebbe carburante (http://www.kensan.it/articoli/Biodiesel.php)
neanche i gas serra diminuirebbero in quantità decente:
"Secondo lo studio il risparmio effettivo delle emissioni di gas serra, dato dalla sostituzione del 5,75% dei carburanti fossili con biocarburanti (obiettivo fissato dall'UE entro il 2010), non raggiungerebbe nemmeno l'1%. Nel caso italiano, nelle ipotesi più favorevoli, per risparmiare l'1,3% di emissioni di gas serra si dovrebbe utilizzare il 30% del suolo agricolo (con altissimi costi di riconversione) e aumentare di un quarto le importazioni di grano" (http://www.parrocchie.it/correggio/ascensione/biodiesel_truffa.htm)
Perdona il ritardo. Sappiamo benissimo che il problema vero è ridurre la domanda di trasporto ma questo non si può neanche dire, se lo dici sembri marziano! Le industrie automobilistiche piangono miseria e intanto le città sono zeppe di scatole di latta che non sappiamo più dove mettere. Questa è la razionalità dello sviluppo! Soluzioni come quelle dei biocarburanti sono il classico esempio di soluzioni fornite da topi in trappola, i topi si accorgono che qualcosa non va e cominciano a pensare soluzioni ma non tutte vanno bene. Forse la porta della trappola è ancora aperta, allora l'unica soluzione è tornare indietro. Secondo me i topi non tornano indietro.
RispondiEliminadiceva Tabucchi che da Berlusconi ci avrebbe salvato l'Europa, ma il pianeta intero chi lo salverà?
RispondiEliminadice Adam Smith: “I lavoratori non hanno comunemente né l'inclinazione né la disposizione a unirsi fra loro, e il clamore e i sofismi dei mercanti e dei manifatturieri li persuadono facilmente che l'interesse privato di una parte della società, e anche di una parte secondaria, è l'interesse generale della società tutta.”
ancora oggi è così, l'interesse di pochi è spacciato come l'interesse di tutti:(